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L’attentato al Papa

Rosario Priore

L’attentato al Papa

(Piazza San Pietro, 13 maggio 1981:l’inchiesta)

Kaos Edizioni, 2002,Milano, pagine 367, euro 20,00

Il libro raccoglie il testo integrale della sentenza del giudice istruttore Rosario Priore sull’ attentato al papa avvenuto il 13 maggio 1981.

In sostanza tutte le piste battute per risalire ai complici e mandanti del killer turco Mehemet Alì Agca sono finite nel nulla ma comunque dall’inchiesta sono emersi indizi suggestivi di una “pista vaticana”:

-testimonianze dell’ estremista turco Oral Celik indicavano due cardinali come mandanti

-è assodato che Alì Agca era presente in prima fila ad una visita del papa alla parrocchia romana di san Tommaso in una zona cui si poteva accedere solo con pass vaticani. E’ mai possibile che un pregiudicato turco musulmano possa ottenere un tale posto privilegiato senza influenti appoggi in Vaticano? Quali interessi tali ecclesiastici potevano trarre dal favorire un killer se non l’ uccisione del papa stesso?

-è accertato che Alì Agca soggiornò all’ hotel Aosta di Milano e per strana coincidenza vi fu registrata anche la presenza di un funzionario del Vatican1o.

Il Vaticano boicottò in ogni modo l’inchiesta sull’attentato al suo stesso capo. E’ chiaro che c’era del marcio da nascondere! Lo stesso giudice Priore così scrive alla fine del libro: “La Città del Vaticano, con una formale esecuzione delle rogatorie, ha di fatto impedito che di questa notizia (sulla pista interna NdR) si accertassero fonti, natura e destinatari”. Alcune richieste della magistratura italiana furono addirittura rigettate mentre altre furono attuate solo formalmente con il chiaro scopo di “porre una pietra tombale sulla ricerca della verità”. Il probabile movente dell’attentato sarebbe riconducibile alle gravissime connivenze tra la mafia e lo I.O.R. , la banca del Vaticano, a cui il papa ad un certo punto avrebbe dato fastidio. É quindi lo stesso movente che secondo vari autori (es. Oavid Yallop) avrebbe condotto alla precoce morte di Giovanni Paolo I e a quella di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, istituto bancario che in pratica era di proprietà del Vaticano. Così come Calvi aveva litigato con lo I.O.R. minacciando di mettere tutto in piazza, firmando a sua condanna a morte, così anche Giovanni Paolo II potrebbe aver toccato certi grossi interessi finanziari. Non a caso la segretaria privata di Marcinkus, presidente dello I. O. R. , non collaborò con le indagini

La cosiddetta pista bulgara non fu altro che un depistaggio antisovietico montato dalla CIA e dai servizi segreti italiani ricattando il detenuto Alì Agca con promesse attinenti alle sue condizioni di detenzione sul solco di altri misfatti simili risalenti alla strage di piazza Fontana a Milano. Da atti di fonte del Comitato Senatoriale dei Servizi di Sicurezza USA risulta che “Mosca avesse un accordo ufficioso con il papa per moderare le agitazioni in Polonia, in cambio della promessa sovietica di non intervento. L’opinione generale era che i sovietici non avrebbero avuto alcun vantaggio dal rovinare questa intesa”.

Piero Marazzani, ottobre 2003