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L’ozio coatto

Giuseppe Lorentini

(Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli 1940-1944)

Ombre Corte, Verona, 2019, pagine 163, euro 14,00

Saggio storico ben documentato, ricco di tabelle mappe grafici e foto, sul campo di concentramento di Casoli, provincia di Chieti, in cui furono internati dai fascisti ebrei stranieri e politici, per lo più slavi. La ricerca storica su questo luogo di reclusione ci restituisce una pagina finora poco nota dell’internamento civile fascista, spazio della politica razziale e di repressione operata dal malefico regime.

Il testo riporta una cruda disposizione del capo della polizia fascista Bocchini (1880-1940), redatta pochi mesi prima di morire nel pieno della sua salute per un improvviso sospetto malessere intestinale, in cui ordina che gli ebrei stranieri “elementi indesiderabili imbevuti di odio per i regimi totalitari, capaci di qualsiasi azione deleteria, per la difesa dello stato et ordine pubblico, vanno subito tolti dalla circolazione” (1). In totale gli ebrei che passarono da questo campo furono 98 di cui 9 finirono gasati ad Auschwiz e uno alla risiera di San Sabba.

Per quanto riguarda gli internati politici i documenti provano che erano malnutriti, come attestato da un ispezione della Croce Rossa, inoltre, al contrario degli ebrei, molti dei quali potevano pagarsi del vitto supplementare, tutti gli slavi erano senza soldi.

In totale le statistiche riportate nel testo documentano una presenza media di circa un ottantina di persone nel campo.

Dal testo non risulta alcun intervento di tipo umanitario da parte della diocesi locale.

Pierino Marazzani, febbraio 2021

1) il sospetto di un avvelemento per vendetta fra fascisti è avvalorato dal Diario di Ciano. Infatti Bocchini aveva osato definire Mussolini un sifilitico che abbisognava di “un’ intensa cura antiluetica” (data del 27 dicembre 1939)