R.

Brigantaggio italiano

Marco Vigna
Brigantaggio italiano
(Considerazioni e studi nell’Italia Unita)
Interlinea, Novara, 2020, pagine 559, euro 28
Ponderoso saggio storico, basato su un’amplissima bibliografia e consultazione di numerosi
archivi locali, con Indice dei Nomi.
La credibilità di tutte le ricerche citate in questo libro è però parzialmnte inficiata dal fatto
che l’Autore è un piemontese, la Prefazione è fatta da un piemontese, l’editore è piemontese,
lo stampatore è piemontese e l’opera è finanziata da un università piemontese.
Comunque, quale che sia l’accuratezza degli studi su cui si basa questo saggio, le
corresponsabilità papali e del clero dell’ex Regno di Napoli emergono inequivocabili. Il
libro afferma chiaramente l’esistenza di “una rete cospirativa borbonica e clericale”:
– Pio IX permise ai borbonici di creare “un minuscolo esercito semiclandestino creato
da Francesco II nel Lazio pontificio, raccattando volontari dall’aristocrazia cattolica
di paesi stranieri e sbandati e criminali dal Mezzogiorno”
– alcuni noti capi briganti come Cosimo Giordano frequentavano liberamente la Roma
pontificia: “E’ comunque provato che durante i suoi soggiorni a Roma il capobrigante
frequentava ambienti dell’alta società”
– altri briganti erano ospitati nei conventi del frusinate, Damiano Vellucci “beneficiava
dell’ospitalità offerta dai monaci del locale monastero” di Casamari
– il frate Mariano di San Giovanni, Isernia, “era effettivamente connivente con i
briganti” , un cosiddetto manutengolo, in quanto gli fu sequestrata una bisaccia piena
di pane in un bosco frequentato da briganti. Fu quindi fucilato sul posto ecc.
E’ bene considerare che è documentata “l’esistenza di un brigantaggio sotto i
Borboni” altrettanto pericoloso e violento. Il testo cita dati relativi alla Calabria
dove, nel periodo 1847-1852 “i briganti uccisi furono circa 1.000”. Per l’Autore
il brigantaggio meridionale sarebbe stato “un fenomeno storico” vecchio “di
almeno sei secoli”.
Al contrario il brigantaggio post-unitario sarebbe stato “breve nel tempo” ma comunque
sempre causato anche dalla povertà economico-culturale della maggioranza della
popolazione e da complicità clerico-nobiliari.
L’Autore ignora l’esistenza di una specie di “brigantaggio urbano” di matrice clericoborbonico-criminale che si rese responsabile della strage degli evangelici di Barletta nel
1866 e della tentata strage degli studenti napoletani che seguivano le lezioni universitarie
del filosofo ateo Bertrando Spaventa nel 1862 (1)
1) B.Spaventa, Epistolario, Viella, 2020 ; R. Russo, L’eccidio degli evangelici a Barletta,
Rotas, 2017
Pierino Marazzani, settembre 2021