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Il manganello e l’aspersorio

Ernesto Rossi

Il manganello e l’aspersorio

(La collusione fra il Vaticano e il regime fascista nel Ventennio)

KAOS EDIZIONI, Milano, 2000, pagine 371, lire 35.000

E’ una riedizione del testo stampato a Firenze nel 1957 dall’editore Parenti. Il noto storico Mimmo Franzinelli ne è il curatore e l’autore dell’interessante postfazione e della ricca bibliografia di circa 160 titoli sul clerico-fascismo. Del tutto assente l’iconografia specifica che pure su questo argomento è abbondantissima, perfino per la copertina si è ricorsi ad un fotomontaggio di dubbio gusto, pur esistendo foto originali molto più eloquenti.

E’ un testo di fondamentale importanza per l’analisi delle collusioni fra il Vaticano ed il fascismo durante il ventennio (1922-1943) anche se la parte dedicata al papato di Pio XII + oggettivamente limitata in quanto, da sola, riempirebbe un altro volume delle stesse dimensioni di questo.

Le fonti su cui poté appoggiarsi Rossi erano chiaramente incomplete (gli archivi del Vaticano non poterono ovviamente essere consultati) ma comunque sufficienti per provare, al di là di ogni dubbio, la piena corresponsabilità della chiesa nei mostruosi crimini perpetrati dal fascismo in Italia, in Etiopia e in Spagna.

Ed infatti l’autore dovette subire una velenosissima reazione da parte della stampa clericale che lo ricoprì di insulti, di cui risentì anche l’editore che poi infatti ha chiuso l’attività in circostanze che non conosco.

Fin dagli inizi il fascismo fu appoggiato da ampi settori del clero: alcuni preti parteciparono perfino alla marcia su Roma. I gagliardetti furono benedetti dai preti sia dentro sia fuori dalle chiese e lo stesso arcivescovo di Milano, Ratti, si compromise in tal senso.

Per ingraziarsi il clero Mussolini ordinò di aumentare gli stipendi ai preti e ai vescovi, esentò dal servizio militare i seminaristi, istituì l’esame di Stato, che prima non c’era, al fine di parificare le scuole clericali a quelle statali, ammise i crocefissi nella aule scolastiche, tribunali ecc., abolì la sgradita festa del XX Settembre e ne istituì altre d’accordo col clero, diede valore legale ai matrimoni e annullamenti religiosi, riconobbe al Vaticano un’enorme cifra in denaro in cambio della rinuncia ormai pleonastica ai territori dell’ex-Stato della Chiesa, deliberò esenzioni fiscali di ogni genere, parificò i cardinali ai principi di sangue reale, soppresse tutte le associazioni anticlericali, distrusse monumenti, targhe e lapidi sgradite al Vaticano, come per esempio il monumento a Fra’ Dolcino sul Monte Ribello a Biella, l’attentato al papa fu parificato a quello contro il re venendo punito con la pena di morte ecc.

In cambio di tutta questa montagna di favori il Vaticano spianò la strada alla dittatura fascista in primo luogo appoggiandola con tutta la sua stampa, che taceva sui crimini perpetrati  dai fascisti, appoggiava le spedizioni militari all’estero, minimizzava se non difendeva le leggi razziali. Furono organizzate spesso grandiose cerimonie clerico-fasciste con centinaia di preti radunati a osannare Mussolini.

Comunque è ovvio che i due totalitarismi, clericale da una parte e fascista dall’altra, mantennero margini di indipendenza reciproca: Mussolini, pur sollecitato, non demolì il monumento a Giordano Bruno a Roma ed anzi ne edificò un altro all’anticlericale Garibaldi ben in vista del Vaticano, inoltre non impedì le conferenze dello spretato e scomunicato Buonaiuti in giro per l’Italia. I protestanti furono lasciati stare, a parte sporadici arresti e vessazioni. La stampa cattolica ebbe così modo di lamentarsi per la troppa “liberalità” di Mussolini.

Piero Marazzani, Giugno 2001