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Storia criminale del Cristianesimo

KARLHEINZ DESCHNER

Storia criminale del Cristianesimo

Tomo II (IL TARDO ANTICO- DAI CATTOLICI “IMPERATORI BAMBINI” FINO ALL’ELIMINAZIONE DEI VANDALI E OSTROGOTI ARIANI SOTTO GIUSTINIANO I (527-565))

ARIELE EDIZIONI, Milano, 2001, pagine 399, Euro 19,36

Il testo è corredato da una bibliografia di ben 1500 titoli e da un apparato di note poste alla fine dei sette capitoli, la cui somma giunge a 756. L’indice dei nomi copre 22 pagine.

Con questo secondo tomo si entra nel vivo dell’azione criminale del cattolicesimo, le cui mostruose atrocità emergono con grande evidenza nel testo. Purtroppo la sparizione di intere biblioteche incendiate dagli stessi cattolici rende difficile una completa ricostruzione degli avvenimenti, ma quello che resta è sufficiente a costituire un formidabile atto di accusa.

Il primo massacro etnico-religioso avvenne a Costantinopoli il 12 luglio del 400 quando 7000 goti ariani furono sterminati su iniziativa del vescovo Crisostomo. Poco conosciuto è il massacro di circa 20000 samaritani avvenuto in Palestina nel 529 a seguito di una loro ribellione dovuta alle continue persecuzioni cui erano sottoposti dai cattolici. Più note le stragi reciproche fra goti ariani e romani cattolici avvenute in Africa settentrionale e in Italia conclusesi con l’eradicazione spietata di questa secolare eresia: in tal caso si può parlare, secondo l’autore, di vera e propria crociata auspicata dal papato, che quindi è da considerare mandante e responsabile di tutti gli inenarrabili orrori che trasformarono l’Italia di quell’epoca in un deserto di fame e rovine. Le stragi non si limitavano agli eretici ma coinvolgevano anche gli ebrei che ad Alessandria d’Egitto subirono lo sterminio parziale e la deportazione totale di questa loro popolatissima comunità, la più numerosa della diaspora. L’autore scrive giustamente di “prima soluzione finale della storia della chiesa”.

Per la repressione del paganesimo l’imperatore Teodosio II varò un’ampia codificazione che prevedeva pene draconiane contro chiunque si ostinasse nei vecchi riti idolatrici: l’arte classica fu gravemente colpita da numerose devastazioni di insigni templi e la cultura lo fu dall’incendio dei libri, accusati di essere strumento del culto pagano (esempio famoso il rogo dei “libri sibillini”). Tutti i centri filosofici furono chiusi, i maestri esiliati o uccisi, come la famosa Ipazia di Alessandria assassinata con la co-responsabilità del patriarca Cirillo, le Olimpiadi vietate, i teatri chiusi trasformati in cave di pietra etc.

In quest’epoca iniziano le prime stragi fra cattolici determinate dalle ambizioni contrastanti dei diversi gruppi di potere clericali, sia a Roma sia in molte ricche sedi diocesiane. Il 26 ottobre 366 ben 137 fedeli dell’antipapa Ursino furono massacrati all’interno della basilica di S. Maria Maggiore dai fautori di papa Damaso, tutti mercenari assoldati fra la manovalanza della criminalità dell’epoca. Abbiamo anche i primi casi di papi morti improvvisamente in circostanze da far sospettare un avvelenamento ma il peggio in questo campo avverrà nei secoli seguenti.

Con pungente satira e frequenti agganci agli scandali del papato l’autore denuncia le continue degenerazioni del clericalismo, sia dei normali preti sia dei monaci i quali, specialmente in Egitto, crearono spesso disordini per beghe clericali e fratesche.

La complicità fra alto clero e potere politico imperiale sono ben evidenziate nel testo: la situazione di di sistematica intromissione aveva investito perfino la teologia dogmatica poiché tutti i concili ecumenici erano convocati dagli imperatori bizantini che spesso vi imponevano la loro volontà autocratica. In tali assemblee il potere dei papi non era affatto preminente come invece vogliono darci a bere i testi storici filo-cattolici. La pretesa dei papi di avere un primato su tutta la cristianità, proprio perché a Roma sarebbe morto l’apostolo Pietro, è polemicamente contestata dall’autore su basi scritturali e storiche.

Piero Marazzani, Maggio 2002