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La sposa di Gesù crocifisso

RENATO PIERRI

La sposa di Gesù crocifisso (Il calvario di Gemma Galgani, condannata alla santità in nome di un falso Dio)

KAOS EDIZIONI, Milano, 2001, pagine 121, Euro 10,33

E’ un ottimo testo di controinformazione in materia di santificazioni, che si inserisce in quel filone aperto da Giordano Bruno Guerri con “Povera santa povero assassino” e proseguito con il “Beato impostore” di Mario Guarino. Questi tre autori ci illustrano i torbidi retroscena delle beatificazioni cattoliche senza nascondere nulla al lettore mentre, al contrario, le agiografie di questi tre santi scritte dai cattolici integralisti sono zeppe di falsità ed omissioni.

La sventurata protagonista di questo libro, Gemma Galgani (1878-1903), rimase vittima di un inganno orchestrato dal passionista padre Germano Ruoppolo al solo scopo di farne la santa di Lucca. Siamo in presenza di un orribile esempio di manipolazione omicida sado-masochistica di matrice clericale per cui questa giovane fu indotta ad una spietata auto-tortura a base di flagellazioni, digiuni, cilici che le penetravano nelle carni etc. Alle torture fisiche si sommavano quelle psicologiche: ingiurie, umiliazioni, mortificazioni, isolamento da ogni tipo di amicizia.

L’effetto di questo trattamento prescrittole dal suo direttore spirituale fu la totale distruzione del suo corpo e della sua personalità. La disgraziata giovane cadde presto preda di una grave forma di psico-nevrosi allucinatoria: Gesù stesso le avrebbe cinto il capo con la sua corona di spine calcandola ben bene, l’angelo custode si sarebbe trasformato in postino recapitandole lettere scritte personalmente da Cristo. La sua fanatica identificazione con Gesù la portò ad un livello tale di suggestione da riprodurre più o meno scientemente sul suo corpo le stigmate di Cristo.

La sfortunata giovane morì di tubercolosi a soli 25 anni e nel testo si evidenziano chiaramente le responsabilità clericali per la sua precocissima morte. Innazitutto i preti ordinarono che i medici non la visitassero mai disponendo di “tenerla lontano dai medici fossero pure santi”. Come giustamente sostiene l’autore, presentando alcuni dati sulla salute dei fratelli e delle sorelle della santa, è molto probabile che, se Gemma avesse potuto vivere un’esistenza normale senza le citate angherie, la tubercolosi non avrebbe avuto ragione di lei.. La verità è che Gemma è stata indotta da alcuni preti fanatici a distruggere la propria salute fisica e mentale nel folle tentativo di scimmiottare il sacrificio estremo di Cristo. Fu portata perfino a rinnegare le più elementari regole igieniche tanto che succhiava le piaghe purulente e lavava i piedi alle donne delle pulizie baciandoli fervidamente.

La demonizzazione del sesso era ovviamente al massimo grado possibile tanto che Gemma vedeva in ogni uomo una minaccia alla propria purezza e un “rivale” di Gesù. Ma, vedendo solo preti, per poco cadde essa stessa vittima del solito sacerdote maniaco. Quei pochi peccatucci che poteva commettere, ovviamente solo col pensiero visto l’isolamento in cui era costretta, le erano fatti scontare duramente dai suoi spietati confessori i quali l’avevano convinta di essere una grande peccatrice che meritava le pene infernali.

Solo negli ultimi mesi di vita sembra che intuisse qualcosa del tremendo inganno clericale di cui era stata vittima ma ormai era troppo tardi. Fu tradita dai preti anche da morta: le disposizioni testamentarie relative al suo cadavere furono ignorate per cui esso fu sezionato alla ricerca di segni speciali e straordinari di santità. Il Vaticano, spaventato dall’emancipazione femminile in atto nella prima parte del secolo XX, ne esaltò la figura in ogni maniera beatificandola nel 1933 e santificandola nel 1940. Infatti questa figura di donna manipolata al 100% dal clero capitava al momento giusto per essere presentata come modelli da contrapporre alle istanze di liberazione della donna.

Piero Marazzani, aprile 2002