R.

Opere in I edizione nel 2001

RENATO PIERRI

LA SPOSA DI GESÚ CROCIFISSO (Il calvario di Gemma Galgani, condannata alla santità in nome di un falso Dio)

KAOS EDIZIONI, Milano, 2001, pagine 121, Euro 10,33

E’ un ottimo testo di controinformazione in materia di santificazioni, che si inserisce in quel filone aperto da Giordano Bruno Guerri con “Povera santa povero assassino” e proseguito con il “Beato impostore” di Mario Guarino. Questi tre autori ci illustrano i torbidi retroscena delle beatificazioni cattoliche senza nascondere nulla al lettore mentre, al contrario, le agiografie di questi tre santi scritte dai cattolici integralisti sono zeppe di falsità ed omissioni.

La sventurata protagonista di questo libro, Gemma Galgani (1878-1903), rimase vittima di un inganno orchestrato dal passionista padre Germano Ruoppolo al solo scopo di farne la santa di Lucca. Siamo in presenza di un orribile esempio di manipolazione omicida sado-masochistica di matrice clericale per cui questa giovane fu indotta ad una spietata auto-tortura a base di flagellazioni, digiuni, cilici che le penetravano nelle carni etc. Alle torture fisiche si sommavano quelle psicologiche: ingiurie, umiliazioni, mortificazioni, isolamento da ogni tipo di amicizia.

L’effetto di questo trattamento prescrittole dal suo direttore spirituale fu la totale distruzione del suo corpo e della sua personalità. La disgraziata giovane cadde presto preda di una grave forma di psico-nevrosi allucinatoria: Gesù stesso le avrebbe cinto il capo con la sua corona di spine calcandola ben bene, l’angelo custode si sarebbe trasformato in postino recapitandole lettere scritte personalmente da Cristo. La sua fanatica identificazione con Gesù la portò ad un livello tale di suggestione da riprodurre più o meno scientemente sul suo corpo le stigmate di Cristo.

La sfortunata giovane morì di tubercolosi a soli 25 anni e nel testo si evidenziano chiaramente le responsabilità clericali per la sua precocissima morte. Innazitutto i preti ordinarono che i medici non la visitassero mai disponendo di “tenerla lontano dai medici fossero pure santi”. Come giustamente sostiene l’autore, presentando alcuni dati sulla salute dei fratelli e delle sorelle della santa, è molto probabile che, se Gemma avesse potuto vivere un’esistenza normale senza le citate angherie, la tubercolosi non avrebbe avuto ragione di lei.. La verità è che Gemma è stata indotta da alcuni preti fanatici a distruggere la propria salute fisica e mentale nel folle tentativo di scimmiottare il sacrificio estremo di Cristo. Fu portata perfino a rinnegare le più elementari regole igieniche tanto che succhiava le piaghe purulente e lavava i piedi alle donne delle pulizie baciandoli fervidamente.

La demonizzazione del sesso era ovviamente al massimo grado possibile tanto che Gemma vedeva in ogni uomo una minaccia alla propria purezza e un “rivale” di Gesù. Ma, vedendo solo preti, per poco cadde essa stessa vittima del solito sacerdote maniaco. Quei pochi peccatucci che poteva commettere, ovviamente solo col pensiero visto l’isolamento in cui era costretta, le erano fatti scontare duramente dai suoi spietati confessori i quali l’avevano convinta di essere una grande peccatrice che meritava le pene infernali.

Solo negli ultimi mesi di vita sembra che intuisse qualcosa del tremendo inganno clericale di cui era stata vittima ma ormai era troppo tardi. Fu tradita dai preti anche da morta: le disposizioni testamentarie relative al suo cadavere furono ignorate per cui esso fu sezionato alla ricerca di segni speciali e straordinari di santità. Il Vaticano, spaventato dall’emancipazione femminile in atto nella prima parte del secolo XX, ne esaltò la figura in ogni maniera beatificandola nel 1933 e santificandola nel 1940. Infatti questa figura di donna manipolata al 100% dal clero capitava al momento giusto per essere presentata come modelli da contrapporre alle istanze di liberazione della donna.

Piero Marazzani, aprile 2002

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PIPPO GUERRIERI

LA PIOVRA VATICANA

LA FIACCOLA EDITORE, Ragusa, 2001, pagine 141, Euro 7,75

E’ un ottimo testo, molto ben documentato, che spazia tra i misfatti clericali degli ultimi decenni. Il clerico-fascismo vi gioca ovviamente un ruolo di primaria importanza dall’Austria all’America latina, dalla Bosnia all’Italia. In Austria il Vaticano ha sponsorizzato l’ascesa del filo-nazista Haider appoggiato dal giornale “di fede e chiesa” “Il tredicesimo”, ultraconservatore e fascista, antisemita e razzista. In America latina i nunzi papali hanno trescato con le più feroci dittature fasciste per accaparrarsi privilegi di ogni genere, hanno coperto stragi ed omicidi ad opera delle forze paramilitari, i cappellani militari erano poi addirittura spesso presenti personalmente alle sevizie degli oppositori, avvallando ogni tipo di barbarie. In Bosnia i frati francescani si sono prestati ai traffici più ignobili, alla spartizione ad uso politico degli aiuti umanitari, hanno concesso alle milizie croate filo-naziste di stabilire il loro quartier generale a Medjugorie, sede del famoso santuario. Alcuni frati sono stati perfino trovati alla guida di camion carichi di armi. Altro che amore per il prossimo, la chiesa è stata nell’ex-Jugoslavia accesa sostenitrice del militarismo xenofobo e quindi va considerata complice dei numerosi massacri ivi verificatisi.

In Italia settori dello stato, tutti composti da cattolici ferventi e praticanti, hanno favorito l’estrema destra fascista all’epoca della strategia della tensione il cui ultimo scopo era favorire un golpe del principe Junio Valerio Borghese, discendente di famiglia papale e lui stesso molto introdotto in Vaticano. Ma anche oggi la galassia tradizionalista-fascista è composta da gruppi filo-cattolici anti-abortisti, visti di buon occhio in Vaticano.

Il capitolo dedicato alle immense ricchezze del Vaticano ne sviscera tutti gli aspetti: la degenerazione che mercifica ogni aspetto del sacro per trarne il massimo utile economico, le enormi somme estorte per concedere beatificazioni e santificazioni, le riserve finanziarie depositate negli USA, le vastissime proprietà immobiliari poste nella città di Roma che non sono mai state utilizzate per i poveri ma sempre e solo per fini speculativi etc. I legami col capitalismo finanziario internazionale sono strettissimi per cui si può definire senz’altro il Vaticano come una multinazionale dedita allo sfruttamento della credulità popolare e del carisma papale. Nel testo si presentano precisi esempi sullo scandaloso mercimonio delle udienze papali. Lo stesso Berlusconi si è da tempo premurato di ingraziarsi il Vaticano aprendo le sue aziende agli investimenti papali con la promessa, garantita dal suo governo, di lauti profitti. Il libro ci spiega il motivo per cui la regina Elisabetta d’Inghilterra, capo della chiesa anglicana, è così amica del papa tanto da essere ricevuta in Vaticano: si servono entrambi dallo stesso finanziere londinese, Lord Camoys.

Le complicità con la criminalità organizzata sono ben evidenziate nel testo: dal telecomando della strage di Capaci fornito da un appaltatore della diocesi di Palermo alla scandalosa sepoltura in una basilica del centro di Roma di un noto boss criminale romano etc.

Il testo è corredato da una bibliografia di 25 testi e 70 articoli e da un doppio indice dei nomi (Calvi, Sindona etc) e delle sigle inerenti al mondo clerical-pontificio (APSA, IOR etc).

Piero Marazzani, aprile 2002

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KARLHEINZ DESCHNER

STORIA CRIMINALE DEL CRISTIANESIMO

Tomo II (IL TARDO ANTICO- DAI CATTOLICI “IMPERATORI BAMBINI” FINO ALL’ELIMINAZIONE DEI VANDALI E OSTROGOTI ARIANI SOTTO GIUSTINIANO I (527-565))

ARIELE EDIZIONI, Milano, 2001, pagine 399, Euro 19,36

Il testo è corredato da una bibliografia di ben 1500 titoli e da un apparato di note poste alla fine dei sette capitoli, la cui somma giunge a 756. L’indice dei nomi copre 22 pagine.

Con questo secondo tomo si entra nel vivo dell’azione criminale del cattolicesimo, le cui mostruose atrocità emergono con grande evidenza nel testo. Purtroppo la sparizione di intere biblioteche incendiate dagli stessi cattolici rende difficile una completa ricostruzione degli avvenimenti, ma quello che resta è sufficiente a costituire un formidabile atto di accusa.

Il primo massacro etnico-religioso avvenne a Costantinopoli il 12 luglio del 400 quando 7000 goti ariani furono sterminati su iniziativa del vescovo Crisostomo. Poco conosciuto è il massacro di circa 20000 samaritani avvenuto in Palestina nel 529 a seguito di una loro ribellione dovuta alle continue persecuzioni cui erano sottoposti dai cattolici. Più note le stragi reciproche fra goti ariani e romani cattolici avvenute in Africa settentrionale e in Italia conclusesi con l’eradicazione spietata di questa secolare eresia: in tal caso si può parlare, secondo l’autore, di vera e propria crociata auspicata dal papato, che quindi è da considerare mandante e responsabile di tutti gli inenarrabili orrori che trasformarono l’Italia di quell’epoca in un deserto di fame e rovine. Le stragi non si limitavano agli eretici ma coinvolgevano anche gli ebrei che ad Alessandria d’Egitto subirono lo sterminio parziale e la deportazione totale di questa loro popolatissima comunità, la più numerosa della diaspora. L’autore scrive giustamente di “prima soluzione finale della storia della chiesa”.

Per la repressione del paganesimo l’imperatore Teodosio II varò un’ampia codificazione che prevedeva pene draconiane contro chiunque si ostinasse nei vecchi riti idolatrici: l’arte classica fu gravemente colpita da numerose devastazioni di insigni templi e la cultura lo fu dall’incendio dei libri, accusati di essere strumento del culto pagano (esempio famoso il rogo dei “libri sibillini”). Tutti i centri filosofici furono chiusi, i maestri esiliati o uccisi, come la famosa Ipazia di Alessandria assassinata con la co-responsabilità del patriarca Cirillo, le Olimpiadi vietate, i teatri chiusi trasformati in cave di pietra etc.

In quest’epoca iniziano le prime stragi fra cattolici determinate dalle ambizioni contrastanti dei diversi gruppi di potere clericali, sia a Roma sia in molte ricche sedi diocesiane. Il 26 ottobre 366 ben 137 fedeli dell’antipapa Ursino furono massacrati all’interno della basilica di S. Maria Maggiore dai fautori di papa Damaso, tutti mercenari assoldati fra la manovalanza della criminalità dell’epoca. Abbiamo anche i primi casi di papi morti improvvisamente in circostanze da far sospettare un avvelenamento ma il peggio in questo campo avverrà nei secoli seguenti.

Con pungente satira e frequenti agganci agli scandali del papato l’autore denuncia le continue degenerazioni del clericalismo, sia dei normali preti sia dei monaci i quali, specialmente in Egitto, crearono spesso disordini per beghe clericali e fratesche.

La complicità fra alto clero e potere politico imperiale sono ben evidenziate nel testo: la situazione di di sistematica intromissione aveva investito perfino la teologia dogmatica poiché tutti i concili ecumenici erano convocati dagli imperatori bizantini che spesso vi imponevano la loro volontà autocratica. In tali assemblee il potere dei papi non era affatto preminente come invece vogliono darci a bere i testi storici filo-cattolici. La pretesa dei papi di avere un primato su tutta la cristianità, proprio perché a Roma sarebbe morto l’apostolo Pietro, è polemicamente contestata dall’autore su basi scritturali e storiche.

Piero Marazzani, Maggio 2002

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AUTORI VARI (A cura di Vittorio Dini)

TOLLERANZA E LIBERTA’

ELEUTHERA EDITORE, Milano, 2001, pagine 311, Euro 18

E’ un testo complesso e difficile ma ricco di spunti interessanti a partire dalle prese di posizione razzistiche e intolleranti di settori della chiesa cattolica che, grazie a questo libro, possono essere meglio inquadrate storicamente.

Il cristianesimo teorizzò e praticò la rottura con una pratica di coesistenza pacifica dei culti tipica del mondo classico: Agostino e Tommaso d’Aquino valorizzarono quei paesi evangelici suscettibili di giustificare la violenta repressione del paganesimo. Per loro la parola tolleranza poteva al massimo riferirsi alla prostituzione poiché era impossibile estirparla. Anche l’uso del terrorismo era ammesso per sradicare paganesimo ed eresia e per chi si ostinava nell’ostacolare i feroci sacerdoti romani non c’era che la morte, e che morte! Arsi sul rogo come Giordano Bruno o fra’ Dolcino.

Nel Medioevo furono pochissime le voci che osarono auspicare un regime di tolleranza in materia di culti: nel testo è citato Marsilio da Padova, teorico della “laicità dello Stato” e della preminenza dell’autorità civile su quella religiosa. E’ solo nel secolo XVI, con le sanguinose lotte fra riformati e cattolici, che le menti più aperte ripropongono la tematica della tolleranza: constatato che i cristiani sono perpetuamente in conflitto fra loro e che gli appelli alla ragione sono impotenti a conciliarli, non resta che abbandonare ogni ricorso alla costrizione in materia di fede per passare ad un regime di coesistenza pacifica fra culti diversi che in effetti si instaurò fin da subito, senza particolari teorizzazioni, in alcune città libere dell’impero germanico.

Tra i filosofi che trattarono la tematica della tolleranza sono analizzati con accuratezza nel testo John Locke che scrisse un “Saggio sulla tolleranza” e Voltaire che redasse un “Trattato sulla tolleranza”. Per Locke la tolleranza è politicamente opportuna ed utile ma non per i cattolici romani, spregiativamente chiamati “papisti”. Il filosofo inglese ne denuncia la congenita doppiezza poiché “essi sono debitori di cieca obbedienza a un papa infallibile” che può dispensarli da qualsiasi giuramento, trattato o contratto stipulato con nemici del Vaticano. Inoltre essi chiedono libertà di praticare la loro fede negli stati dove sono minoranza mentre pretendono di negarla in quelli dove controllano lo Stato. Tale tematica della doppiezza dei cattolici è ancora di grande attualità poiché tutti i politici che aderiscono a questa religione sono ispirati o ricattati dal Vaticano, sia tramite i nunzi presenti in quasi tutto il mondo sia tramite convocazioni personali in Vaticano. Col tempo, comunque, nei paesi anglosassoni si finì per “tollerare gli intolleranti” garantendo l’esercizio libero del culto cattolico ben prima che nei paesi cattolici si facesse lo stesso.

Per quanto riguarda Voltaire la sua opera sulla tolleranza parte dalla tragica vicenda di Jean Calas, un protestante francese condannato a morte alla fine di un processo farsa che fu rifatto con la piena riabilitazione dell’imputato defunto, proprio grazie anche a questo libro. Tutte le affermazioni di Voltaire sono di grande attualità e pienamente valide: la sua denuncia del cattolicesimo come religione intrisa di intolleranza, di violenza e di odio è storicamente provata da una montagna di studi storici usciti nell”800 e nel ‘900. Al di là di essere atei, agnostici o credenti la ragione comunque suggerisce che un possibile segno distintivo della “vera” religione potrebbe essere proprio la sua capacità di tollerare i dissenzienti. Se una data religione pensa di essere l’unica “vera”, e ne ha le prove scritturali o di altro genere, che motivo avrebbe di violentare i dissenzienti quando potrebbe conseguire lo stesso risultato con il ragionamento?

Piero Marazzani, ottobre 2002

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AUTORI VARI

LA BIBBIA, LA COCCARDA E IL TRICOLORE (I Valdesi fra due emancipazioni: 1798-1848)

CLAUDIANA EDITORE, Torino, 2001, pagine 592, Euro 36,15

E’ un testo ricchissimo di spunti di storia dell’anticlericalismo nonché sui più nefandi misfatti clericali (sequestro di bambini, negazione di sepolture etc.). Il libro comprende un ampio indice dei nomi e una bibliografia tra le più complete, anche l’iconografia è molto curata con alcune rare incisioni anticlericali del secolo XIX.

L’eterna brutale intolleranza cattolica vi è documentata in maniera inoppugnabile sia ai danni dei valdesi sia degli ebrei: addirittura i preti cattolici, non riconoscendo il matrimonio celebrato dai pastori protestanti, pretendevano che sui registri comunali venissero registrati come “bastardi” tutti i figli di non cattolici. Gli ebrei del regno di Savoia erano rinserrati in ben 19 ghetti, tutti nella parte continentale, poiché gli ebrei della Sardegna erano stati tutti deportati nel 1492: dovevano chiedere speciali dispense perfino per andare a teatro, rischiavano gravi pene se si facevano trovare fuori dal ghetto di sera o di notte. Similmente ai valdesi erano impediti dall’accedere all’elettorato attivo e passivo, anche le Università e quindi le professioni liberali erano precluse.

Ma con l’arrivo dell’esercito giacobino francese quasi tutto cambia: si verifica la prima emancipazione del 1798 (poi cassata dalla reazione seguita alle sconfitte napoleoniche). Per la prima volta in Italia un non cattolico entra a pieno titolo a far parte del governo: non accadeva dalla fine del secolo IV. Cioè per circa 1400 anni i catolici hanno monopolizzato tutti i posti nei vari governi succedutisi in Italia con la sola eccezione della parentesi islamica in Sicilia e dell’emirato di Bari.

All’interno dei governi giacobini, valdesi ed ebrei si confrontano e scontrano con tendenze anticlericali, materialiste ed atee su cui il testo si dilunga pubblicando documenti e citazioni molto interessanti. Il testo descrive il clima di paura in cui vivevano le minoranze ebraiche e valdesi, sempre sul chi vive per timore di massacri e saccheggi. Per fortuna non mancavano gli appoggi diplomatici da parte delle potenze protestanti che impedirono qualsiasi strage in occasione della breve restaurazione savoiarda tra le due invasioni napoleoniche.

La svolta liberale del regno di Carlo Alberto portò finalmente alla seconda e definitiva emancipazione il 17 febbraio 1848, la cui data non fu sicuramente scelta a caso poiché corrisponde al rogo di Giordano Bruno. Una volta conclusasi con la totale sconfitta dell’integralismo cattolico la secolare lotta di ebrei e valdesi per la loro libertà, alle forze reazionarie non restò che negare che vi fossero mai state persecuzioni: minimizzare o nascondere del tutto fu la loro parola d’ordine. Nel testo sono, per esempio, riportati documenti redatti in gioventù da Carlo Alberto e da giornalisti cattolici in cui si negano persecuzioni sanguinose contro i valdesi prima della Riforma. La storia ci informa esattamente del contrario: solo combattendo o fuggendo i valdesi riuscirono a sopravvivere a ben 30 guerre contro di loro.

Le belle pagine sulla Repubblica Romana del 1849 ci informano sullo stato di polizia sussistente nel regno papale, cui collaboravano attivamente i parroci violando perfino il sacramento della confessione: durante il fascismo per lavorare bisognava avere la tessera del PNF, sotto il papa-re era indispensabile il certificato di confessione.

La reazionaria figura di Pio IX è ben descritta in varie parti del libro: per esempio, per procurarsi una ghigliottina, arsa dai repubblicani che avevano abolito anche la pena di morte, se ne fece regalare una nuova dal vescovo di Marsiglia. Il testo sottolinea infine l’ambiguità delle due emancipazioni che lasciarono in vigore leggi e regolamenti vessatorii contro i non cattolici.

Piero Marazzani, ottobre 2002

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KARLHEINZ DESCHNER

LA CHIESA CHE MENTE (I retroscena delle falsificazioni ecclesiastiche)

A cura di Luciano Franceschetti

MASSARI EDITORE, Bolsena, 2001, pagine 160, Euro 11,36

E’ un ottimo testo di controinformazione in materia di dogmi e sacramenti, redatto in forma agile e facilmente leggibile essendo suddiviso in brevi paragrafi. Il libro è dotato di una bibliografia di ben 400 titoli ma purtroppo manca l’indice dei nomi.

Vi si contesta la storicità dei vangeli a causa della quasi totale mancanza in essi sia di date sia dei luoghi cui si riferiscono: non sono altro che frutti letterari mitologici creati in un particolare periodo della storia dell’ebraismo. Inoltre, mancando gli originali dei quattro vangeli, ci sono rimaste infatti solo copie di copie, tali testi circolano in traduzioni estremamente diverse fra loro anche riferendosi ai singoli autori. Siamo in presenza di una giungla di varianti, aggiunte ed omissioni in contraddizione le une con le altre per cui identificare la presunta asserita vera parola di Dio è impresa ardua se non impossibile. Ma anche ammettendo che le attuali traduzioni più accreditate siano quelle vere rimangono comunque circa 16 contraddizioni principali fra i quattro vangeli, che l’autore illustra con chiarezza: sono incoerenze di tempo, di luogo, di parole e di fatti che portano ad affermazioni perentorie sull’estrema inaffidabilità di questi scritti. Quanto ai presunti miracoli l’unico vero è la fede che tali scempiaggini hanno saputo suscitare tra il popolo ingenuo. L’autore batte molto sull’erronea prossima fine del mondo profetizzata da Cristo, citando anche autorevoli teologi: “non c’è bisogno di dire che Gesù si è ingannato riguardo all’attesa della incombente fine del mondo”.

Un attacco alla chiesa di natura storico-morale prende lo spunto dal clamoroso ribaltamento dell’intransigente pacifismo dei primi secoli: dalla non violenza alle guerre sante, dal ripudio del servizio militare alle benedizioni di armi ed armigeri. Liturgia, dogmi e sacramenti sono brutalmente scopiazzati da precedenti culti pagani babilonesi, egizi, greci e forse buddisti: sconcertanti paralleli inducono l’autore a denunciare la pia frode cristiana. Per esempio: il battesimo per immersione e l’acqua santa con cui lavarsi le mani entrando nei templi erano già riti praticati dai sacerdoti egizi da millenni.

Dopo i primi secoli emerse all’interno del cristianesimo una vera e propria casta clericale che si arrogò ogni diritto e ogni potere emarginando laici e donne cui fu precluso il sacerdozio e perfino il diritto di parola nelle assemblee ecclesiali. Bisognerà aspettare la Riforma protestante per vedere una corrente del cristianesimo ridurre drasticamente l’arroganza clericale. L’autore accenna anche alla tragedia degli eretici anabattisti che a migliaia furono giustiziati nel secolo XVI, sia dai cattolici sia dai luterani, per la loro intransigenza nel negare il battesimo ai neonati. E’ un grave abuso, ragiona l’autore, che delle persone possano arrogarsi di violentare religiosamente un’altra persona priva di qualsiasi difesa, rendendola forzatamente membro di un’organizzazione che, per la sua intrinseca logica teologica, non prevede assolutamente l’abbandono o l’uscita dalla medesima, dato che l’azione di Dio sull’infante tramite il battesimo sarebbe irrevocabile.

Il sacramento dell’estrema unzione non è altro che un “ingrassaggio” della pelle della fronte con olio di oliva, il cui vero scopo è quello di mettere le mani sull’eventuale eredità del defunto. La strumentalità della confessione auricolare al prete è dimostrata dall’autore su base storico-teologica perché, infatti, fu istituita solo a scopo spionistico dopo il clamoroso sviluppo delle eresie catare e valdesi. Per quanto riguarda gli infiniti fanatismi e falsificazioni relativi alle indulgenze, nel testo è presente un capitolo apposito che lascia largo spazio alla satira storica anticlericale. Il libro si conclude con un durissimo attacco al papato e alla sua presunta infallibilità, fondata su prove bibliche inconsistenti e smentita dalla sua stessa controversa storia.

Piero Marazzani, ottobre 2002

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VANNA DE ANGELIS

IL LIBRO NERO DELLA CACCIA ALLE STEGHE (La ricostruzione dei grandi processi)

PIEMME EDIZIONI, Casale Monferrato, 2001, pagine 303, Euro 18,08

E’ un ampio, completo e preciso testo su una delle tante efferatezze perpetrate nella storia del cristianesimo e, in questo caso, le vittime della criminalità clericale furono soprattutto donne innocenti. Erano per lo più erbaiole, levatrici, guaritrici che con la loro modesta attività divenivano comunque un punto di riferimento nel loro paese suscitando gelosie in ambito clericale. Il testo recepisce l’interpretazione femminista del fenomeno stregonesco visto come rigurgito della società clerico-maschilista, che cercava con ogni mezzo di mantenere la gestione patriarcale della società. La “femmina nefasta” che non stava al suo posto andava spazzata via dalla faccia della Terra ed in questa opera di sterminio il clero cattolico, dal papa ai parroci, fu coinvolto in prima linea.

L’autrice cita i nomi di papi che con le loro bolle hanno fatto partire questa spaventosa caccia, teologi che ne hanno fissato le modalità, frati inquisitori e vescovi che si sono macchiati di gravissime atrocità: anche il vescovo e il cardinale di Milano Carlo Borromeo ebbe la sua parte di colpa aizzando gli inquisitori a colpire senza pietà le presunte streghe. I processi si svolgevano nell’arbitrio più totale, con avvocati difensori che, se c’erano, stavano zitti per paura di finire essi stessi sul rogo: le accusate erano torturate per lunghe ore, spesso morivano per collassi cardiocircolatorii provocati dai tremendi dolori. Se confessavano finivano arse previo strangolamento, se non confessavano venivano torturate a morte o arse vive. Chi si salvava dalla furia dei fanatici inquisitori rimaneva sciancato per tutta la vita a causa delle lacerazioni a carico delle articolazioni lussate dagli strappi di corda. Gli spregiudicati inquisitori si servivano perfino delle frasi dette dalle accusate durante il sacramento della confessione, la cui segretezza non è altro che una fola per gli ingenui che credono alle favolette clericali. Ogni tanto prima del rogo o al suo posto si praticavano altre orribili pene come l’amputazione di membra o della lingua, marchiature a fuoco etc.

Ottima è la critica contro il Concilio di Trento di cui “si dice che prima ci fossero le fate, poi le bruciarono tutte”: non a caso il Trentino fu sede di spietate esecuzioni di streghe in Val di Non, Val di Fiemme, Vallagarina etc. I padri conciliari non furono nemmeno sfiorati dal dubbio ed avvallarono tutte le basi teologiche della stregoneria. Tra le nequizie antifemminili si ricorda la ricerca del “marchio delle streghe” che avveniva pungendo l’accusata con degli spilloni: se la vittima non urlava dal dolore il fatto era subito messo a verbale come prova a carico poiché gli inquisitori ritenevano tipici della strega l’insensibilità al dolore e il non piangere.

In Germania sono segnalati casi di feroci vescovi che praticavano personalmente la tortura in sale insonorizzate tramite l’installazione alle pareti di scaffalature piene di bibbie. In molti casi furono arsi vivi perfino ragazzi, bambini e intere famiglie. Interessante è quanto riportato nel testo a proposito di una coraggiosa donna austriaca che pronunciò pubbliche frasi contro questa caccia spietata finendo essa stessa arrestata dall’inquisitore. L’autrice identifica nella cultura sessuofobica clericale uno dei moventi della caccia alle streghe: “il piacere era abolito. Il sesso esecrato. La sessualità immonda. La donna che provava piacere è il Male. Il Male è Satana. La donna è strega.”

Speriamo che gli autori dei libri scolastici di storia siano indotti da testi come questo a dare un più ampio spazio a tale problematica, spesso presentata in maniera riduttiva e fuorviante.

Piero Marazzani, novembre 2002

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GIORGIO BOUCHARD

PIO IX (Un papa contro il Risorgimento)

CLAUDIANA EDITORE, Torino, 2001, pagine 62, Euro 2,58

E’ un piccolo ma importante testo che esprime l’opposizione dei valdesi e degli ebrei italiani contro la beatificazione di Pio IX: il libretto è infatti aperto da una introduzione di Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Tale iniziativa del Vaticano ha evidenti valenze politiche riconfermando il carattere reazionario e di destra di questo pontificato: la contemporanea beatificazione di Giovanni XXIII non deve ingannare poiché da tempo è in atto una linea interpretativa volta a presentarlo come un alfiere della conservazione.

Comunque mentre papa Roncalli fu attivo nel visitare ospedali e carceri, Pio IX fu ancora più zelante nel riempirli di patrioti feriti e condannati!

Nel testo, pur nella sua brevità, si illustrano i misfatti principali di Pio IX:

-fucilazione, ghigliottina, carcere ed esilio per migliaia di patrioti
-discriminazioni, ghetto e sequestro dei loro figli per gli ebrei
-negazione di qualsiasi pur minima libertà per i protestanti cui era consentito il culto, solo a Roma e solo per gli stranieri, nel chiuso delle ambasciate degli stati evangelici (esempio: Prussia)
-funerali solo notturni per gli acattolici residenti a Roma cui era comunque vietato il seppellimento nei cimiteri
-scomunica solenne per il re d’Italia Vittorio Emanuele II, per il governo italiano e per tutti i militari che attaccarono lo stato del papa-re
-invio di disperate richieste di intervento militare tramite i nunzi a tutte le potenze cattoliche
-favoreggiamento dei Borboni cacciati dai garibaldini, Pio IX concede loro addirittura la sua lussuosa residenza del Quirinale, ritirandosi in Vaticano. Il Lazio del sud divenne dal 1860 al 1870 un “santuario” per tutti i briganti napoletani.

Ma il suo crimine peggiore fu la repressione sanguinosa della Repubblica Romana del 1849 costata circa 5000 morti tra cui il fior fiore della gioventù italiana: Luciano Manara e Goffredo Mameli, per fare solo due esempi.

Dal punto di vista personale visse nel lusso e negli agi come tutti i papi, servito e riverito come un satrapo persiano: tutti, tranne i re, erano tenuti a baciargli la pantofola.

Nel testo si denunciano le frodi perpetrate da Pio IX nel Concilio Vaticano I e l’assoluta infondatezza della pretesa infallibilità dei papi: la sua politica religiosa fu caratterizzata dal più chiuso integralismo e legittimismo attizzando ogni sorta di fanatismi e superstizioni. Fu anche un vigliacco poiché nel 1849 fuggì nottetempo dal Vaticano travestito da semplice prete su una normale carrozza lasciando nei depositi le sue lussuose vetture dorate e argentate.

Piero Marazzani, dicembre 2002