Beato Impostore
Mario Guarino
Beato impostore
(Controstoria di Padre Pio)
Kaos Edizioni, 1999, pagine165, lire 25.000
Innanzi tutto bisogna inquadrare storicamente il paese di nascita di Padre Pio cioè Pietralcina in provincia di Benevento: zona di fanatismo religioso autolesionista. Infatti a Guardia Sanframondi, paese situato a circa tre chilometri di distanza, ogni anno moltissimi cattolici si lacerano le carni con spazzole di ferro che potrebbero benissimo essere state utilizzate da padre Pio per farsi le stimmate. Ma questa è anche zona di plebi reazionarie fi1oborboniche infatti a Pontelandolfo, paese situato a circa l0 chilometri di distanza, furono massacrati nel 1861 ben 45 soldati italiani in un agguato brigantesco.
I suoi genitori erano contadini analfabeti poverissimi che credevano anche al malocchio e alle fatture: insomma è chiaro che 1’ambiente reazionario fanatico e chiuso sommato alla famiglia superstiziosa ma nello stesso tempo religiosissima spiega perfettamente. la genesi di un personaggio come padre Pio. In lui albergavano dogmatismo, fanatismo, odio per tutti i noti cattolici, una concezione religiosa medievale e reazionaria per la quale, non a caso, fu sempre in buoni rapporti con i fascisti ed un suo devotissimo fedele fu perfino condannato a morte in contumacia per collaborazionismo con i nazisti.
Ma il testo si concentra soprattutto sul lato affaristico della vita di padre Pio che fu un’autentica calamita di denaro sia da vivo sia da morto. Alla faccia della povertà evangelica il povero convento di San Giovanni Rotondo si è trasformato in una centrale finanziaria dove per ben due volte i soliti speculatori d’assalto che promettono mirabolanti interessi hanno fatto breccia per poi regolarmente sparire con i miliardi loro affidati. Prima con lo scanda1o Giuffré che coinvolse otto ordini religiosi e ben 62 vescovadi per un totale di 3o2 singoli esponenti del clero e strutture clericali, poi con lo scanda1o Avorgna che si fregò ben otto miliardi clericali. Non parliamo poi dei traffici delle reliquie di padre Pio, in particolare dei suoi pannolini sporchi di sangue poiché siamo a livello di pura idolatria.
Il Vaticano intervenne più volte, comandò ispezioni e perizie ma, alla fine, in cambio grosse donazioni, concesse deroghe licenze privilegi dispense fino al punto di farlo beato dopo morto. Eppure le denunce sia anonime sia firmate che accusavano padre Pio di ogni sorta di abusi ed eccessi non sono mai mancate: i preti diocesani di Foggia e Benevento per decenni ne dissero e scrissero contro di lui di cotte e di crude.
Quello che questa biografia rivela è che per lui si mosse un vero e proprio clan di amici, sicuramente non del tutto disinteressati, che ricattarono e minacciarono il Vaticano più volte. Per esempio si rivela come nel 1931 il Vaticano finse di cedere ai ricatti del clan di padre Pio: si fece consegnare tramite la nunziatura di Monaco di Baviera 998 copie di un libro scandalistico per poi rimangiarsi le promesse.
Tutto questo vorticoso giro di soldi al convento di San Giovanni Rotondo vi provocava tensioni, risse e insulti tra frati e fedeli che si contendevano i favori di padre Pio.
In conclusione il testo evidenzia la solita colossale montatura orchestrata dalla chiesa ed in questo caso particolare dai francescani i quali, approfittando dell’indubbio carisma di padre Pio, ma glissando sui suoi fenomeni psicosomatici, invece di spedirlo in una casa di cura l’hanno strumenta1izzato al fine di abusare della credulità popolare.
Piero Marazzani, 1999