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Milano 1300:i processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di Santa Guglielma

Marina Benedetti (a cura di)

Milano 1300: i processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di SantaGuglielma

Libri Scheiwiller Editore, Milano, 1999, pagine 319, lire 45000

Finalmente sono pubblicati integralmente gli atti del processo celebrato dall’Inquisizione di Milano contro i seguaci dell’eresia femminista di Guglielma e Maifreda. Manca purtroppo nel testo una cronologia di questo movimento ereticale che sarebbe stata utile al lettore non specialista per districarsi meglio in questa complessa vicenda che coinvolge 60 persone tra inquisiti e testimoni in cui prevalgono numericamente le donne. Gli eretici provenivano tutti da Milano e dintorni con qualche aderente che risiedeva nel varesotto e nel comasco. Questa storia inizia verso il 1284 quando l’Inquisizione apre un indagine su un gruppo di fedeli che propagandavano il culto di santa Guglielma, ancora lei vivente e nonostante la sua ritrosia. Una volta defunta la presunta santa i due esponenti di rilievo del gruppo, Andrea Saramita e Maifreda da Pirovano, con la connivenza dei monaci di Chiaravalle, località in cui era sepolta, ne organizzarono il culto. Questi furbi monaci lodavano Guglielma ma senza lasciarsi andare alle mirabolanti invenzioni dei due eretici: così poterono fruire di offerte e lasciti abusando della credulità popolare senza finire poi nelle carceri dell’Inquisizione.

Tali invenzioni incredibili erano: Guglielma doveva resuscitare, Guglielma era l’incarnazione dello spirito santo, Maifreda avrebbe dovuto essere papa e vicaria dello spirito santo, Guglielma appariva regolarmente a Maifreda, Andrea come Maometto riceveva messaggi dagli angeli e via farneticando. Ma la cosa più interessante di questa eresia è che Maifreda si attribuisce ruoli monopolizzati allora come oggi dal clero maschile: benedice e si fa baciare le mani, dice messa, si veste da prete e dà la comunione, stabilisce la data delle feste e come già detto accampa pretese da papessa.

È chiaro che ce n’era più che a sufficienza per finire sul rogo ed infatti Andrea Saramita muore durante il processo: mancano purtroppo gli atti relativi. Un’altra eretica della setta è condannata a morte tramite la solita formula ipocrita del rilascio al braccio secolare. Risulta poi dagli atti di un eretico fatto bruciare dagli inquisitori a Balsamo in circostanze che non ci sono note e il 2 agosto 1300 l’accusata Allegranza dei Perusi dichiara di aver visto in passato la sorella di sua nonna “combusta pro heretica”.

In realtà l’epoca dei roghi di massa nel milanese era già trascorsa da mezzo secolo e questo processo non è altro che un rastrellamento dei pochi eretici rimasti. Oltretutto essi non contestavano mai direttamente la chiesa, la loro eresia consisteva nell’impostare un culto di sapore femminista inaccettabile per la gerarchia cattolica. Erano gente semplice e superstiziosa caduta in un evidente idolatria di tipo macabro. La non pericolosità di costoro è chiara anche agli inquisitori i quali si limitano ad eliminare in un modo o nell’altro solo tre eretici. Gli altri si vedono affibbiare l’obbligo infamante delle croci gialle sui vestiti e salate multe.

Il cadavere di Guglielma finisce arso come simbolo concreto di questa eresia: la religione cattolica è l’unica che processa e condanna anche i morti!

Comunque in quegli anni gli eretici più pericolosi e combattivi erano tutti con fra’ Dolcino sulle Alpi o nelle valli valdesi della provincia di Torino.

Piero Marazzani, marzo 2001