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Il leone, il giudice e il capestro

Alessandro Volterra e Maurizio Zinni
Il leone, il giudice e il capestro
(Storia e immagini della repressione italiana in Cirenaica 1928-1932)
Donzelli editore, Roma, 2021, pagine 200, euro 30,00
Saggio storico rigorosamente documentato su fonti archivistiche e
bibliografiche con Indice dei Nomi e un’apparato iconografico di ben 106
foto originali e due mappe. Bibliografia di circa 200 testi.
I crimini del colonialismo fascista in Libia, con particolar riferimento al
clerico-fascista Graziani, sono precisamente indicati nel testo: “119
condanne capitali” di cui sono sparite le sentenze: “i dispositivi delle
sentenze…a oggi non sono ancora stati rinvenuti in alcun archivio”.
Le diffamazioni a sfondo razzistico contro il popolo arabo propalate dal
fascismo con la decisiva connivenza clericale sono segnalate chiaramente:
“stereotipo dell’arabo inerte, senza tempo e storia, povero e cencioso ma
comunque particolare perché diverso”. Si accenna anche ad una presunta
“supremazia razziale” italiana di cui erano generalmente convinti i nostri
avi di quell’epoca: su di essa si basava “la ferrea e spietata politica di
dominio”. La mancanza, allora come oggi, di una specifica enciclica
papale antirazzista lascia la porta aperta al ritorno di tali incubi storici.
Anche i dispositivi delle sentenze del Tribunale speciale per la difesa dello
Stato fascista di Bengasi in Cirenaica “ugualmente sembrano essere
scomparsi”. A mio parere siamo in presenza di un preciso piano
dell’apparato clerico-militarista italiano che in tutto il dopoguerra, con la
decisiva complicità dei governi democristiani, ha occultato i documenti di
ogni tipo di crimine di Stato nazi-fascista.
In conclusione questo libro suggerisce l’esistenza in luogo ignoto di Roma
di un grosso mobile, analogo al cosiddetto “Armadio della vergogna”,
relativo a fascicoli giudiziari cirenaici di epoca fascista.
Aprire tutti gli archivi agli storici comprendendovi tutti i documenti più
vecchi di 50 anni!
A parte va considerata la poco nota vicenda del soldato disertore e apostata
Carmine Jorio (1892-1928) “condannato per ben due volte alla pena di
morte”. Anche di fronte al plotone di esecuzione rifiutò di tornare al
cattolicesimo: “Alla richiesta se voleva morire da cristiano…volle prima
riflettere e poi rifiutò”. Il testo ipotizza motivi di opportunità famigliare
poiché i suoi figli erano stati da lui cresciuti nella religione islamica.
Pierino Marazzani, agosto 2022