Liberi pensatori bruciati in Roma
Domenico Orano
Liberi Pensatori bruciati in Roma (Dal XVI al XVIII secolo)
Edizioni Bastogi, Foggia, 1980, pagine 138, euro 16,00
L’opera è costituita da importanti documenti unici tratti dalle annotazioni della Venerabile Confraternita di San Giovanni Decollato a cui era affidato il compito di accompagnare all’estremo supplizio i condannati a morte dal Tribunale dell’Inquisizione.
Il testo non è stato più ristampato e non figura nel catalogo online della casa editrice che, nel frattempo, ha cambiato nome.
Domenico Orano (1873-1918), studioso filantropo e Consigliere Comunale di Roma, è ricordato da una via a lui intitolata nel Municipio Roma III.
Il testo è preceduto da una virulenta introduzione anticlericale contro il “Ferro sacerdotale” datata 20 settembre 1904.
Si inizia con il rogo dell’eretico Giovanni Buzio da Montalcino, avvenuto il 4 settembre 1553, per finire con quello di Giuseppe Morelli di Montemilone del 22 agosto 176: sono in totale 98 roghi di carne umana con l’aggiunta di altri 30 roghi, i cui atti che li riguardano sono incompleti, ma che comunque consentono di identificarli come eretici arsi per motivi di fede.
DETENUTI CONDANNATI A MORTE A ROMA
DAL 1563 AL 1761 PER ORDINE DELL’INQUISIZIONE
DAI CUI ATTI RISULTA IL CARCERE DI PROVENIENZA
Essendo spariti i registri dei carcerati detenuti nelle prigioni romane in epoca preunitaria per motivi di fede, ci si può comunque fare un idea del loro luogo di reclusione riesaminando il libro di Domenico Orano, Liberi Pensatori bruciati in Roma, Edizioni Bastogi, Foggia, 1980.
Ecco i dati statistici:
Carcere Pontificio | Numero condannati a morte per eresia |
---|---|
Torre di Nona | 53 |
Corte Savella | 32 |
Palazzo del Sant’Uffizio | 6 |
Carcere del Campidoglio | 5 |
Carcere alla piazza san Macuto | 2 |
sconosciuto | 0 |
Totale | 98 |
Precisazioni:
per evitare lugubri cortei di condannati a morte e relativi macabri accompagnatori incappucciati, che avrebbero potuto turbare il delicato animo dei pellegrini, i detenuti nelle carceri del Sant’Uffizio, site nell’omonima piazza adiacente alla basilica di san Pietro, venivano quasi sempre trasferiti in precedenza in maniera discreta nelle carceri di Torre di Nona o di Corte Savella.
Fu questo il caso di Giordano Bruno, che fu preso in consegna dalla Compagnia di San Giovanni Decollato nelle carceri di Torre di Nona, ma che aveva passato gli oltre sette anni di carcere inquisitoriale in quelle del Sant’Uffizio. Esisterebbe una pianta delle prigioni del palazzo del Sant’Uffizio riportata in Daniel Ponziani, Interessi architettonici: i palazzi dell’Inquisizione, in Rari e preziosi. Documenti dell’età moderna e contemporanea del Sant’Uffizio, a cura di Alejandro Cifres, Marco Pizzo, Roma, Gangemi, 2009, pp.86-105, p.99.
In tali carceri potrebbero quindi rinvenirsi, tramite una delicata opera di archeologia forense, suoi eventuali graffiti originali!
Carcere di San Macuto: nel sito romasegreta.it vi è una foto di tali carceri, oggi trasformate in uffici, digitare piazza San Macuto.
Carceri di Torre di Nona: trasformate nel 1670 nel teatro Tordinona (vedi sito Wikipedia, digitare carceri di Torre di Nona).
Carceri di Corte Savella: demolite nel 1652 e assorbite nel limitrofo Collegio degli Inglesi “i cui monaci erano disturbati dalle continue grida dei tormentati” (vedi sito Wikipedia, digitare Corte Savella).
Carceri del Campidoglio: potrebbero essere quelle del cosiddetto carcere Mamertino, oggi sotto una chiesa sita nel Foro Romano, ma il testo di Orano è generico.
La concreta possibilità di ritrovare nel Palazzo del Sant’Uffizio dei graffiti originali di Giordano Bruno è basata su tre indizi:
• vi fu certamente detenuto per oltre sette anni e quindi, come quasi sempre fanno i carcerati, potrebbe avervi lasciato incisi scritti o disegni di suo pugno;
• fece richiesta di un compasso all’amministrazione del carcere, che gli fu negato, ciò prova che aveva voglia di disegnare come aveva fatto spesso in passato e con ottimi risultati;
• anche se i locali adibiti a carcere fossero stati intonacati sono disponibili oggi metodi scientifici modernissimi per rilevare gli eventuali graffiti occultati.
Pierino Marazzani, luglio 2020