R.

La misura del potere

David Bidussa

(Pio XII e i totalitarismi tra il 1932 e il 1948)

Solferino, Milano, 2020, pagine 266, euro 17,00

Testo reticente che non evidenzia sufficientemente lo stretto nesso fra chiesa e nazifascismo e relative stragi di matrice razzista, ma che comunque presenta alcuni nuovi documenti sulle loro ciniche complicità e connivenze.

In piena guerra il Vaticano avvia relazioni diplomatiche col guerrafondaio governo giapponese. Il papato ha un “atteggiamento di benevolenza” col governo fascista francese di Vichy. I terribili massacri dei croati fascisti contro ebrei e ortodossi suscitano solo un blando colloquio riservato fra San Montini e il loro rappresentante in Vaticano. Il Vaticano ordina al nunzio a Zagabria di limitarsi a protestare “in modo molto discreto che non venga interpretato come appello ufficiale”.

I vescovi francesi si limitano ad un “timido contrasto” del razzismo nazi-fascista ma almeno cercano di salvare migliaia di ebrei dalla deportazione.

Al contrario il clero regolare croato, francescani in primis, fu in prima linea nello sterminare civili innocenti, colpevoli solo di essere nati in famiglie che professavano altri culti.

Il testo contiene ampi riferimenti alle continue diffamazioni e calunnie contro comunisti ed ebrei diffuse dal Vaticano e altri centri della cattolicità volte sostanzialmente ad accreditare la favola filonazista che identificava ebrei e comunisti. Al contrario, allora come oggi, la massa degli ebrei sono apolitici, apartitici con una larga presenza di ebrei ortodossi fanatici. La strage polacca a Kielce nel 1946 con 42 ebrei linciati dal popolino era ovviamente per i preti “una macchinazione complottista” orchestrata dalla polizia filocomunista. In realtà fu l’ennesimo massacro attuato dai filoclericali.

Il testo conferma l’uso dei cifrati da parte dei nunzi con lo scopo, a mio parere, di potere perseguire scopi contrari alla stessa dottrina cattolica, se ciò gli conveniva dal punto di vista del potere clericale.

Il testo ricorda correttamente la spietata repressione poliziesca italiana contro l’opera teatrale “Il vicario”, che dava un gran fastidio al Vaticano: nel 1965 con capziosi pretesti che nulla hanno a che vedere con le libertà sancite dalla Costituzione “la polizia interviene a impedire la rappresentazione” bloccando addirittura le strade adiacenti al luogo della rappesentazione. Fu un abuso della “destra cattolica e politica”.

Pierino Marazzani, maggio 2021