Il libro nero della caccia alle streghe
VANNA DE ANGELIS
IL LIBRO NERO DELLA CACCIA ALLE STEGHE (La ricostruzione dei grandi processi)
PIEMME EDIZIONI, Casale Monferrato, 2001, pagine 303, Euro 18,08
E’ un ampio, completo e preciso testo su una delle tante efferatezze perpetrate nella storia del cristianesimo e, in questo caso, le vittime della criminalità clericale furono soprattutto donne innocenti. Erano per lo più erbaiole, levatrici, guaritrici che con la loro modesta attività divenivano comunque un punto di riferimento nel loro paese suscitando gelosie in ambito clericale. Il testo recepisce l’interpretazione femminista del fenomeno stregonesco visto come rigurgito della società clerico-maschilista, che cercava con ogni mezzo di mantenere la gestione patriarcale della società. La “femmina nefasta” che non stava al suo posto andava spazzata via dalla faccia della Terra ed in questa opera di sterminio il clero cattolico, dal papa ai parroci, fu coinvolto in prima linea.
L’autrice cita i nomi di papi che con le loro bolle hanno fatto partire questa spaventosa caccia, teologi che ne hanno fissato le modalità, frati inquisitori e vescovi che si sono macchiati di gravissime atrocità: anche il vescovo e il cardinale di Milano Carlo Borromeo ebbe la sua parte di colpa aizzando gli inquisitori a colpire senza pietà le presunte streghe. I processi si svolgevano nell’arbitrio più totale, con avvocati difensori che, se c’erano, stavano zitti per paura di finire essi stessi sul rogo: le accusate erano torturate per lunghe ore, spesso morivano per collassi cardiocircolatorii provocati dai tremendi dolori. Se confessavano finivano arse previo strangolamento, se non confessavano venivano torturate a morte o arse vive. Chi si salvava dalla furia dei fanatici inquisitori rimaneva sciancato per tutta la vita a causa delle lacerazioni a carico delle articolazioni lussate dagli strappi di corda. Gli spregiudicati inquisitori si servivano perfino delle frasi dette dalle accusate durante il sacramento della confessione, la cui segretezza non è altro che una fola per gli ingenui che credono alle favolette clericali. Ogni tanto prima del rogo o al suo posto si praticavano altre orribili pene come l’amputazione di membra o della lingua, marchiature a fuoco etc.
Ottima è la critica contro il Concilio di Trento di cui “si dice che prima ci fossero le fate, poi le bruciarono tutte”: non a caso il Trentino fu sede di spietate esecuzioni di streghe in Val di Non, Val di Fiemme, Vallagarina etc. I padri conciliari non furono nemmeno sfiorati dal dubbio ed avvallarono tutte le basi teologiche della stregoneria. Tra le nequizie antifemminili si ricorda la ricerca del “marchio delle streghe” che avveniva pungendo l’accusata con degli spilloni: se la vittima non urlava dal dolore il fatto era subito messo a verbale come prova a carico poiché gli inquisitori ritenevano tipici della strega l’insensibilità al dolore e il non piangere.
In Germania sono segnalati casi di feroci vescovi che praticavano personalmente la tortura in sale insonorizzate tramite l’installazione alle pareti di scaffalature piene di bibbie. In molti casi furono arsi vivi perfino ragazzi, bambini e intere famiglie. Interessante è quanto riportato nel testo a proposito di una coraggiosa donna austriaca che pronunciò pubbliche frasi contro questa caccia spietata finendo essa stessa arrestata dall’inquisitore. L’autrice identifica nella cultura sessuofobica clericale uno dei moventi della caccia alle streghe: “il piacere era abolito. Il sesso esecrato. La sessualità immonda. La donna che provava piacere è il Male. Il Male è Satana. La donna è strega.”
Speriamo che gli autori dei libri scolastici di storia siano indotti da testi come questo a dare un più ampio spazio a tale problematica, spesso presentata in maniera riduttiva e fuorviante.
novembre 2002