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Storia del ritorno dei valdesi nella loro patria dopo un esili di tre anni e mezzo

Vincent Minutoli (a cura di Enea Balmas)

Storia del ritorno dei valdesi nella loro patria dopo un esili di tre anni e mezzo (1698)

Claudiana Editore, 1998, pagine 571, lire 52.000

È sempre con un misto di orrore e di ammirazione che mi accosto alla storia del valdismo. orrore per i mostruosi crimini subiti ad opera dei papisti (come appunto sono chiamati più volte nel testo i cattolici) e ammirazione per come i valdesi sono riusciti a sopravvivere dal 12OO al 1848 a ben 648 anni di persecuzioni e discriminazioni di ogni genere: massacri, torture, roghi, prigioni, vandalismi, sequestro dei loro bambini, pestaggi eccetera. Questa serie infinita di efferatezze li hanno trasformati da seguaci di un interpretazione non violenta del cristianesimo in una piccola Prussia delle Alpi dove tutti gli uomini validi erano esperti di armi e non si tiravano indietro affatto se c’era da sgozzare o fucilare qualche nemico anche disarmato o ferito. Del resto che potevano fare?: O difendersi con le stesse armi dei papisti o morire tutti oppure finire in esilio nei paesi protestanti!

Nel 1696 piemontesi e francesi, occasionalmente alleati, li stanano uno per uno dai loro rifugi alpini: quelli che non sono uccisi subito, vengono deportati, si pensa di venderli come schiavi, una parte finisce a remare sulle galere francesi. Poche migliaia di irriducibili alla fine di molti patimenti, dietro pressione delle potenze protestanti, sono lasciati emigrare a Ginevra, Berna, nei Grigioni, nel Baden e perfino nel lontano e freddo Brandeburgo. La loro fortuna è di trovare dei capi seri e decisi. Quindi grazie anche a congrui finanziamenti possono tornare nelle loro valli nell’Estate del 1698 a prezzo di molto sangue. Il tempo piovoso e nebbioso delle Alpi consente loro di sgusciare via allorché sono circondati nella loro roccaforte della Balsig1ia ed infine un cambio di alleanze del duca di Savoia rappresenta la salvezza definitiva.

Evidenti sono i parallelismi tra l’avventuroso viaggio dei valdesi da Ginevra a Torre Pellice e altri lunghi viaggi di carattere bellico :

-la “Lunga Marcia” di Mao consigliato anche lui da due militari tedeschi;

-la spedizione dei “Mille” effettuata anch’essa con il decisivo appoggio degli inglesi, pure i valdesi del 1698 erano un migliaio;

 

-la marcia di Fra’ Dolcino dal Trentino al biellese, anche lui fu alla fine circondato e per sua sfortuna non riuscì più a fuggire.

Del tutto grotteschi sono i ringraziamenti a Dio che compaiono nel testo ad opera dei vari pastori valdesi. Ma se hanno dovuto subire ben 30 guerre contro di loro per so1i motivi di fede, se Dio li proteggeva veramente non poteva risparmiarle loro tutte e trenta? In realtà le religioni dividono il genere umano e sono fonte inesauribile di odi e rancori secolari.

In conclusione questo è un ottimo testo che ci illustra gli sforzi di una specie di” Internazionale” protestante per favorire il ritorno dei valdesi alle loro terre. Ben evidenziata in più punti è la doppiezza e la spietata crudeltà ricattatoria e omicida del clero cattolico.

Piero Marazzani, 1999