R.

Opere in I edizione nel 2000

Sergio Martella

PINOCCHIO EROE ANTICRISTIANO

Il codice della nascita nei processi di liberazione

EDIZIONI SAPERE, Padova, 2000, pagine 210

lire 25.000

Il titolo sottolinea la novità assoluta di interpretazione esegetica e di valore storico-allegorico della novella di Collodi, che è di contrapposizione al mito cristiano della croce: Pinocchio, burattino nato dal legno per mano del falegname G(ius)eppetto, deve il suo straordinario successo su scala mondiale a questo sotteso significato di risorgimento, di riscatto e di emancipazione dal destino di “morte per amore” del figlio cristiano creato, per negazione fisiologica, da un incesto divino. Nel testo viene sviluppato il confronto tra i due opposti modelli pedagogici e affettivi.

L’originalità dell’approccio permette di fare una rilettura nella stessa chiave interpretativa (di emancipazione-liberazione o di cattività-appartenenza) dei principali miti, dei personaggi della letteratura, del cinema, delle favole e della storia per arrivare a delineare le regole di base che, sul modello della relazione figli-genitori, favoriscono lo sviluppo di una civiltà di persone capaci di amare, emancipate socialmente, oppure di devianti alienati e vittime nei rapporti umani.

Molte le citazioni, riferite anche ai più recenti studi di antropologia e di psicoanalisi che propongono una sintesi coerente delle principali innovazioni sui concetti cardine della differenza sessuale (intesa come differenza di generazione e non solo di genere), e sulla stessa interpretazione dell’Edipo freudiano, a partire da una lettura che mette in dubbio l’attribuzione al figlio Edipo dell’intento soggettivo di uccidere il padre. Ecco la verità accecante: il parricidio (metafora delle lotte sociali nella storia) è stato sempre motivato e ispirato dalla figura materna (nell’identità Giocasta-Sfinge), secondo l’antichissima logica dell’incesto, cioè della sostituzione del padre-marito con il figlio divenuto adulto.

Viene infine spiegato il significato affettivo delle principali figure della retorica teologica cristiana (eucaristia, stimmate, sindone…).

Il libro si rivolge ad una vasta fascia di lettori e operatori, pur conservando il rigore saggistico coerente ad ogni reale proposta di innovazione. In particolare sono interessati a questa lettura tutti coloro che a vario titolo e per varie esperienze si sono formati nel dibattito sociale degli anni ’60, ’70, e ’80. Hanno già risposto con entusiasmo a tale stimolo culturale categorie di lettori quali studiosi, professionisti e studenti in formazione delle discipline mediche, giuridiche, di igiene sociale (psicologi, analisti, pediatri..), educatori, letterati, politici, cultori della laicità, amanti del cinema e della critica d’arte.

Note biografiche dell’autore

Sergio Martella (Magione 1956) svolge a Padova e a Mestre l’attività di Psicologo Psicoterapeuta. Specializzato in ipnosi e con formazione analitica, è stato per otto anni borsista ricercatore presso la Divisione di Oncologia dell’Ospedale di Padova e per cinque anni consulente nell’assistenza domiciliare ai malati di tumore. Numerosi gli interventi su setting e psicoterapia ai convegni di oncologia.

Dal 1994 svolge incarichi di insegnamento in ambito sanitario e nei diplomi universitari della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova.

***

Ernesto Rossi

IL SILLABO E DOPO

(Questo è un libro anticlericale. Lo hanno scritto otto pontefici: Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII,Giovanni XXIII e Paolo VI)

KAOS EDIZIONI, Milano, 2000 pagine 245

lire 28.000

Questo libro raccoglie una lunga lista di elucubrazioni clericali, una più assurda e reazionaria dell’altra, il cui motivo di fondo è la sfrenata superbia del papato: convintissimo allora, un po’ meno oggi, di essere un fatto unico, irripetibile, insostituibile nella storia dell’umanità. Invece, leggendo queste frasi stantie di papi arroganti e prepotenti, ci si rende conto del contrario cioè di quanto provinciale, gretta e di ristrette vedute sia la loro cultura.

Il grande progetto di evangelizzazione mondiale promosso da questi papi è fallito miseramente: i cristiani erano all’epoca di Pio IX solo circa il 30% della popolazione mondiale e tale percentuale è rimasta invariata al giorno d’oggi ma di questi solo la metà sono cattolici romani. Giovanni Paolo II ne ha preso atto ed è quindi passato dalla critica ingiuriosa e dispregiativa all’autocritica coraggiosa anche se ambigua e contraddittoria. I toni superbi e offensivi verso gli eterodossi che andavano di moda una volta nei discorsi papali sono quasi del tutto dimenticati.

Con il Sillabo Pio IX condannò tutti i valori di libertà su cui si fonda la Costituzione di uno stato laico: libertà di stampa, libertà di parola, libertà di religione, istruzione pubblica e obbligatoria, non intervento dello stato per favorire una religione contro l’altra ecc. Il futuro ma anche gran parte del presente non è degli stati integralisti teocratici come quelli auspicati da questi papi ma degli stati laici democratici in cui vige piena libertà di religione e dalle religioni. La duplicità e la cinica doppiezza del1a politica diplomatica del Vaticano emerge in questo testo a proposito dei preti baschi, fucilati in massa dai fascisti nel più totale silenzio del papato, mentre invece grande risalto é stato dato ai preti fascisti fucilati dai repubblicani nella guerra civile spagnola, in cui la chiesa cattolica era completamente dalla parte dei fascisti e dei nazisti. Nel testo emergono anche attualissime critiche al celibato ecclesiastico come strumento di ricatto e di oppressione sul prete stesso.

Rossi, uomo di larghe vedute culturali, afferma giustamente che la cultura italiana è quasi tutta anticlericale: da Dante all’Ariosto, Machiavelli, Guicciardini, Croce, Salvemini, Carducci, Leopardi tutti in blocco finirono all’Indice dei libri proibiti. Nel testo vi sono vari spunti interpretativi sul rapporto marxismo-cattolicesimo ove si segnala che il PCI e i suoi editori boicottavano rego1armente tutti i testi anticlericali o che comunque avrebbero potuto dar fastidio al Vaticano: i frutti di tale politica suicida si raccolgono ancor oggi con il voto favorevole dei DS alla legge sulla parità scolastica, all’ingresso in ruolo degli insegnanti di religione assunti dalla chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dei crediti formativi in cui si conteggia l’ora di religione ecc.

L’attacco alla libera creazione artistica in campo teatrale e cinematografico da parte del papato è contemplato in più punti: recenti censure contro alcuni film accusati di offendere 1a Chiesa dimostrano come tali argomenti siano ancora di stretta attualità.

In conclusione un ottimo testo che riporta l’attenzione sulla figura di grande spessore intellettuale e morale di Ernesto Rossi.

Piero Marazzani, 2000

***

George Minois

STORIA DELL’ATEISMO

EDITORI RIUNITI, Roma 2000, pagine 672, lire 55.000

Una storia come questa, che più che del solo ateismo andrebbe definita come storia di tutte le incredulità, è senz’altro un’opera più che necessaria e meritoria, in tempi come questi di integralismo galoppante e di cosiddetto “ritorno del sacro”, e soprattutto perché, da sempre, storie dell’ateismo ce ne sono state ben poche, mentre invece librerie e scaffali abbondano di un  numeroso affastellamento di enciclopedie, compendi, storie, rassegne, monografie, biografie, apologie e farneticazioni su religioni, riti, credenze, mistiche, superstizioni tanto varie quanto assurde e spesso talmente campate per aria da invadere pienamente il campo del ridicolo.

Anche nella storia della filosofia l’ateismo è molto scarsamente narrato ed analizzato, e persino nella biblioteconomia, la disciplina che governa le biblioteche e la classificazione delle opere, la voce “ateismo” manca completamente, segno più che evidente che il conformismo impera ad ogni livello.

L’esistenza stessa del sentimento antireligioso, scettico e incredulo, pur discontinua e  frammentaria, è più che mai presente e radicata nello sviluppo della storia di popoli ed epoche molto distanti tra loro. Troppo semplicisticamente si è sempre detto che fu soltanto con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese che comparve l’ateismo che si resta ben sorpresi a constatare, leggendo questo libro, quanto invece fin dalla remota antichità l’ateismo fosse presente.

Con chiara e coinvolgente esposizione vengono esaminate molte personalità atee, agnostiche o perlomeno scettiche, dall’antichità ai giorni nostri: Eraclito e Teofrasto, l’agnostico Socrate e il suo amico Teodoro, il cosiddetto “ateismo morale” del grande filosofo Epicureo. Anche attraversando tutta l’epoca del primo cristianesimo e i secoli bui del Medioevo, detti i “Secoli della Fede”, troviamo comunque numerose tracce di pensiero scettico, dubbioso e molto spesso di irriverente incredulità: testimonianza ne sono il fenomeno dei goliardi, dei lollardi e del materialismo delle campagne in Francia, in Inghilterra e in gran parte del centro Europa.

Il Rinascimento da la stura a tutta una serie di contestazioni attuatesi in vario modo e, con i grandi viaggi di scoperta, viene alla luce il problema dei “popoli atei. La crescita dell’incredulità prima e ancor di più dopo il 1570 desta viva preoccupazione in ambienti ecclesiastici e monarchici, in Francia, dove già si respirava aria di Illuminismo, nell’anglicana Inghilterra, nell’Italia in pieno rifiorire artistico, nel centro Europa. L’autore, giustamente, si concentra diffusamente sul periodo dal 1600 al 1730, e qui gli esempi e le citazioni dovrebbero essere veramente numerose: vale la pena di parlare di Cyrano de Bergerac, che non è affatto solo un personaggio letterario. Importantissima e’ anche la figura di Jean Meslier, curato alla guida della parrocchia di Etrèpigny, vicino a Mézières nelle Ardenne per circa 40 anni. Dopo avere svolto con diligenza e insospettabile fede il suo compito per tutto questo tempo questo prete lascia, alla morte avvenuta nel 1729, due sorprendenti lettere e una grande opera di circa 3500 pagine a stampa.

Ma naturalmente è dall’illuminismo e dalla rivoluzione francese in poi, passando attraverso l’Ottocento, definito il secolo della “morte di Dio”, con tutta una serie di grandi nomi come Diderot, Voltaire, Rosseau, Bauer, Feuerbach, Marx, Engels, Stirner, Comte, Schleiermacher, Kierkegaard, Schopenauer, Hartmann, Nietzsche, pur nelle loro contraddizioni, si arriva al ventesimo secolo con l’esistenzialismo e lo strutturalismo fino all’atteggiamento diffuso in gran parte dell’opinione pubblica più qualificata e nell’elite professionale, intellettuale e scientifica, che concorda nel ritenere superato il problema stesso di Dio e della sua esistenza e nell’ignorarlo, tutt’al più, o nel riservargli scarsa attenzione. E la chiesa cattolica, in particolare, passa da reiterati dogmatismi e rigidità, dall’arroganza di insultare gli atei e definirli addirittura dei credenti che credono di non credere, a non dar loro nessuna dignità di un pensiero autonomo, a tentativi di parziale “dialogo”, tutti all’impronta della solita ambiguità teorica ed espositiva di cui è maestra.

L’epilogo di questa Storia è sconfortante: la società attuale, soprattutto quella occidentale, nella morte delle ideologie e di tutti i punti di riferimento, celebra se stessa nell’incertezza, nella confusione, nel disincanto e nel disinteresse. L’incultura dilaga e con essa prendono piede l’inconsistenza eterea della New Age e di una pletora di culti, cure, rimedi, teorie pratiche per questo e quell’aspetto della vita di tutti i giorni, condite in salsa mistica e sentimentale buona per tutti i gusti. Sistemi contraddittoriamente simili, la fede e l’ateismo si vedono entrambi sconfitti dalla banalizzazione di una società dei consumi che tutto ingurgita e digerisce al suo interno. Il futuro, per il momento, resta segnato dall’ambiguità di una fede parzialmente ostentata ma quasi assolutamente non messa in pratica nella vita quotidiana e di un ateismo pratico diffuso a livello di massa ma che ipocritamente ha paura a dichiararsi e a scoprirsi come tale.

Arnaldo Demetrio, settembre 2000

***

Philip Cooke

TAMBRONI E LA REPRESSIONE FALLITA: LUGLIO ‘60

TETI EDITORE, Milano, 2000, pagine 217

lire 20.000

E’ un testo molto interessante, di agile lettura, che ripropone la questione clerico-fascista. Il Vaticano, infatti, ha continuato nel dopoguerra a trescare con i fascisti così come aveva fatto durante il ventennio e questo libro lo documenta ampiamente.

Sia ai vertici che alla base il clero ha appoggiato la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista sotto il nome di Movimento Sociale Italiano. Il Vaticano ha salvato dalla giusta punizione migliaia di nazi-fascisti nascondendoli nei conventi e fornendo loro passaporti del Vaticano mentre nel contempo, tramite la DC, emanava amnistie ed indulti  a oltranza a favore dei criminali neri. Perfino il cadavere di Mussolini, grazie al presidente democristiano Zoli, fu traslato a Predappio innescando subito un grosso giro di fascisti in pellegrinaggio.

In occasione della crisi di governo che portò al gabinetto clerico-fascista di Tambroni, appoggiato dal MSI, ci furono pesanti intromissioni del Vaticano affinché si bloccasse qualsiasi apertura a sinistra. Infatti, secondo i fanatici e reazionari cardinali romani, i socialisti, essendo alleati ai comunisti in numerosi enti locali e sindacati, ricadevano nella scomunica del 1949 da parte di Pio XII .

I giornali e la RAI, allora come oggi, erano per la gran parte gestiti o condizionati da forze clerico-reazionarie che falsificarono i fatti di Genova e ancor più quelli di Reggio Emilia, dove la polizia sparò a freddo sulla folla, uccidendo cinque compagni.

Ma purtroppo la censura c’era anche a sinistra e Togliatti, ancorato alla sua errata politica di alleanza offerta alla DC e al Vaticano, non esitò a sopprimere gli articoli non consoni a questa linea politica disastrosa, come ben evidenziato anche in questo libro. Fin dalla Resistenza il PCI avva rinunciato alle parole d’ordine rivoluzionarie puntando sull’obiettivo di una democrazia avanzata e socialmente evoluta. Ma era impossibile costruire anche solo una qualsiasi vera democrazia alleandosi con la DC, i cui organici legami col Vaticano impedivano qualsiasi apertura sul piano dei diritti civili (divorzio, aborto, diritto di famiglia ecc.), ma anche su quelli sociali, per la sua natura di ricchissimo proprietario di banche, terreni, titoli ecc.

Inoltre quale mai democrazia si poteva costruire con la magistratura, la polizia, l’esercito e la dirigenza statale piene di ex-fascisti, salvati dalle epurazioni del dopoguerra con il decisivo apporto della DC? A Reggio Emilia il PCI raccolse i frutti amari della sua politica disastrosa: dipendenti dello Stato in divisa ricevettero l’ordine di sparare sui suoi tesserati e simpatizzanti, che pacificamente stavano ascoltando un comizio di Paletta.

Altri spunti validi del testo sono l’azione censoria delle campane che il clero faceva suonare a dismisura durante i comizi della sinistra, il concetto di polizia come agente del Vaticano, l’involuzione clerico-moderata dei partiti laici di centro-sinistra, che pure aderirono alla grande manifestazione contro il congresso del MSI a Genova.

Questo libro ci sia d’incitamento per rilanciare la battaglia contro il clerico-fascismo, ancora purtroppo attivo e spesso egemone sia nello Stato che nella chiesa cattolica.

Piero Marazzani 25 Aprile 2001 e Arnaldo Demetrio 27 Luglio 2002

***

Ernesto Rossi

IL MAGANELLO E L’ASPERSORIO

La collusione fra il Vaticano e il regime fascista nel Ventennio)

KAOS EDIZIONI, Milano, 2000, pagine 371

lire 35.000

E’ una riedizione del testo stampato a Firenze nel 1957 dall’editore Parenti. Il noto storico Mimmo Franzinelli ne è il curatore e l’autore dell’interessante postfazione e della ricca bibliografia di circa 160 titoli sul clerico-fascismo. Del tutto assente l’iconografia specifica che pure su questo argomento è abbondantissima, perfino per la copertina si è ricorsi ad un fotomontaggio di dubbio gusto, pur esistendo foto originali molto più eloquenti.

E’ un testo di fondamentale importanza per l’analisi delle collusioni fra il Vaticano ed il fascismo durante il ventennio (1922-1943) anche se la parte dedicata al papato di Pio XII + oggettivamente limitata in quanto, da sola, riempirebbe un altro volume delle stesse dimensioni di questo.

Le fonti su cui poté appoggiarsi Rossi erano chiaramente incomplete (gli archivi del Vaticano non poterono ovviamente essere consultati) ma comunque sufficienti per provare, al di là di ogni dubbio, la piena corresponsabilità della chiesa nei mostruosi crimini perpetrati dal fascismo in Italia, in Etiopia e in Spagna.

Ed infatti l’autore dovette subire una velenosissima reazione da parte della stampa clericale che lo ricoprì di insulti, di cui risentì anche l’editore che poi infatti ha chiuso l’attività in circostanze che non conosco.

Fin dagli inizi il fascismo fu appoggiato da ampi settori del clero: alcuni preti parteciparono perfino alla marcia su Roma. I gagliardetti furono benedetti dai preti sia dentro sia fuori dalle chiese e lo stesso arcivescovo di Milano, Ratti, si compromise in tal senso.

Per ingraziarsi il clero Mussolini ordinò di aumentare gli stipendi ai preti e ai vescovi, esentò dal servizio militare i seminaristi, istituì l’esame di Stato, che prima non c’era, al fine di parificare le scuole clericali a quelle statali, ammise i crocefissi nella aule scolastiche, tribunali ecc., abolì la sgradita festa del XX Settembre e ne istituì altre d’accordo col clero, diede valore legale ai matrimoni e annullamenti religiosi, riconobbe al Vaticano un’enorme cifra in denaro in cambio della rinuncia ormai pleonastica ai territori dell’ex-Stato della Chiesa, deliberò esenzioni fiscali di ogni genere, parificò i cardinali ai principi di sangue reale, soppresse tutte le associazioni anticlericali, distrusse monumenti, targhe e lapidi sgradite al Vaticano, come per esempio il monumento a Fra’ Dolcino sul Monte Ribello a Biella, l’attentato al papa fu parificato a quello contro il re venendo punito con la pena di morte ecc.

In cambio di tutta questa montagna di favori il Vaticano spianò la strada alla dittatura fascista in primo luogo appoggiandola con tutta la sua stampa, che taceva sui crimini perpetrati  dai fascisti, appoggiava le spedizioni militari all’estero, minimizzava se non difendeva le leggi razziali. Furono organizzate spesso grandiose cerimonie clerico-fasciste con centinaia di preti radunati a osannare Mussolini.

Comunque è ovvio che i due totalitarismi, clericale da una parte e fascista dall’altra, mantennero margini di indipendenza reciproca: Mussolini, pur sollecitato, non demolì il monumento a Giordano Bruno a Roma ed anzi ne edificò un altro all’anticlericale Garibaldi ben in vista del Vaticano, inoltre non impedì le conferenze dello spretato e scomunicato Buonaiuti in giro per l’Italia. I protestanti furono lasciati stare, a parte sporadici arresti e vessazioni. La stampa cattolica ebbe così modo di lamentarsi per la troppa “liberalità” di Mussolini.

Piero Marazzani, Giugno 2001

***

Karlheinz Deschner

STORIA CRIMINALE DEL CRISTIANESIMO

TOMO I L’ETÁ ARCAICA (DALLE ORIGINI NELL’ANTICO TESTAMENTO FINO ALLA MORTE DI SANT’AGOSTINO NEL 430)

ARIELE EDIZIONI, Milano, 2000, pagine 479, euro 19,63

E’ il primo di una serie di 10 volumi dotati di una ricchissima bibliografia dedicati alla storia del cristianesimo sotto un punto di vista anticlericale. A 14 anni dalla prima edizione tedesca del 1986 esce finalmente una traduzione italiana,  curata da Carlo Pauer Modesti, che dimostra con un’amplissima documentazione che i più grandi misfatti della storia sono stati commessi nel nome di Dio da una perversa casta di sacerdoti, guidati dai pontefici romani.

L’autore è stato più volte intimidito e denunciato anche in tribunale ma ha coraggiosamente continuato la sua meritevole ricerca sui crimini della chiesa cattolica definita “il male fondamentale del cristianesimo”. Il carattere principale del cristianesimo che emerge da questo testo è la sua natura criminosa che lo ha portato a commettere un numero incredibile di nefandezze tale per cui sono appunto necessari ben 10 corposi volumi per raccoglierli tutti. La radice ultima del carattere criminoso del cattolicesimo la si ritrova nelle mostruose efferatezze del clero ebraico precristiano, la cui avidità senza limiti è ben illustrata nel paragrafo “Denaro in abbondanza per Dio – Denaro sacro”. A sua volta il clero cattolico è sempre stato un autentico vampiro che succhiava sangue a tutti gli strati della società tramite decime, vendita delle indulgenze, sacramenti a pagamento, testamenti estorti o falsificati etc.

All’interno del cristianesimo è comunque esistito fin dai primi secoli un filone minoritario composto da membri del clero e del laicato vicini al popolo sfruttato. Nel testo si accenna, per esempio, al ruolo antilatifondista e dalla parte dei contadini poveri svolto dagli eretici pelagiani dell’Africa settentrionale.

L’antisemitismo cattolico ha un ampio spazio nel testo e l’autore non manca di fare espliciti riferimenti e paragoni con l’antisemitismo nazista. Più volte se ne denuncia il carattere talora ancora più violento di quello hitleriano ed alcune prescrizioni clericali sono di chiara natura discriminatoria: per esempio matrimoni misti vietati come anche semplici rapporti di stretta amicizia. La sistematica diffamazione velenosa e calunniosa fu impiegata non solo contro ebrei ma anche contro pagani ed eretici: le accuse verbali erano sempre seguite prima o poi dallo sterminio fisico dei più ostinati a non convertirsi al cattolicesimo.

Il “braccio militare” fu dato dagli imperatori cristiani succeduti a Costantino le cui ecatombi sono ben illustrate nel testo. Già in questo primo volume sono evidenziati i primi roghi di eretici il cui martirio sarà illustrato nei prossimi volumi. Il totale fallimento del messaggio di pace e amore del cristianesimo è ironicamente evidenziato nel paragrafo “La prima guerra fra pii cristiani” che diede inizio ad una serie infinita di battaglie fra battezzati, in cui i rispettivi cleri benedicevano i soldati inviati a massacrarsi a vicenda.

In realtà il cristianesimo non è altro che una commistione di ebraismo, stoicismo e platonismo greco, religione egizia ed altri fedi orientali che nulla poté di fronte a secolari precedenti credenze e superstizioni se non ammantarle di cristianesimo. Così l’ancestrale culto della dea madre si riversa in quello della Madonna, il fanatismo che prima era generato dai culti più strani ed esotici si incanala in quello delle reliquie contese anche a prezzo di scontri violenti fra fedeli, e così via.

I padri della chiesa Ambrogio e Agostino si resero complici di massacri, furono mandanti di feroci repressioni del dissenso, sistematizzarono una teologia omicida che non dava scampo all’eterodosso.

In conclusione questo è un testo documentatissimo ma non arido, vivacizzato dalla satira anticlericale e dall’ironia dissacrante dell’autore.

Piero Marazzani, febbraio 2002.

***

AUTORI VARI (a cura di Emidio Campi e Giuseppe La Torre)

IL PROTESTANTESIMO DI LINGUA ITALIANA NELLA SVIZZERA

CLAUDIANA EDITORE, Torino, 2000, pagine 185, euro 15,49

In copertina vi è un’eloquente immagine della deportazione dei protestanti di Locarno, obbligati ad andare esuli nei cantoni svizzeri in cui erano tollerati. Al contrario dei valdesi del Piemonte per loro fu un viaggio senza ritorno.

Questo libro ci informa in modo rigoroso e ben documentato su due avvenimenti rarissimi nella storia della chiesa: una pubblica disputa teologica tra alcune donne ed un nunzio apostolico e la cacciata di un parroco approvata da un’assemblea di donne della sua parrocchia. Entrambi questi eventi accadono nel ‘500 in due cantoni diversi della Svizzera italiana.

Nel primo l’accaduto si inquadra nelle persecuzioni contro i fedeli di religione riformata che, per loro disgrazia, abitavano nei cantoni a maggioranza cattolica. Nella ridente cittadina di Locarno si era costituita una colta e attiva comunità di protestanti, in parte del luogo ed in parte profughi fuggiti dall’Italia per salvarsi dall’Inquisizione, la quale fu obbligata, pena la morte, ad emigrare in toto nei cantoni protestanti oppure ad abiurare. Ma, prima di andare in esilio, alcune donne ebbero il tempo di discutere con il clero presentando le loro idee così come risulta dall’illustrazione riportata nell’appendice iconografica del testo. Da questa immagine contemporanea agli avvenimenti risulta un fatto che ha dell’incredibile per l’epoca: tre donne disputano con un vescovo cattolico inviato apposta da Roma per sopprimere la loro comunità.

La seconda notizia inerente alla tematica dell’emancipazione femminile è relativa alle modalità della cacciata del parroco di Soglio in Val Bregaglia, deliberata da un’assemblea di donne. Ne segue l’adesione del paese alla Riforma la quale, contestando l’autorità del clero cattolico, indirettamente favorì una maggior presa di coscienza da parte di settori tradizionalmente oppressi della società, tra cui vi erano sicuramente le donne. La spietata repressione del protestantesimo nelle valli alpine di lingua italiana site a nord della Lombardia si concretizzò nello spaventoso “sacro macello” di circa 600 dissidenti religiosi valtellinesi avvenuto nel 1620, nel rogo del pastore di Morbegno Francesco Cellario, sequestrato a tradimento in Val Chiavenna, deportato a Roma e ivi arso come eretico impenitente, nel rogo di centinaia di libri sospetti di eterodossia e nell’arresto di numerose persone che li detenevano.

Una fitta rete di spie controllava chiunque venisse dai cantoni protestanti: bastava una parola, un gesto, il mangiar carne di venerdì per finire arrestati dall’Inquisizione. Nell’opera di repressione capillare si distinse l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo che fu zelante nel bruciare streghe e libri ereticali in queste valli: dalle sue relazioni risulta chiaramente l’ignoranza dei parroci, dediti spesso ad ogni tipo di vizio e zelanti solo nel godere le loro rendite parassitarie alle spalle del popolo locale.

Un nuovo tentativo di diffusione del protestantesimo nel Canton Ticino avvenne nel secolo XIX: il clero cattolico aizzò le plebi fanatiche contro i pastori evangelici che spesso furono picchiati, insultati e minacciati. Tutti i protestanti subirono pesanti ricatti, pestaggi, calunnie etc. tanto che la diffusione del protestantesimo fu bloccata.

Nel testo non mancano spunti di storia dell’ateismo e dell’anticlericalismo, come nel caso di Giovanni Francesco Salvemini, costretto a fuggire in Svizzera nel 1737, o dei radicali ticinesi che “fanno costì guerra alla confessione cattolica”. Infine è da rilevare la figura di Giovanni Florio, traduttore ed importante letterato dell’Inghilterra elisabettiana, figlio di un ex-frate toscano sfuggito per poco alla condanna a morte da parte dell’Inquisizione, che divenne pastore protestante in Val Bregaglia. Ebbene, Giovanni Florio ebbe stretti rapporti con Giordano Bruno durante il suo esilio in Inghilterra ed è citato nelle sue opere.

Piero Marazzani, aprile 2002

***

Gianni Grana

L’INVENZIONE DI DIO (Volume primo)

(Storia e critica delle ascesi mistiche, delle mitologie religiose dogmatiche, delle arcaiche chiese sopravviventi)

SET UP EDIZIONI, Roma, 2000, pagine 655. Per il prezzo contattare direttamente l’editore allo 06/9059258, altre utili informazioni sul sito Internet www.giannigrana.it .

E’ il primo di una serie di 4 volumi che spaziano dalle antiche civiltà dell’oriente alla cultura moderna. Purtroppo, a causa della morte dell’autore, erano disponibili solo i primi tre volumi ma ora, grazie agli eredi, è disponibile anche il quarto ed ultimo.

Siamo in presenza di un ardito progetto culturale volto a contestare gli “arcaici sistemi mito-religiosi”, cioè le principali religioni ed in particolare la “più nefasta tradizione di violenza e di potere assoluto, quella ecclesiastica cattolica”. L’impegnativa ricerca di ridiscussione teorica e storica è interamente costruita su libri dei maggiori specialisti in storia delle religioni e di altri studiosi della materia: tra i tanti segnalo Emile Durkheim, figlio di un rabbino, passato all’ebraism al libero pensiero professandosi razionalista ateo.

Si contesta innanzitutto l’innatismo dell’idea di Dio e che la religione sia una caratteristica naturalmente connessa all’uomo, presentando numerosi esempi tratti dagli stessi scritti dei missionari. L’autore attacca la cecità e protervia ecclesiastica difendendo la “positiva intelligenza dei primitivi, giustamente incredula e diffidente degli inverosimili garbugli della dogmatica cattolica”. Le religioni si sono basate quasi sempre su pratiche magico-superstiziose il cui terreno di coltura era l’ignoranza e l’analfabetismo. Tale arcaica magia operativa, tesa all’efficacia mito-rituale, è poi degenerata nelle religioni teistiche: gli esperti in queste pratiche si sono col tempo organizzati in caste clericali inventandosi elaborate teologie.

Per consolidare il loro monopolio i sacerdoti si sono appoggiati al potere politico: da qui la deificazione dei sovrani il cui tipico esempio si rileva nell’Egitto faraonico. Il cristianesimo non è altro che una sacra leggenda che rielabora pregresse storie mito-rituali: la credenza del dio-padre è ripresa da antihi culti pastorali mentre quella della Madonna è derivata da culti agricoli che adoravano la madre-terra. La dottrina dell’oltremondo è attinta dai persiani, gli angeli e i demoni sono presi dai babilonesi, la credenza nella regalità divina viene dall’Egitto, il mito del “redentore” appartiene al tema universale e pre-cristiano dell’eroe e del salvatore che, benché divorato da un mostro e dato per morto, torna di nuovo ad apparite in modo miracoloso.

Comunque, secondo l’autore, l’immaginazione teologica cristiana è più povera e a un tempo più artificiosa dei modelli classici ereditati: è una “mitologia goffa” frutto di una mentalità autoritaria e repressiva caratterizzata da un sistema premiale ma soprattutto penale efferato e totalitario. A ciò si sommano dogmi e credenze derivanti talora da errori di traduzione dei passi biblici.

Le religioni monoteiste si fondano su una tipica follia visionaria, una specie di delirio compensativo da rovesciamento, che universalizza l’impotenza e lo scacco dell’uomo in proiezioni illusorie e inventa déi ad uso e consumo di un popolo speranzoso in un avvenire che compensi il miserabile presente. E’ ovvio, poi, che i mistici delle diverse fedi vedono ciascuno delle apparizioni-allucinazioni rigorosamente relative alla propria religione. Perché mai, si chiede l’autore, un mistico cristiano vede solo visioni cristiane e non quelle, per esempio, di un buddista? La risposta è evidente, tali visioni non sono altro che creazioni ex-novo del cervello dei singoli uomini.

Le tendenze religiose non sono un fatto generalizzato né vi è alcun bisogno di una casta sacerdotale per diffonderle. In conclusione la religione non è altro che la forma-sostanza di culture remote che, molto probabilmente, senza il cristianesimo si sarebbe esaurita nel mondo antico con enormi benefici culturali e umani per l’evolversi del mondo civile.

Piero Marazzani, aprile 2002

***

Susan Zuccotti

IL VATICANO E L’ OLOCAUSTO IN ITALIA

BRUNO MONDADORI EDITORE, Milano, 2000, pagine 373, euro 24,79

Come trasformare un testo storico pieno di riferimenti anticlericali in un testo filoclericale? Basta darlo a questa casa editrice e il gioco è fatto. Invece di mettere in copertina le foto degli ebrei obbligati ai lavori forzati a pochi passi dal Vaticano, si rispolvera la trita foto di Pio XII che si reca a consolare i bombardati di Roma. Che c’entra questo con l’Olocausto in Italia? Evidentemente nul1a ma serve allo scopo di mimetizzare il contenuto reale del testo e ad ingannare il lettore frettoloso.

La realtà è che questo testo rappresenta un vero e proprio atto di accusa contro il Vaticano: si parte dai famigerati articoli antisemiti della rivista gesuita “Civiltà Cattolica” per passare ai silenzi di Pio XI sia sulle leggi razziali che sul lavoro coatto degli ebrei di Roma. Questo papa ebbe però almeno il merito di far preparare un enciclica antirazzista che invece fu trascurata dal suo successore. Anzi, l’autrice rileva un nesso temporale evidente fra la morte di Pio XI, nel febbraio del 1939, l’invasione nazista della Cecoslovacchia, nel marzo dello stesso anno, e l’occupazione di Tirana da parte fascista in aprile. Quasi che i nazifascisti aspettassero l’elezione di un papa loro favorevole per scatenarsi in giro per l’ Europa, sicuri del suo silenzio connivente.

Già nel 1942 a Roma si sapeva tutto sull’Olocausto e si citava una frase di Mussolini a proposito degli ebrei secondo cui i nazisti “li stanno facendo emigrare… all’altro mondo”, ma Pio XII si limitò sempre a vaghi appelli generici all’ interno di discorsi su altri argomenti. Nemmeno quando furono deportati gli ebrei del ghetto di Roma il papa ritenne opportuno spendere una sola parola per loro: 896 donne e bambini finirono sui carri bestiame alla stazione Tiburtina nel più totale silenzio della santa sede. Il Vaticano non riuscì nemmeno a far rilasciare gli ebrei convertiti al cattolicesimo, figuriamoci gli altri. I 236 rilasciati erano non ebrei arrestati per sbaglio, ebrei cittadini di paesi neutrali, figli di matrimoni misti e simili.

Per gli ebrei veri e propri non ci fu speranza e morirono quasi tutti. Il Vaticano sapeva benissimo quale orribile destino attendeva questi poveri disgraziati ma lasciò fare come pure non disse nulla quando polizia e carabinieri italiani parteciparono alla cattura degli ebrei. Nessuna disposizione fu data ai cappellani militari affinché boicottassero tali azioni criminose tramite un’azione di convincimento verso i loro assistiti in divisa. L’autrice scrive di ben 605 ebrei arrestati non dai nazifascisti ma dalle forze dell’ordine italiane.

La verità è che questo testo conferma le secolari propensioni omicide del cattolicesimo romano, sempre in cerca di un “braccio secolare” che eliminasse i suoi nemici. I nazisti si proponevano di eliminare ebrei e comunisti e quindi la chiesa li favorì in ogni maniera coprendone le mostruose efferatezze, salvo poi salvarli dalla giusta punizione favorendone la fuga all’estero.

Piero Marazzani, settembre 2003

***

ROSARIO PRIORE

L’ATTENTATO AL PAPA

(Piazza San Pietro, 13 maggio 1981:1’inchiesta)

Kaos Edizioni, 2002,Milano, pagine 367, euro 20,00

Il libro raccoglie il testo integrale della sentenza del giudice istruttore Rosario Priore sull’ attentato al papa avvenuto il 13 maggio 1981.

In sostanza tutte le piste battute per risalire ai complici e mandanti del killer turco Mehemet Alì Agca sono finite nel nulla ma comunque dall’inchiesta sono emersi indizi suggestivi di una “pista vaticana”:

-testimonianze dell’ estremista turco Oral Celik indicavano due cardinali come mandanti

-è assodato che Alì Agca era presente in prima fila ad una visita del papa alla parrocchia romana di san Tommaso in una zona cui si poteva accedere solo con pass vaticani. E’ mai possibile che un pregiudicato turco musulmano possa ottenere un tale posto privilegiato senza influenti appoggi in Vaticano? Quali interessi tali ecclesiastici potevano trarre dal favorire un killer se non l’ uccisione del papa stesso?

-è accertato che Alì Agca soggiornò all’ hotel Aosta di Milano e per strana coincidenza vi fu registrata anche la presenza di un funzionario del Vatican1o.

Il Vaticano boicottò in ogni modo l’inchiesta sull’attentato al suo stesso capo. E’ chiaro che c’era del marcio da nascondere! Lo stesso giudice Priore così scrive alla fine del libro: “La Città del Vaticano, con una formale esecuzione delle rogatorie, ha di fatto impedito che di questa notizia (sulla pista interna NdR) si accertassero fonti, natura e destinatari”. Alcune richieste della magistratura italiana furono addirittura rigettate mentre altre furono attuate solo formalmente con il chiaro scopo di “porre una pietra tombale sulla ricerca della verità”. Il probabile movente dell’attentato sarebbe riconducibile alle gravissime connivenze tra la mafia e lo I.O.R. , la banca del Vaticano, a cui il papa ad un certo punto avrebbe dato fastidio. É quindi lo stesso movente che secondo vari autori (es. Oavid Yallop) avrebbe condotto alla precoce morte di Giovanni Paolo I e a quella di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, istituto bancario che in pratica era di proprietà del Vaticano. Così come Calvi aveva litigato con lo I.O.R. minacciando di mettere tutto in piazza, firmando a sua condanna a morte, così anche Giovanni Paolo II potrebbe aver toccato certi grossi interessi finanziari. Non a caso la segretaria privata di Marcinkus, presidente dello I. O. R. , non collaborò con le indagini

La cosiddetta pista bulgara non fu altro che un depistaggio antisovietico montato dalla CIA e dai servizi segreti italiani ricattando il detenuto Alì Agca con promesse attinenti alle sue condizioni di detenzione sul solco di altri misfatti simili risalenti alla strage di piazza Fontana a Milano. Da atti di fonte del Comitato Senatoriale dei Servizi di Sicurezza USA risulta che “Mosca avesse un accordo ufficioso con il papa per moderare le agitazioni in Polonia, in cambio della promessa sovietica di non intervento. L’opinione generale era che i sovietici non avrebbero avuto alcun vantaggio dal rovinare questa intesa”.

Piero Marazzani, ottobre 2003

***

Piero Marazzani

CALENDARIO DI EFFEMERIDI ANTICLERICALI 2001

DECIMA EDIZI0NE

EDIZI0NI LA FIACC0LA , Noto (SR)

lire 6.000

Continua la vasta opera di ricerca storica dello scrittore bollatese Piero Marazzani volta a raccogliere in ordine cronologico i numerosi misfatti di cui si è macchiato il cattolicesimo nel corso della sua sanguinosa e infuocata storia.

Gli argomenti trattati sono i più vari: nepotismo, clerico-fascismo, clerico-nazismo, antisemitismo, stragi varie, roghi di streghe o eretici, atti di libidine, incarcerazioni arbitrarie, torture, suicidi, furti e appropriazioni indebite ecc.

Sono ben 352 i misfatti contemplati nel calendario di quest’anno che non erano presenti nelle precedenti edizioni , dal 1992 al 2000.

Le rubriche sono tutte rinnovate con

·        poesie anticlericali: crimini e misfatti dei papi e del clero che hanno spesso ispirato i poeti sia satirici che critico-filosofici

·        detti anticlericali: filosofi, scrittori, femministe, preti scomunicati, dissidenti di ieri e di oggi ecc. ci presentano i vari aspetti della critica al fenomeno religioso (dall’antichità classica al secolo XX°)

·        preti e prelati degenerati: rubrica dedicata a quegli esponenti del clero che si sono distinti per le loro nefandezze

·        spulciando qua e la nella storia della chiesa: si denunciano i più diversi misfatti clericali. Qui sono raggruppati quelli di cui non si conosce la data precisa

·        vittorie anticlericali: si illustrano con dovizia di dati il calo della religiosità in Italia e in buona parte del mondo

Le illustrazioni di quest’anno sono tutte di matrice protestante (dal secolo XVI° al secolo XIX°): la Riforma ha fatto moltissimo contro il clero estirpando gli ordini religiosi da numerosi stati europei ma, soprattutto, ha contestato radicalmente il papato denunciandone le infinite degenerazioni e turpitudini.

Tra le date più curiose si segnalano

·        15 Gennaio 1799: fanatici cattolici, aizzati dal clero, bruciano a fuoco lento due giacobini a Napoli

·        14 Marzo 1349: duemila ebrei sono arsi vivi da un’orda di cattolici fanatici a Strasburgo

·        14 Maggio 1833: un cittadino romano di nome Giuseppe Balzani è condannato a morte, su ordine del governo pontificio, per lesa maestà

·        5 Luglio 2000: il parroco di Arcellasco, in provincia di Como, caccia dall’oratorio estivo un bimbo islamico

·        13 Ottobre 1999: un collaboratore di un parroco di Monza, che aveva violentato due portatori di handicap, è condannato a sei anni di carcere

·        10 Dicembre 1941: tutti i vescovi tedeschi rinnovano, in un pubblico documento, il loro appoggio al regime nazista.

Per alcune date sono state inserite alcune “disgrazie” per controbattere all’asserito potere protettivo di santi, patroni ecc.

Completano il testo la bibliografia e segnalazioni di testi anticlericali.

Redazionale del Circolo, Novembre 2000