R.

Opere in I edizione nel 2016

Pino Aprile
Carnefici
(Fu genocidio: centinaia di migliaia di italiani del sud, uccisi, incarcerati, deportati, torturati – Ecco le prove)
Piemme, Milano, 2016, pagine 465, euro 19,50

Ampio saggio storico, molto polemico, ma comunque ricco di riferimenti bibliografici e statistici utili per capire meglio questa triste pagina del nostro Risorgimento.

Le prove delle fucilazioni di massa contro civili armati o loro presunti complici disarmati sono convincenti. La deportazione degli ex-militari borbonici in luoghi malsani ad alta mortalità siti in Piemonte è realmente avvenuta (alcune fortezze erano le stesse che videro morire di stenti molti valdesi alla fine del secolo XVII).

Il ruolo reazionario guerrafondaio del papato non è pero evidenziato nel testo: l’ex-re borbonico Francesco II era a Roma, ospite del beato Pio IX, libero di dirigere tramite una rete di spie la resistenza legittimista fino al XX settembre 1870. Non a caso il cosiddetto “Brigantaggio” praticamente si esaurisce dopo la liberazione di Roma e la fine del suo crudele governo assoluto clericale.

Istigati sottobanco dal ghigliottinatore Pio IX quasi tutti i preti e frati meridionali predicavano più o meno apertamente a favore della restaurazione dei Borboni. I molto pii militari piemontesi, ben noti per il loro fervore religioso, si trasformarono quindi controvoglia in ferocissimi anticlericali, manco fossimo a Barcellona nel 1936:
 71 vescovi deportati a cominciare dal vescovo di Napoli
 2.400 conventi chiusi e ordini religiosi soppressi
 30.000 religiosi perdono tetto e sussistenza
 in Sicilia sono fucilati 64 preti e 22 frati, 12 chiese saccheggiate, sacerdoti incarcerati a centinaia
 l’arcivescovo di Monreale (Palermo) fu arrestato insieme a 70 preti e 100 frati nel 1866
 i beni mobili e immobili delle diocesi e degli ordini religiosi cancellati sono confiscati dallo Stato oppure finiscono per pochi soldi nelle mani dei possidenti locali filo-piemontesi
 le scuole private religiose furono chiuse a migliaia in quanto sospetti covi di propaganda borbonica. L’Autore scrive di scuole “private” senza aggiungere aggettivi ma, allora come oggi, le scuole private sono in gran parte gestite dai clericali
 ad Auletta (Salerno) un prete che si era rifiutato di inginocchiarsi davanti al tricolore fu assassinato a colpi di calcio di fucile dai bersaglieri, un parroco fu ucciso dai militari anche a Casalduni (Avellino) ecc.

L’Unità d’Italia fu per il Sud un grandioso evento di declericalizzazione della società!

Basti pensare che, prima di Garibaldi, in alcune città della Sicilia vi era un numero esorbitante di preti: a Girgenti, odierna Agrigento, su 17.000 abitanti vi erano ben 450 preti e solo 6 medici, poi il rapporto si è rovesciato e oggi vi sono 450 medici e solo sei sacerdoti! (1)

Ma quasi tutte le conquiste laiciste del Risorgimento andarono perse con il Concordato clerico-fascista del 1929 e poi con quello craxiano del 1984 per cui, oggi, ci ritroviamo con una Chiesa Cattolica ancora più ricca e prepotente di prima, ma almeno con un clero drasticamente ridotto di numero e oggi composto in buona parte da preti e suore provenienti anche da lontani Paesi. Le monacazioni forzate, fenomeno diffusissimo al sud prima di Garibaldi, cessarono definitivamente con l’annessione al regno sabaudo (2).

Con la fine dei Borboni il clero perse anche il privilegio di essere giudicato in propri tribunali diocesani in cui i giudici erano anche loro preti: il sacerdote criminale rischiava di finire processato come tutti gli altri cittadini.

Le controprove che l’azione anticlericale risorgimentale in realtà nascondeva la segreta voglia di riconciliarsi al più presto col papato sono tre:
 lo Statuto del nuovo Stato italiano riconosceva comunque il cattolicesimo come unica religione ufficiale dello Stato, gli altri culti erano solo ammessi e tollerati
 le proposte di legge per introdurre in Italia il divorzio furono sempre respinte dal Parlamento
 l’Anticoncilio tenuto dagli anticlericali europei a Napoli nel 1870 fu subito sciolto dalla Questura pur essendo tenuto in un teatro privato e non avendo dato luogo ad alcun tumulto.

L’autore accusa indirettamente i questurini di aver creato ad arte dei complotti, anche anarchici, “per poter incolpare e dissolvere di volta in volta l’area di opposizione che dava più pensiero”.

I Pinelli, vittime delle montature poliziesche, c’erano già ai tempi del Risorgimento! Il libro cita anche alcuni passi di Gramsci contro i massacri militaristi del Sud che misero “a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri”.

Per quanto riguarda le terribili sevizie, inferte ai rispettivi prigionieri, il testo equamente ne riferisce alcune: “in Campania, a una spia dei piemontesi tagliano orecchie e naso”, a Casalduni (Benevento) “i soldati avrebbero torturato e ucciso una decina di persone”.

A parte è da rilevare una clamorosa svista dell’Autore che, a pagina 357, scrive del virus del colera: in realtà il vibrione di questa malattia che imperversava nell’Italia di quell’epoca è un batterio e non un virus!

In conclusione, si rimane attoniti di fronte a questa immane carneficina fra italiani: alla fine vinsero i piemontesi anche perché, appena liberata Roma, vi trasferirono subito la capitale per dare un chiaro ed inequivocabile segnale unitario: non era il Piemonte ad annettersi il Sud ma l’Italia a unificarsi, pur sotto un Stato monarchico-militarista spietato. Presto furono nominati anche vari ministri meridionali: l’ex-garibaldino siciliano Crispi, l’ex-militare della spedizione di Pisacane, il calabrese Nicotera, liberato dall’ergastolo borbonico ecc.

Anche dal lato culturale si volle dare un segnale al Sud riconoscendo Giordano Bruno, ex-suddito del regno di Napoli, come alfiere e antesignano della filosofia nazionale italiana per cui il governo acconsentì che mazziniani, anarchici, socialisti e gente comune si autotassassero per erigergli un monumento in una centrale piazza di Roma (3).

Note bibliografiche:
1) Il Medico d’Italia, n°39,maggio 1988,pag.5. Articolo a firma di Francesco Geraci, presidente dell’Ordine dei Medici di Agrigento
2)E. Caracciolo, Misteri del chiostro napoletano, Giunti, Firenze,1991. Testo autobiografico in cui questa poveretta racconta la sua tristissima vicenda di ragazza monacata a forza. Solo con l’arrivo dei garibaldini fu definitivamente liberata da un truce convento dove molte suore erano impazzite e alcune si erano suicidate o avevano tentato di farlo
3) M. Bucciantini, Campo dei Fiori, Einaudi, Torino, 2015, pagine 251-255

Pierino Marazzani, agosto 2016

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Dario Fo e Giuseppina Manin
Dario e Dio
Guanda, Milano, 2016, pagine 175, euro 15,00

Testo autobiografico-satirico con molti elementi di ragionata critica anti-religiosa e anti-biblica: Dio avrebbe “una stoffa da gran falsario per riuscire fin dalla notte dei tempi a farsi passare per Padreterno, a farsi adorare…a raccontare le favole più inverosimili e gabbarci in massa, a sancire le peggiori efferatezze”.

Dario si dichiara non credente e di aver pregato solo qualche volta, da bambino: “Non credo a nessun Padreterno”.

Le contraddizioni della Bibbia sono segnalate in più passi del libro: “Ti ordina di non uccidere, ma poi incita il suo popolo a colpire i nemici di Israele”. Dario osserva come nella Bibbia vi siano, a proposito della creazione , “due versioni, quella in uso di un Creatore dai super-poteri che risolve la faccenda in sette giorni, e un’altra, più antica, dove Lui viene presentato in una versione ridimensionata come un vasaio”.

La satira anticlericale antireligiosa pervade tutto il libro, Dario si immagina Dio “Come un folle di talento” oppure “Un bel caso clinico, Freud ci andrebbe a nozze”. Dio è un confusionario che urla al vento, grida: “Nessuno tocchi Caino! Troppo tardi, e poi, a chi lo dice? Sulla Terra in quel momento ci sono solo tre esseri umani! Con chi ce l’ha? Sta dando i numeri?”.

Sulla presunta reliquia del Santo Prepuzio di Gesù si satireggia sulla sua moltiplicazione: “Due, quattro, otto, dodici, diciotto…Ciascuno naturalmente il solo vero”. Solo nel XX secolo la Chiesa respinge lo “sconveniente cimelio” e ne vieta il culto, pena la scomunica. Si attribuisce addirittura a sant’Agostino la definizione di saltimbanco per Gesù Crocifisso, trattando a proposito degli infiniti mondi sparsi nell’universo e della salvezza delle loro genti. Cristo è paragonato anche a un capocomico con la sua pittoresca compagnia in cui a ciascuno assegna la sua parte nella sceneggiata evangelica.

A proposito del suo anticlericalismo Dario si dichiara “mangiapreti” solo di alcuni, cioè di quel clero dogmatico e fondamentalista che propala le più incredibili fantasie teologiche come quello dello Spirito santo: Dario satireggia sulla sua rappresentazione in forma di colomba!

Dario accenna anche a Giordano Bruno come uno dei “grandi eretici della storia…arrostito perché credeva in un universo senza confini e una divinità che ogni cosa pervade”. La tragedia del filosofo nolano si inserisce nel filone omicida di molte leggende bibliche: “La morale di queste storie è terribile. La violenza, la crudeltà, farebbero parte del progetto di Dio”.

Dario ha parole molto dure anche contro la concezione religiosa patriarcale cattolica che dura da due millenni “fino all’esclusione, tuttora in vigore, della donna da qualsiasi ruolo gerarchico. Sepolta viva nei conventi come suora, serva dei preti come perpetua, ma mai degna di varcare la soglia sacerdotale, di poter far parte della struttura ecclesiastica”.

Pierino Marazzani, settembre 2016

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Pierino Marazzani
Calendario di Effemeridi Anticlericali 2017
Edizioni La Fiaccola, Ragusa, 2016, pagine16, euro 7,00
per richieste sms al 349 4603 869 o e-mail a:
pierinogiovannimarazzani@gmail.com

Il calendario anticlericale, redatto sempre da Pierino Marazzani, giunge alla sua 26a edizione le cui illustrazioni sono dedicate quest’anno ad un mix di vignette dissacranti.

Il testo raccoglie ben 342 nuovi misfatti e disgrazie clericali di argomento vario: preti pedofili in primis, religiosi ladri e truffatori, persecutori e lussuriosi, abusanti della credulità popolare, complici dei nazi-fascisti di ieri e di oggi. Per quanto riguarda le terribili disgrazie che colpiscono da sempre i preti e i loro stretti fautori segnalo varie date relativi a preti suicidi, parrocchiani e pii pellegrini morti per accidenti vari in chiese e santuari o loro attinenze, croci e statue distrutte da fulmini ecc.

La rubrica “Detti anticlericali” raccoglie 8 brevi scritti di politici, medici, eretici, monache ribelli, scienziati dal secolo XVI all’età contemporanea in cui si formulano pesanti critiche antireligiose, antipapali e anticlericali.

La rubrica “Poesie anticlericali” raccoglie 5 composizioni di due noti poeti romaneschi, del contemporaneo Adriano Grazioli conosciuto ai Meeting anticlericali di Fano e due della stimata poetessa atea-anticlericale di origine valtellinese Lorenza Franco.

La rubrica “Suicidi clericali” denuncia la totale disperazione esistenziale di 10 religiosi, 4 preti, 2 frati e 4 suore, che li portò al gesto estremo, ma quale felicità cristiana! Nel 1958 un frate spagnolo tentò tre volte di uccidersi in un solo giorno!

La rubrica “Clero degenerato” raccoglie brevi cenni biografici dei peggiori religiosi della storia della Chiesa, quest’anno sono 12: 7 preti, 2 frati, 2 suore e un gruppo di preti pedofili del Collegio Aloisius di Bonn in Germania che molestarono decine di ragazzini.

Infine la rubrica “Vittorie anticlericali” raccoglie dati statistici che provano la crisi del clericalismo in Italia. Le notizie positive sono talmente tante che, da quest’anno in poi, la rubrica sarà sdoppiata per cui, ad anni alterni, si daranno le notizie italiane e l’anno successivo quelle del resto del mondo.

Il Calendario è corredato da breve bibliografia: segnalo la consultazione e classificazione integrale di tutti i misfatti segnalati sull’amplissimo Dizionario Storico dell’Inquisizione in 3 grossi volumi edito dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

L’interessante catalogo ragionato dei libri ateo-anticlericali delle Edizioni La Fiaccola, casa editrice fondata dal compianto Franco Leggio a lungo perseguitato dalla magistratura per presunti vilipendi e oltraggi alla religione ufficiale dello Stato, chiude il Calendario di quest’anno.

Palmira Chiroli, ottobre 2016

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Giuliana Sgrena
Dio odia le donne
Il Saggiatore, Milano, 2016, pagine 207, euro 18,00

L’autrice, nota giornalista di origine piemontese a suo tempo sequestrata in Iraq, illustra le idee delle tre grandi religioni monoteiste riguardo alla donna, filtrandole in maniera critica dal punto di vista di una non credente.

Il testo sembra quindi una specie di piccolo trattato di teologia comparata, ma il taglio giornalistico, i riferimenti autobiografici, spesso anticlericali, e le affermazioni femministe lo rendono interessante, pur trattando un argomento già esaminato in un infinità di libri e articoli.

L’Autrice racconta le sue pessime esperienze giovanili con suore avide e fanatiche: frequentando le scuole elementari fu ossessionata da una suora che cercava di indurle una vocazione religiosa inesistente, alle scuole superiori in collegio fu vittima di altre suore che l’obbligavano a fare il bagno in camicia da notte e a sorbirsi tre messe a settimana. Inoltre fu testimone di esosi versamenti obbligatori di denaro per il compleanno della madre superiora.

Non mancano nemmeno insinuazioni su sospette tresche erotiche fra le suore e un giovane prete confessore. Una chicca anticlericale rarissima a proposito di certi avari parroci novaresi e riferita dall’Autrice a proposito del matrimonio di suo padre: il parroco titolare della parrocchia materna, avendo saputo che la sposa si sarebbe trasferita nella parrocchia del marito, avrebbe preteso una sorta di risarcimento dai novelli sposi a causa della perdita di un possibile introito.

La discriminazione più evidente operata dalle religioni monoteiste contro la donna è l’esclusione dal sacerdozio che comunque, di fronte all’avanzare del progresso, va scemando: tra gli ebrei riformati sono state ordinate ben 552 rabbine, tra gli evangelici sono ammesse pastore protestanti ormai a migliaia, in Algeria sono ammesse donne mufti nel consiglio degli ulema, dotti studiosi di teologia islamica.

I cattolici integralisti del Movimento per la Vita usano spesso del terrorismo psicologico per colpevolizzare le donne e indurle quindi indirettamente all’aborto clandestino. Il libro segnala che, su questa rilevante tematica e su quella della contraccezione, islamismo ed ebraismo sono meno rigidi specie riguardo alle donne che chiedono di abortire per gravi motivi di salute.

Il testo contiene anche un riferimento indiretto al XX settembre, infatti con la liberazione di Roma nel 1870 sparisce definitivamente in Italia il maggiorascato, ingiusta legge che garantiva tutta l’eredità al primogenito maschio. Con la vittoria del laicismo risorgimentale si aprono finalmente anche alle donne le porte delle Università italiane, prima dell’Unità d’Italia le donne laureate erano rarissime contandosi solo una laureata in Legge a Pavia, una in Filosofia a Padova e un insegnante di Anatomia a Bologna.

Pierino Marazzani, novembre 2016

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Henry Gee
La specie imprevista
(Fraintendimenti sull’evoluzione umana)
Presentazione di Telmo Pievani
Il Mulino, Bologna, 2016, pagine 302, euro 19,00

Ampio saggio scientifico divulgativo, ben comprensibile anche ai non specialisti in materia, in difesa dell’Evoluzionismo darwiniano di cui si precisano le caratteristiche alla luce delle più recenti scoperte.

L’attacco contro i creazionisti è molto polemico: “Alla fine, per i creazionisti si può provare solo pietà. Molti di loro credono nella verità letterale della Genesi nonostante la Bibbia sia stata scritta in epoche diverse e da mani diverse e nonostante sia stata tradotta in inglese dall’ebraico classico, un linguaggio così ricco di insidie…”. Non sono altro che pseudo-scienziati e ciarlatani! Fanno citazioni fuori contesto e non studiano nulla in modo sistematico!

Un altro punto importante in cui l’Autore attacca indirettamente i dogmi cristiani è quello inserito nel capitolo “L’errore umano” : l’intelligenza di certi animali è tale per cui, dopo aver fornito ottimi e chiari esempi, l’Autore la paragona senz’altro a quella di alcuni nostri antenati del Paleolitico.

Bisogna apprezzare “il valore pratico che tali capacità hanno per loro”. Di conseguenza la presunta unicità di noi umani è messa in dubbio. Si presentano evidenti prove per “smontare la falsa argomentazione dell’eccezionalità umana”.

Ma il senso principale del libro è il concetto che “L’Evoluzione è fatta di progresso tanto quanto di perdita”. Si ribadisce che non esiste alcuna evoluzione lineare della nostra specie ma una serie di cespugli evolutivi dovuti al caso e alle necessità derivanti da sconquassi geologici, malattie epidemiche più o meno micidiali, guerre e guerriglie eccetera.

L’incredibile sviluppo delle ricerche sulle forme antiche di DNA ci fornisce quasi ogni giorno nuovi dati scientifici su cui fondare nuove ipotesi e teorie evolutive.

Interessante è anche la sintetica definizione dell’Evoluzionismo presentata in questo libro come “trasformazione degli organismi nel tempo geologico”.

Pierino Marazzani, novembre 2016

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Max Riebling
Le spie del Vaticano
(La guerra segreta di Pio XII contro Hitler)
Mondadori, Milano, 2016, pagine 384, euro 25,00

Saggio storico ben documentato, con nuovi interessanti documenti e testimonianze sulla doppiezza di Pio XII il quale, nel mentre inviava lettere di auguri a Hitler e ne riceveva diplomatici e militari, avrebbe favorito se non addirittura diretto una serie di complotti per ucciderlo.

Lo stesso Autore afferma che “se si giudica Pio XII solo in base a quanto non ha detto, non lo si può che condannare…avrebbe dovuto parlare. Avrebbe avuto quel dovere non solo come pontefice, ma anche come uomo”.

L’Autore sottolinea amaramente come dal 1939 al 1945 questo papa pronunciò la parola “ebreo” o “giudeo” solo una volta nell’ottobre del 1939: poi si attenne solo a generiche frasi umanitarie tacendo sul genocidio specifico di circa sei milioni di ebrei nei territori occupati dai nazisti!

Anche la gerarchia cattolica polacca si rese complice del genocidio facendo distruggere documenti scottanti: il cappellano militare italiano, padre Pirro Scavizzi, aveva steso un rapporto apposito “per l’arcivescovo di Cracovia, il quale gli ordinò di distruggerlo per tema che i tedeschi lo scoprissero e sparassero a tutti i vescovi”.

Nelle note del libro si ricorda una significativa frase pronunciata da un gesuita allorché i nazisti scoprirono nel 1943 degli ebrei nel suo convento romano e gliene chiesero il motivo: “Per la stessa ragione per cui probabilmente presto nasconderemo voi”. Mettere sullo stesso piano civili inermi innocenti e feroci militari delle SS è tipico del più bieco cinismo clericale!

Di fronte a svariati feroci atti persecutori contro alcuni preti tedeschi dissidenti e coraggiosi dirigenti dell’Azione cattolica, sollecitato dai cardinali del Reich, Pio XII evitò sempre di “parlare chiaro” limitandosi ad agire nell’ombra tramite gesuiti e laici cattolici tedeschi.

Essi organizzarono congiure per uccidere Hitler con la complicità anche di esponenti protestanti luterani e dei servizi segreti tedeschi diretti dall’ammiraglio Canaris, che nel 1945 finirà ucciso dai nazisti nel lager di Flossemburg dopo che erano stati scoperti suoi documenti compromettenti.

La congiura di Stauffenberg del 1944 fu appoggiata sottobanco dal clero cattolico in collegamento col Vaticano: nell’ipotizzato governo post-nazista esso avrebbe dovuto avere un ruolo importante. Il libro identifica nei gesuiti di Monaco di Baviera il principale centro dell’opposizione clandestina a Hitler.

Una lettura accurata del testo ne svela anche un latente anticlericalismo. Infatti alcuni fatti disdicevoli della storia della Chiesa non sono affatto taciuti, anzi sono rimarcati con un certo compiacimento:
– “Durante la Controriforma, i gesuiti ampliarono le dottrina dell’aquinate (Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa NdR) per giustificare complotti contro i re protestanti e, durante il Risorgimento, le truppe svizzere di Pio IX, attirati tramite agenti provocatori i combattenti per l’unità d’Italia a Perugia, li decapitarono”
– il libro conferma la reale esistenza del “telefono placcato d’oro” di Pio XII. Tale implicito insulto ai poveri di tutto il mondo, sommato alla stretta convivenza con suor Pascalina Lehnert e ai notevoli favori fatti ai suoi nipoti Pacelli, da lui creati principi, smentisce completamente ogni sua presunta santità! La verità è che Pio XII approfittò della sua carica per concedersi lussi e privilegi vari
– l’arcivescovo Conrad Grober di Friburgo in Germania “a quanto pare aveva un’amante mezza ebrea” e “aveva collaborato con le SS per paura che venisse fuori la sua liaison”
– Si rivela anche “un terribile segreto” a proposito di una strage di ebrei inermi avvenuta a Rottingen nel 1296 il 20 aprile, giorno del compleanno di Hitler, ventuno ebrei uccisi in quanto “accusati di aver profanato l’ostia consacrata.”

Il testo presenta brevemente anche tre figure di preti degenerati:
– il monaco benedettino filo-nazista Herman Keller violava continuamente i suoi voti di castità menando vita libertina e ubriacandosi spesso. Era un razzista antisemita, tanto da recarsi a Gerusalemme per concordare con il Gran Mufti mosse persecutorie contro il popolo ebraico. Testimoniò anche nei processi farsa contro i cattolici anti-nazisti
– don Joachim Birkner era una spia delle SS in Vaticano dove fingeva di fare ricerche storiche nell’Archivio Segreto
– monsignor Rudolph Gerlach, gran ciambellano di papa Benedetto XV (1914-1922), era in realtà un agente segreto tedesco e fu coinvolto attivamente nel sabotaggio di navi militari italiane provocando la morte di centinaia di marinai.

Pierino Marazzani, novembre 2016

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Andrea Greco Giuseppe Oddo
Lo Stato parallelo
(La prima inchiesta sull’ E.N.I. tra politica, servizi segreti, scandali finanziari, nuove guerre da Mattei a Renzi)
Chiarelettere, Milano, 2016, pagine 350, euro 17,50

Il libro-inchiesta, ripercorrendo note vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi), tratta anche indirettamente del Vaticano e della sua banca, lo I.O.R. :

-il massone clerico-fascista Licio Gelli fu sempre difeso dalle correnti democristiane degli andreottiani e fanfaniani anche su ispirazione del presidente dell’ENI Eugenio Cefis il quale potrebbe essere stato alla base di molte macchinazioni eversive ispirate dalla destra clericale

-la Democrazia Cristiana, espressione politica del Vaticano, percepiva “la fetta più grossa” dei cospicui fondi rubati dalle casse delle aziende del gruppo ENI. Tale partito filo-clericale era infiltrato da esponenti della loggia P2 guidata dal già citato ex-repubblichino Licio Gelli, il testo fa i nomi di alcuni deputati. La DC era finanziata anche a livello di singole correnti: “La corrente di base della DC: cos’altro fu se non un capitolo della storia dell’ ENI?”

-l’Osservatore Romano fu ed è ancora oggi finanziato dall’ ENI tramite molte pagine di pubblicità a pagamento

-l’ENI si prestò al salvataggio strisciante del Banco Ambrosiano, il cui vero proprietario più o meno occulto era il Vaticano, tramite versamenti mai restituiti per un totale di 76 milioni di dollari. Regista del tentativo di salvataggio fu Licio Gelli, amicissimo di potenti cardinali

-lo I.O.R. è citato nel testo a proposito di fondi neri per ben 93 miliardi riciclati nella banca del vaticano nel 1993

In conclusione il testo riconferma complicità, connivenze ed omissioni del Vaticano e della sua banca negli scandali politico-affaristici italiani del dopoguerra.

Pierino Marazzani, gennaio 2017

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Paolo Flores d’Arcais
La guerra del sacro
(Terrorismo, laicità e democrazia radicale)
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2016, pagine 245, euro 15,00

Il testo è venduto nelle librerie con una fascetta marrone recante la scritta: “La guerra del fondamentalismo contro la modernità”. Per l’Autore l’essenza del fatto religioso è il fondamentalismo cioè una presunta legge dettata da Dio stesso cui all’uomo spetta solo di interpretarla e obbedirla.

Pretesa di ogni religione fondamentalista è la mancata distinzione tra peccato e reato, teologia e diritto, tradizione e cultura: il fondamentalismo non è un’aberrazione della religione bensì la sua condizione ovvia e originaria. La vocazione essenziale della religione, massimalista e monoteistica, è sottomettere ogni sfera dell’esistenza: l’Autore cita come esempi di fanatismo fondamentalista papa Wojtyla, il cardinal Biffi, i Legionari di Cristo ecc.

Per difendere la libertà sessuale della donna, cuore della discriminazione di matrice religiosa, andrebbe resa obbligatoria l’educazione sessuale a scuola: la ragazza che cresce in una famiglia molto religiosa è spesso sottoposta ad una cappa di isolamento e di sottomissione psicologica totalizzante. I diritti umani devono venire prima delle pratiche religiose.

Gli attentati contro concerti rock, giornali satirici, locali gay e discoteche evidenziano che è in atto una guerra fondamentalista contro il moderno, specie se caratterizzato da atteggiamenti alternativi alla morale religiosa tradizionalista.

La nostra epoca è nata dalla scienza, dall’eresia protestante e dalle lotte per l’emancipazione delle classi più povere: ne è scaturito uno Stato sociale di diritto basato sulla sovranità democratica.

L’Autore sottolinea come “un rosario di pontefici” scomunicarono tali movimenti in quanto mettevano in discussione i loro privilegi ed attacca indirettamente l’ora di religione che separa fin da bambini i non cattolici dal resto della scolaresca.

Bisogna difendere l’Homo Sapiens, libero e autonomo, dalle milizie integraliste al servizio delle gerarchie del sacro. Per certi fanatici religiosi la verità è una e non è negoziabile con alcuna istanza del mondo contemporaneo. Per loro il colpevole di empietà deve pagare con la vita “come nell’Europa di quattro secoli fa” ai tempi di Giordano Bruno. Bisogna quindi rilanciare le battaglie laiciste per “esiliare Dio dalla scena pubblica”, per sconfiggere il clericalismo e lo Stato confessionale.

Libertà di scelta senza alcuna discriminazione: i ministri di culto ammoniscano pure i loro adepti ma mai pretendano che tali prescrizioni possano imporsi attraverso la legge dello Stato.

Infine l’Autore segnala un fatto storico poco conosciuto: lo stato USA del Rhode Island fu tra i primi a proclamare già nel secolo XVIII una libertà completa e uguale per tutti in materia religiosa comprendente perfino gli atei.

Pierino Marazzani, gennaio 2017

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Sandro Gerbi
I Cosattini
(una famiglia antifascista di Udine)
Hoepli, Milano, 2016, pagine 319, euro 18,00

Testo biografico su questa importante famiglia di tradizioni laiciste citata anche nell’Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza con una voce apposita.

Il capostipite Gerolamo (1847-1904) era un attivo giudice anticlericale tanto che i suoi funerali “per espresso volere dell’estinto” avvennero “senza preti”. L’Autore del libro scrive del suo “laicismo di stampo risorgimentale”, orientamento che trasmise al figlio primogenito Giovanni (1878-1954). Era anche abbonato al periodico anticlericale “L’Asino” come risulta dalle carte su di lui conservate nella prefettura di Udine. Promotore e animatore della stampa socialista locale su cui scrisse anche “qualche bordata anticlericale”, i suoi comizi erano spesso disturbati dai preti che, dalla guerra di Libia in poi, erano divenuti complici di tutte le nefaste avventure militariste italiane. Come senatore del Partito Socialista, partito che votò compatto contro l’inclusione del Concordato clerico-fascista del 1929 nella Costituzione, si distinse nell’opposizione al DDL per il finanziamento statale alla ricostruzione di nuove chiese e nel denunciare gli abusi liberticidi del ministro degli Interni democristiano Scelba.

Nei suoi discorsi si richiamava sempre alla concezione laica dello Stato e alla difesa delle libertà costituzionali: di conseguenza si pronunciò anche contro la legge truffa maggioritaria che non scattò per pochi voti nel 1953.

Figli e nipoti di Giovanni Cosattini seguirono le idee laiciste dei loro avi: la figlia Emilia “divenne convintamente laica”, la nipote Virginia “si dichiarava apertamente atea”, il pronipote Gustavo era “a sua volta non religioso”. Il senatore Cosattini si imparentò tramite i matrimoni dei suoi figli con le famiglie Volterra e Carrara, entrambe di idee positiviste e antifasciste. I professori Mario Carrara e Vito Volterra furono tra i pochissimi docenti universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. Il figlio Alberto fu un grande ammiratore di Giordano Bruno da lui citato in alcuni suoi scritti.

Luigi Cosattini fu deportato in Germania ove morì durante una “marcia della morte” nell’aprile del 1945, probabilmente ucciso dalle SS. Casa Cosattini fu devastata da una squadraccia fascista nel 1926. Nel libro si racconta anche la vicenda di un coraggioso alpino antifascista che scagliò un calamaio contro il ritratto del Duce appeso nella sua caserma.

Pierino Marazzani, marzo 2017

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Krzysztof Charamsa
La prima pietra
(Io, prete gay, e la mia ribellione all’ipocrisia della Chiesa)
Rizzoli, Milano, 2016, pagine 334, euro 19,00

Ottimo testo autobiografico, molto polemico, ricco di riferimenti anticlericali e antipapali. La Chiesa Cattolica è addirittura paragonata ad “una sorta di circo per pagliacci insensibili e indifferenti”. Le sue dottrine servono in realtà “a sottomettere il popolo, non ad annunciare la verità che non teme niente”.

Fin dal seminario in Polonia, in cui spesso si riscontra “una cucina degna degli animali”, il futuro prete è indottrinato alla cieca obbedienza e alla sottomissione a servire in un ambiente gretto e ipocrita, ispirato a rapporti umani tra i superiori e i seminaristi che l’Autore definisce “la vera spazzatura”.

La dottrina morale della Chiesa è assurda e contraddittoria, specialmente in merito alla sessualità.

La Chiesa pretende di organizzare l’umanità senza averne conoscenza e rispetto, riservando agli omosessuali odio e le più disumane soluzioni.

La Congregazione vaticana per la tutela della dottrina della fede è una specie di KGB volto alla “custodia dell’ottusità e del torpore intellettuale”. Il linguaggio teologico fondamentalista cattolico è caratterizzato sovente da violenza polemica estrema specie contro atei, femministe e gli “sporchi” omosessuali. L’Autore, avendo lavorato per anni nell’Inquisizione cattolica, ne denuncia le incongruenze, incompetenze, ingiustizie e le vere iniquità generate dai suoi provvedimenti tracotanti.

Nel clero regna la più bieca e sfrontata ipocrisia a tutti i livelli: il cardinal vicario di Roma, lestissimo a condannare chi aveva picchiato uno zingaro, tacque di fronte al pestaggio a sangue di una coppia gay avvenuto vicino al Colosseo. La Chiesa condanna e discrimina gli omosessuali quando invece è essa stessa “la più vecchia organizzazione omosessuale di questo mondo”.

L’Autore attacca “l’ipocrisia del cattolicesimo”, sbrigativa e meschina. Dopo aver vissuto per troppi anni la falsità quotidiana della Chiesa e di quelle società che essa riesce ancora a sottomettere, l’ex monsignore di curia ne denuncia “l’omofobia ecclesiale, che è qualcosa di particolarmente odioso, pericoloso e ipocrita”.

La dura critica a papa Ratzinger raggiunge toni elevatissimi: il suo sarebbe “Il pontificato più gay della storia moderna” e “un travestimento perfetto”. Benedetto XVI avrebbe “resuscitato l’estetica gay di un tempo”. Tutti gli amici omosessuali dell’Autore erano semplicemente estasiati, perché la Chiesa ritornava a reincarnare quel teatro barocco delle identità sessuali misteriose e sfuggenti: insomma, mancherebbero solo gli evirati cantori allontanati dal Vaticano nel 1903!

In conclusione citiamo la sprezzante definizione del clero data dall’Autore: “travestiti che perseguitano altri travestiti”.

Pierino Marazzani, marzo 2017

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Marcello Pezzetti (a cura di)
16 ottobre 1943 – La razzia
Gangemi editore, Roma, 2016, pagine 191, euro 15,00

Il testo raccoglie materiale documentale e iconografico frutto di una rielaborazione di quello utilizzato per la mostra realizzata dalla Fondazione Museo della Shoah nel 2013 al complesso del Vittoriano a Roma.
Le complicità e connivenze del Vaticano e settori filo-clericali sono ben evidenziate nel libro:
– a pagina 107 sono riportati i certificati di battesimo della moglie e della figlia di un ebreo romano che furono comunque deportate e gasate. Pio XII quindi non tacque solo sulla deportazione di ebrei ma anche di cattolici a tutti gli effetti, con l’aggravante che, in quanto vescovo di Roma, tacque sull’arresto di specifici fedeli della sua diocesi, colpevoli solo di essere stati in passato aderenti alla fede ebraica
– a pagina 145 è riportata la lettera dell’ambasciatore nazista Von Weizsacker del 28 ottobre 1943 in cui comunica che il papa non ha preso apertamente posizione sulla razzia del 16 ottobre
– a pagina 11 il curatore ricorda che questo fu “il primo grande arresto di massa degli ebrei in Italia”, il papa tacque sia su questo che su quelli successivi
– a pagina 103 risulta che gli ebrei in attesa di deportazione erano rinchiusi nel Collegio Militare di Roma, grande palazzo affacciato sul Tevere a solo circa un chilometro dal Vaticano. Un solo prete, don Igino Quadraroli, si recava in detto luogo di sofferenza a portare almeno del cibo ai deportati.
E le altre migliaia di religiosi presenti a Roma? Nessuno di loro osò esporsi con un gesto pubblico di solidarietà
– a pagina 47 si ricordano i processi farsa contro le SS che deportarono gli ebrei romani. Tutti assolti grazie a giudici tedeschi compiacenti nominati dal governo democristiano tedesco
– a pagina 74 si riporta un documento del 1944 che prova come i questurini di Roma collaborarono attivamente con le SS nella caccia agli ebrei fuggitivi. Forse non a caso alle Fosse Ardeatine furono fucilati 10 carabinieri e un solo questurino, quando il loro numero era circa uguale.

Un grave limite del testo, che svia completamente il lettore dalla oggettiva realtà dei fatti, consiste nel riconoscere il ruolo di aiuto agli ebrei fuggitivi fornito da vari istituti religiosi romani, senza però ricordare come quegli stessi istituti salvarono poi molti nazi-fascisti nel dopoguerra e ne custodirono i beni di valore rubati agli ebrei senza restituirli ai legittimi proprietari.

Alla fine l’unico razziatore dell’ottobre 1943 a pagare con la vita per le sue nefandezze fu l’SS Theodor Dannecker “consigliere per le questioni ebraiche” in Italia, cioè supervisore del migliore e più rapido modo per sterminarli tutti: si sarebbe suicidato in Germania nel 1945 all’età di 32 anni.

A parte si riportano nel libro alcune foto storiche dell’antico ghetto di Roma, collocato dal governo papale in una zona malarica a ridosso del Tevere e quindi soggetto a devastanti inondazioni periodiche.

Pierino Marazzani, aprile 2017

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Massimo Fioranelli
Maria Grazia Roccia
Medici Eretici
(Presentazione di Giorgio Cosmacini)
Laterza, Roma-Bari, 2016, pagine 136, euro 18,00

Saggio storico politico e biografico focalizzato su alcune importanti figure di studiosi, pensatori e clinici che si sono scontrati spesso anche contro dottrine religiose e loro singoli reazionari esponenti.

È un testo in difesa della libera ricerca scientifica che in Italia è stata discriminata se non perseguitata più o meno apertamente prima dalla Chiesa, poi dal fascismo e infine dalla Democrazia Cristiana e suoi eredi.

L’anatomista Andrea Vesalio (1514-1564) fu giustamente definito “l’altro Copernico” e, come per l’astronomo polacco, i suoi scritti furono esaminati dall’Inquisizione. Non per caso la sua opera più nota fu stampata a Basilea, città svizzera libera dal controllo censorio del Sant’Uffizio romano. Il testo riferisce con scetticismo le voci secondo cui la sua morte durante un faticoso pellegrinaggio a Gerusalemme non fosse stata del tutto casuale. Ma è documentato che l’Inquisizione, in casi particolari di eretici pentiti, comminava pene alternative come messe, pellegrinaggi ecc.

Vesalio non era certo ateo ma il suo privilegiare lo studio materiale del corpo umano lo rendeva sospetto di empietà. Allo stesso modo, circa duemila anni prima, Ippocrate di Kos fu sospettato di un “particolare ateismo” avendo scacciato gli dèi dal pensiero medico, divenendo il primo a indirizzare la medicina su un sentiero scientifico: la sua era una medicina totalmente “laica”. Leggendo le sue opere è evidente l’indifferenza metafisica.

I monaci greci e latini che tradussero e ricopiarono gli scritti medici dell’età classica sono accusati nel testo di inesperienza, trascuratezza e dolo poiché gli umanisti del Quattrocento vi trovarono molti errori. Gli Autori ricordano che pure nei Paesi islamici finirono al rogo dei libri medici sospetti di eresia come nel caso di quelli di Averroè (1126-1198). Lui stesso fu condannato a morte per eresia ma il califfo Al-Mansur commuterà la pena nell’esilio.

Trattando la figura di Paracelso (1493-1541) se ne ricordano i meriti scientifici ma pure il suo sostanziale agnosticismo. Non per caso stampava anche lui i suoi scritti a Basilea, da principio in forma anonima.

René Favaloro, famoso chirurgo argentino (1923-2001) ,si distinse per il suo impegno sociale a favore dei malati più poveri ma fu indotto a suicidarsi in quanto travolto dalla crisi economica provocata soprattutto dalle colossali ruberie dei politici locali e loro complici, clero in primis. Nel 2016 un politico argentino è stato colto mentre cercava di riciclare tramite un monastero di suore ben 8 milioni di dollari frutto di tangenti (1) a riprova delle complicità clericali nella tangentopoli locale.

Nella lotta contro il dolore, specie quello legato al parto, si ricorda l’opposizione della Chiesa Anglicana alle pratiche anestetiche. Anche i settori più fanatici del laicato reazionario medico cattolico italiano si dichiararono per decenni “ contro l’uso degli oppioidi nelle cure palliative”.

Certi medici cattolici integralisti chiedevano pareri al Vaticano sulla liceità del ricorso ai narcotici. Erano stati indottrinati da certi assurdi dogmi della loro religione secondo cui “siamo nati per soffrire”.

1) http://www.rainews.it 15-6-2016

Pierino Marazzani, aprile 2017

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Luigi Lombardi Vallauri
Meditare in Occidente
(Corso di mistica laica)
Le Lettere, Firenze, 2016, pagine 346, euro 23,80

Esiste una mistica naturale che non ha bisogno di un credo religioso particolare ispirandosi liberamente ad esperienze indo-tibetane. Ma anche la scienza moderna di tipo occidentale può avere un uso contemplativo. In particolare studi astronomici con telescopi sempre più potenti ci mostrano la realtà degli infiniti mondi teorizzati da Giordano Bruno e la pochezza temporale dell’attuale era cristiana.

Nel capitolo “Uomini antichissimi” è evidente l’influenza del darwinismo evoluzionista. Tutti discendiamo da “quel bipede strano di cui portiamo tutti i cromosomi nel sangue, l’ominide di forse due milioni di anni fa”.

Un’ampia parte del testo è dedicata a meditazioni filosofico-culturali su base areligiosa: “Anche nel confronto con la filosofia la religione si può dire perde sempre”. Il libro difende il valore della ragione: “Quello che distingue il credente dal credulo è l’esercizio della ragione”. In particolare bisogna farne un “esercizio strenuo” sui problemi ultimi della vita.

Il testo è corredato da disegni a penna dell’Autore, foto astronomiche, artistiche, familiari e perfino di un intervento neurochirurgico.

Pierino Marazzani, maggio 2017

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Giorgio Cosmacini
Elogio della materia
(Per una storia ideologica della medicina)
EDRA, Milano, 2016, pagine 142, euro19,90

Fin dall’antichità greco-romana si riscontra una “sfida materialistica” ispirata da Epicuro e ripresa in campo medico da Temisone di Laodicea. Una visione materialistica delle malattie favorì il termalismo, la costruzione di acquedotti e fognature con finalità igienico-sanitarie. Ma anche in epoca contemporanea nei gabinetti di fisica, fisiologia, chimica e biologia i ricercatori sono materialisti di fatto ancor prima di esserlo concettualmente. Il testo contiene riferimenti all’ “ateismo greco” il cui pensiero naturalistico vide primeggiare Democrito, Anassagora, Eraclito, Empedocle ma soprattutto il citato Epicuro: l’etica di questo filosofo muove dunque non dalla sovrannatura ma dalla natura, studiata con metodo e diligenza.

In epoca ellenistica si sviluppò soprattutto ad Alessandria d’Egitto una vera e propria rivoluzione scientifica, purtroppo in gran parte dimenticata e disprezzata nei secoli bui medievali. In quegli anni di regresso la religione cattolica propagò un ideologia anti-igienista combattendo l’usanza dei bagni, sia pubblici che privati ed anzi, al contrario, è provato come l’Inquisizione considerasse il fare troppi bagni come un segno di sospetta eresia.

La rinascita della cultura e della scienza fu possibile a partire dal Rinascimento anche per gli apporti dell’ebraismo e dell’islamismo. Gli umanisti riscoprirono sepolti in remote abbazie molti testi scientifici antichi tra cui il “De rerum natura” di Lucrezio, recentemente ripresentato e positivamente commentato dal professor Odifreddi. Infatti “quasi tutti i principi fondamentali dell’opera erano inammissibili per la rigida ortodossia cristiana”.

Il testo ricorda anche le figure dei martiri del Libero Pensiero: Giordano Bruno messo al rogo nel 1600 “per la sua eretica visione del mondo” e Giulio Cesare Vanini, arrostito previa tortura nel 1619, “per la sua demistificazione di una religione asservita al lucro e al potere”. L’Autore commenta con dure parole “la feroce reazione chiesastica” da cui si salvò l’anonimo estensore del “Trattato dei tre impostori”. Si contempla anche un altro testo anonimo seicentesco d’importanza fondamentale in quanto affrontava in termini materialistici la polemica contro la Chiesa e le religioni, il “Theophrastus redivivus”.

Per il Settecento si pongono in evidenza i testi del medico e filosofo francese La Mettrie che esprimevano una “naturalizzazione dell’anima”: erano testi sacrileghi, materialisti ed atei.

Nell’Ottocento si segnala fra gli altri materialisti il chimico Stanislao Cannizzaro che parlò di teocrazia medievale tiranna tendente a perpetuare il suo “malefico influsso” in una Italia “coperta di frati e gesuiti”.

Ma ovviamente i materialisti ottocenteschi più famosi con un diverso grado di anti-teismo sono Darwin e Marx: il primo dimostrò plausibile una teoria unitaria dei fenomeni evolutivi della materia vivente indipendente da ogni onnipotenza divina. Il secondo fonda il materialismo storico e dialettico, del tutto alieno dai misteri della Chiesa, e di ogni altra religione o Chiesa.

Il testo cita anche il premio Nobel per la Medicina Camillo Golgi, noto per le sue coerenti idealità agnostiche che lo spinsero a rifiutare in punto di morte ogni sacramento e il funerale religioso.

In epoca contemporanea la materia vivente è riletta in chiave biochimica e biofisica. In conclusione l’Autore si sente autorizzato a pronunciare un elogio della materia da cui è composta la natura contro il suo soffocamento con ogni presunta sovrannatura.

Pierino Marazzani, maggio 2017

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Madame de Stael
Lettere sugli scritti e il carattere di Jean-Jacques Rousseau – Riflessioni sul suicidio
(A cura e con introduzione di Livio Ghersi)
Bibliosofica Editrice, Roma, 2016, pagine 167, euro 12,00

Madame de Stael, il cui vero nome era Germaine Necker (1766-1817), fu una scrittrice franco-svizzera nota per i suoi saggi filosofico-politici.

Allevata nella religione protestante, il suo cristianesimo era da lei interpretato come “vera scuola di liberalismo” e prescindeva dalla mediazione clericale. La libertà propugnata non era solo politica ma anche sessuale: si separò dal marito avendo poi varie relazioni sentimentali. Il suo ideale era una libertà repubblicana aperta e tollerante anche verso il sentimento religioso così come propugnava Rousseau. Riteneva che le decisioni ultime di ognuno spettassero alla libera coscienza individuale senza confessionalismi o ateismi di Stato.

Nel saggio relativo al suicidio nota come per gli atei “il suicidio non ha altro inconveniente che privarli delle occasioni fortunate che potrebbero ancora offrirsi loro, e ognuno può stimare queste occasioni come gli pare, secondo il calcolo delle probabilità”.

Nel capitolo “Notizia su Lady Jane Grey” si ricorda la feroce crudeltà di Maria I (1516-1558), regina d’Inghilterra detta “La sanguinaria”, una fanatica cattolica che durante il suo breve regno condannò a morte molti eretici.

In un’epoca in cui alle donne erano ancora precluse le università Madame de Stael riaffermava nei suoi scritti il diritto di tutti alla “brama di crescere e di sapere”.

Pierino Marazzani, maggio 2017

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Luigi Maistrello
Lo scontro
(Il vescovo principe e il prete ribelle)
Prefazione di Gian Antonio Stella
Reverdito Editore, Trento, 2016, pagine 261, euro 12,50

Racconto “a quattro mani” sulla vita del prete dissidente vicentino Bruno Scremin (1925-2010) in cui si alternano scritti e discorsi dell’Autore e altri del biografato.

La critica anticlericale, a tratti veramente spietata, portò don Bruno a gettare la tonaca alle ortiche e perfino a sposarsi civilmente.

L’educazione religiosa cattolica è al centro delle riflessioni contro il bigottismo fanatico allora imperante: la repressione dei sentimenti affettivi adolescenziali portava a creare personalità represse e malate. L’educazione non può essere fondata sulla proibizione e la paura, il ritornello clericale era centrato sulla parola “peccato” al punto da far dichiarare al piccolo Bruno “Ero un bambino e in cuor mio mi ero convinto di essere un gran peccatore”. L’immoralità e la disumanità dei seminari minori in cui erano allora rinchiusi migliaia di bambini e ragazzini italiani, allontanandoli per lunghi mesi dalle loro famiglie, è descritta con amare commoventi parole derivate da tristi esperienze personali: “Perché una simile ferita a dei bambini?” “Mi mancava tanto mia madre!” “Era giusto sacrificare la crescita armonica di un ragazzino preadolescente per una simile missione?”.

Il fanatismo fideista mariano del vescovo di Vicenza Carlo Zinato fu del tutto smentito a proposito dei sanguinosi bombardamenti alleati del 1944 sulla città veneta. Si rivelarono del tutto fasulle le affermazioni tranquillizzanti del vescovo sulle virtù protettrici della Madonna di Monte Berico: “Le bombe sono arrivate eccome! Il vescovo era semplicemente superficiale e quasi superstizioso”.

Il fanatismo anti-femminile dei cattolici più reazionari è ben descritto nel libro: certi preti si rifiutavano perfino di pronunciare la parola “donna”!

Il potere clericale era a tal punto totale in questa provincia da far coniare una barzelletta in cui si affermava che sindaco, presidente della provincia e vescovo si chiamavano tutti Zinato.

L’attacco alla pedofilia ecclesiastica è breve ma molto polemico, identificandone le cause nella gerarchia clericale “che aveva nel proprio novero molti omosessuali e pedofili che dovevano agire solo nel silenzio e nel sottobosco per nascondere le proprie miserie!”.

La tragedia esistenziale degli ex-preti con casi anche di suicidio è descritta a proposito della triste vicenda del sacerdote locale don Giorgio “il quale presto abbandonò il sacerdozio e si suicidò “ e di altri ex-preti il cui grave disagio psichico si “arrivava fino al desiderio di farla finita, di togliersi la vita e di interrompere una simile esistenza”.

A proposito delle complicità clerico-fasciste si riferisce come il rettore del seminario minore di Vicenza fosse stato nel periodo 1936-1940 un fervente fascista. Non mancava poi “qualche altro prete, oltre che fascista…filo-tedesco e perfino simpatizzante del nazismo”.

Infine, in un libro denso di critiche anticlericali come questo, non poteva mancare un attacco alle suore. In particolare si ricorda uno scontro che “il prete ribelle” ebbe con le suore carmelitane di Vicenza che rifiutavano per principio le novizie povere.

Pierino Marazzani, giugno 2017

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Valdo Spini (A cura di)
Carlo e Nello Rosselli
(Testimoni di Giustizia e Libertà)
Edizioni Clichy, Firenze, 2016, pagine 122, euro 7,90

Ottimo breve testo, ricchissimo di foto, corredato da cronologia biografica, bibliografia essenziale, filmografia e sitografia sui due fratelli martiri dell’Antifascismo.

Ricollegandosi alle gloriose tradizioni risorgimentali della loro famiglia si batterono in tutta la loro breve vita in difesa degli ideali di Giustizia e Libertà. Assassinati a tradimento in Francia nel 1937 da sicari pagati dal regime fascista, il loro luminoso esempio non andò perduto ma fu al centro delle motivazioni resistenziali: “Oggi in Spagna, domani in Italia” è la frase più famosa di Carlo Rosselli, pronunciata da Radio Barcellona il 13 novembre 1936.

Il funerale dei fratelli Rosselli, avvenuto a Parigi il 15 giugno 1937, fu una grande manifestazione unitaria di massa dell’antifascismo europeo.

La traslazione delle loro salme da Parigi a Firenze il 29 aprile 1951 fu l’occasione per una solenne cerimonia antifascista cui partecipò il presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Un limite del testo ma anche forse del pensiero dei fratelli Rosselli è quello di non aver sottolineato abbastanza il mortifero legame tra il papato di Pio XI e il regime fascista.

Pierino Marazzani, luglio 2017

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Mario Lancisi
Processo all’obbedienza
(La vera storia di don Milani)
Laterza, Bari-Roma, 2016, pagine 158, euro 16,00

Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (1923-1967) è stato un prete, insegnante, scrittore ed educatore italiano che, pur provenendo da una famiglia di idee agnostiche e anticlericali, fu battezzato dai genitori per motivi di opportunità, cioè per cercare di salvarlo da future persecuzioni in quanto i suoi antenati erano in parte ebrei. Il testo così motiva la conversione della sua famiglia: “per evitare persecuzioni razziali”.

Il plumbeo clima clerico-fascista dell’epoca della sua giovinezza esaltava in ogni maniera la Chiesa Cattolica, facendo un lavaggio del cervello anche al giovane Lorenzo, tanto da provocargli una crisi adolescenziale alla fine della quale decise addirittura di farsi prete senza capire in quale covo di vipere sarebbe andato a finire.

Ma presto se ne accorse ed infatti il libro è pieno di sue parole e lettere di protesta contro la diocesi e i cappellani militari che, allora come oggi, sono la parte forse peggiore della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, superati per nefandezze solo dai preti pedofili seriali, molto più numerosi e capillarmente diffusi in tutta la cattolicità.

In casa Milani ci furono “scenate e grida” inutili contro la sua vocazione, ma comunque il carattere liberale se non libertario della sua famiglia gli rimase addosso per cui anche da prete fu fondamentalmente “uno spirito libero”.

L’impatto con la Toscana, la regione italiana più anticlericale, fu subito rilevato dal novello prete che già nel 1948 notava “la flessione dei fedeli e la loro scarsa conoscenza religiosa”.

Anche sull’ateismo l’analisi del giovane Lorenzo è spiazzante: “di fronte a certi modi di essere religiosi che ci sono nel nostro mondo è meglio l’ateismo, almeno è più schietto e coerente”. Non gli sfuggiva il prevalente ruolo reazionario dei preti “derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti”.

Sulle tematiche pacifiste scrisse una famosa “Lettera ai cappellani militari” che lo fece diventare “un prete contro altri preti”. Don Milani fu molto stimato dal mondo liberal-progressista tanto che l’ex-presidente della Repubblica Einaudi gli scrisse una lettera elogiativa nel 1958: “Era fortemente laico, lui prete fino al midollo, nell’Italia delle due Chiese. E mentre nell’Italia del Duemila il simbolo del crocifisso è tornato a dividere e a suscitare vibranti polemiche ideologiche, mezzo secolo prima, sulle pareti della scuola popolare di San Donato a Calenzano, don Milani decise di farne a meno”.

In occasione del processo relativo alle sue posizioni pacifiste in materia di obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio la sua canonica fu inondata da un fiume di solidarietà “atea, laica, protestante, anarchica, comunista”, mentre il mondo clericale si atteneva alle sue tradizionali posizioni secondo cui si deve sempre obbedire alle autorità costituite specie in materia bellica.

L’Autore omette però di accennare alla questione della pistola detenuta da don Milani, segnalata invece in sue biografie e sul web digitando su Google “pistola di don Milani”. La diocesi di Firenze e singoli preti più o meno fanatici lo bersagliarono di calunnie e “crudeltà puerili, sadiche, irreligiose, incoerenti” in un clima feudale da epoca medievale.

Il testo sottolinea come la piccola scuola di Barbiana abbia promosso “la laicità del processo pedagogico” poiché non trasmetteva verità ideologiche ma nozioni tecniche ed era aperta alla “pluralità delle culture”.

Il quadro psicologico di don Milani che scaturisce da questo libro e altre sue biografie riconferma la mia personale opinione generale sui religiosi: sono spesso dei disturbati mentali poiché solo una personalità psico-nevrotica può volontariamente rinunciare alla propria libertà oppure sono vittime di fortissimi condizionamenti in età giovanile. Si vedano per esempio l’ottimo libro di Giuseppe F. Merenda su san Francesco o il testo “La santa anoressia” edito da Laterza.

Il testo non nasconde certi aspetti contraddittori di don Milani:
– inviava nel 1964 una lettera in curia per avere dalla farmacia vaticana un farmaco anti-cancro molto costoso e non in vendita a Firenze. Evidentemente non rinunciava a valersi di certi privilegi clericali;
– da studente in seminario non protestò mai contro la censura preventiva di tutti i giornali tranne “L’Osservatore Romano”, unico giornale consentitovi. Ciò contraddice quanto poi fece nella sua scuola di Barbiana in cui invece si leggevano una pluralità di giornali non cattolici;
– nella “Lettera ai cappellani militari” don Milani “rinuncia ad usare argomenti religiosi (troppo facile dimostrare che Gesù era contro la violenza!) e sceglie di basarsi solo sulla carta repubblicana fondamentale “. Ma non è che forse don Milani, avendo studiato certi passi evangelici come quello in cui Gesù scaccia con uno staffile i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, preferiva evitare citazioni scritturali che potevano facilmente ritorcersi contro il suo pacifismo?

Il testo racconta a latere anche la vicenda di padre Balducci (1922-1992), figlio di un minatore maremmano frequentatore di anarchici bestemmiatori. Uno di questi, un fabbro di nome Manfredi, così lo implorò al momento del suo ingresso in seminario: “Mi raccomando, non farti fregare dai preti”.

Pierino Marazzani, settembre 2017

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Laura Fezia
Apparizioni mariane : il grande imbroglio
(Indagine laica sui criteri con cui la Chiesa approva una presunta manifestazione celeste)
Uno Editori, Milano, 2016, pagine 331, euro14,90

Duro testo di critica anticlericale, ben documentato grazie ad una bibliografia di 80 testi, caratterizzato anche da vivaci spunti satirici. Per l’Autrice, che si autodefinisce “la solita malpensante” , di fronte alle presunte “manifestazioni celesti” di matrice cattolica “gli atei, gli agnostici, i laici, i razionalisti, non smetteranno mai di considerarle colossali bufale finalizzate alle truffe”.

A proposito delle apparizioni di La Salette in Francia del 1846 l’esperienza dei due pastorelli visionari “sarebbe servita al Vaticano per corroborare e avallare uno dei più colossali inciuci della storia della Chiesa, l’avventura sul monte Planeau avrebbe dato inizio alla proficua lotteria dei segreti”.

La più grande bufala mariana mai raccontata dal clero cattolico sarebbe quella di Fatima iniziata il 13 maggio 1917: è definita nel libro “la madre di tutte le fiction”.

I presunti messaggi mariani diedero inizio a “una delle più colossali opere di insabbiamento del XX secolo” poiché “i tre segreti di Fatima” coinvolgevano una figura interpretabile come quella del pontefice romano. Tali apparizioni sono così liquidate dall’Autrice: “condensato di lugubre cattolicesimo integralista bigotto di cui trasudano le parole messe in bocca alla Madonna”.

Il capitolo su Medjugorje è altrettanto polemico: “come truffare milioni di fedeli e vivere felici”. Tale apparizione del 1981 “sarebbe diventata la più incredibile e duratura bufala mai orchestrata”. Nel santuario bosniaco sarebbe stato assassinato dalla cricca criminale che lo monopolizza anche un sacerdote italiano: don Luciano Cicciarelli è solo “l’ultimo volatilizzato in ordine di tempo”.

Dietro le apparizioni mariane vi sono soprattutto gli introiti che la Chiesa stessa avrebbe poi ricavato e per il cui conseguimento non si esita a ricorrere alle più palesi falsità: nel caso di una Madonna sanguinante giapponese sono stati riscontrati tre gruppi sanguigni diversi!

L’Autrice nota come alcune apparizioni mariane abbiano provocato nei visionari casi di autolesionismo e torture fisiche e psicologiche indotte da preti e frati fanatici.

Nel testo non mancano accenni anche agli “immondi scandali” dei preti pedofili.

Interessanti alcuni riferimenti autobiografici inseriti dall’Autrice che da giovane fu obbligata da genitori retrivi “a nascondersi per leggere libri proibiti” : si segnalano alcune sue domande pungenti sul problema del “male” e il relativo silenzio di Dio che provocavano “un affranto silenzio”.

Pierino Marazzani, ottobre 2017

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Karlheinz Deschner
Con Dio e con i fascisti
(Il Vaticano con Mussolini, Franco, Hitler e Pavelic – Appendici su Olocausto ungherese e slovacco)
Massari editore, Bolsena (Viterbo), 2016, pagine 204, euro 20,00

Rigoroso e documentato atto di accusa sulle complicità e connivenze clerico-fasciste e clerico-naziste perpetrate dal Vaticano e da ecclesiastici di vari paesi europei. Pio XII è il bersaglio principale ma anche il suo predecessore Pio XI ne esce malissimo: sia in Italia che in Germania “Entrambe le volte, il papa determinò lo scioglimento dei partiti cattolici per consegnare le redini del comando lì a Mussolini e qui a Hitler”. Pio XII rifiutò di condannare pubblicamente sia l’invasione della Polonia che quella del pacifico e neutrale Belgio, limitandosi ad ambigue lettere private. Il testo spiega chiaramente il subdolo trucco papale: “voleva prevenire qualsiasi appello da parte di re Leopoldo del belgi ed evitare di dover rispondere”. Del resto l’Autore osserva che già nella I guerra mondiale il papato “aveva infatti sostenuto apertamente la causa degli imperi centrali”.

Tra le notizie poco note riscontrabili in questo libro vi sono quelle sui travestimenti da prete o frate fatte da fascisti vari, sia in Spagna che in Croazia: il tutto con la connivenza del clero locale! La prima bandiera straniera a sventolare sul quartier generale di Franco a Burgos fu quella papale, e ben presto anche il vessillo di Franco fu issato in Vaticano!

Inequivocabili fonti diplomatiche di Paesi nazi-fascisti accreditati in Vaticano provano le forti simpatie di Pio XII per le dittature di destra, non per caso il giornale delle SS “non ha più attaccato la Chiesa dall’ascesa di questo papa”. Ma anche con Pio XI fonti diplomatiche attestano che quello del 9 marzo 1929 fu “l’udienza più piacevole e allegra che avesse mai concesso”. Infatti, a seguito del concordato clerico-fascista firmato l’11 febbraio di quell’anno un fiume di denaro e privilegi vari sommergeva il papato.

Pio XII fu “protettore e scudo dei fascisti sino alla fine” della guerra per poi salvarne a migliaia tramite la rat-line: non un solo criminale nazista fu mai indotto dal Vaticano a consegnarsi per espiare i suoi mostruosi misfatti!

Ai martiri cattolici della Rosa Bianca fu al contrario negato ogni aiuto anche indiretto: “nessun sostegno per i parenti, nessun aiuto alle persone coinvolte”!

Il testo segnala vari casi di occultamento di documenti scottanti da parte del Vaticano e altre gerarchie cattoliche periferiche: “Il Vaticano sa perché ancor oggi gli archivi dal 1939 in poi sono tenuti sottochiave”. Comunque sono emerse un infinità di testimonianze sul clerico-fascismo e clerico-nazismo tali da non lasciare alcun dubbio su tali complicità!

L’eterno scopo del papato è mantenere il suo potere: “Tutto il resto era visto con indifferenza. No ancor peggio, la Chiesa era completamente d’accordo col nazismo, fatta eccezione per l’uccisione dei malati di mente”. Sono documentati anche incontri diretti in “assoluta armonia” fra Hitler e una rappresentanza di vescovi tedeschi, per esempi onell’aprile del 1933 a Berlino, da cui scaturì una lettera pastorale del giugno di quell’anno, oggettivamente filo-nazista. Alla convenzione nazionale cattolica tedesca di Berlino del 25 giugno 1933 il nunzio papale è accompagnato all’altare da alcuni nazisti con la bandiera con la svastica!

In particolare, il cardinal Faulhaber di Monaco fu “un sostenitore particolarmente accanito del partito di Hitler. Le sue simpatie erano probabilmente di vecchia data”.

Nel capitolo 5 “Il Vaticano e le atrocità in Croazia” la realtà del clerico-nazismo supera ogni immaginazione: un vero e proprio genocidio di serbi-ortodossi, sacerdoti compresi, ebrei e zingari fu compiuto con la complicità del clero cattolico, cardinal Stepinac in primis.

In questo libro manca però ogni riferimento al documentatissimo libro di Marco Aurelio Rivelli “L’arcivescovo del genocidio” in cui sono più approfonditamente documentate, anche con foto inequivocabili, tali mostruose nefandezze. Nella postfazione lo storico tedesco Fritz Erik Hoevels documenta come il governo democristiano tedesco del dopoguerra abbia riciclato e salvato dalla galera moltissimi criminali nazisti.

Nella prima appendice “Il Vaticano e l’Olocausto ungherese” si provano le connivenze clericali nel genocidio di circa 700.000 ebrei ungheresi. Nel 1944 era l’ultima comunità ebraica sopravvissuta nei territori occupati dai nazisti: “La tragedia degli ebrei ungheresi mostra il catastrofico effetto dell’atteggiamento della Chiesa e del papa nei riguardi dell’Olocausto”.

Nella seconda appendice “Il Vaticano e l’Olocausto slovacco” si ricordano i silenzi di Pio XII nel 1939 sulla brigantesca occupazione della Boemia e della Moravia da parte nazista e nella creazione di uno stato slovacco fantoccio filo-tedesco presieduto da un monsignore cattolico.

Pierino Marazzani, novembre 2017

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Maria Occhipinti
Una donna di Ragusa
Sicilia Punto L edizioni, info@sicilialibertaria.it ,Ragusa, 2016, pagine 167, euro 10,00

Libretto autobiografico tascabile in cui l’Autrice (1921-1996) descrive la situazione di profonda miseria, fanatismo religioso e analfabetismo in cui erano abbandonati da uno Stato feroce e assenteista vasti strati popolari siciliani nel secolo XX. Anche il sottoscritto può attestare di aver personalmente conosciuto due analfabeti siciliani nati in epoca successiva a quella dell’Autrice.

Il testo è ricchissimo di riferimenti ateo-anticlericali sia storici che filosofici:
– durante un periodo di detenzione in un carcere femminile per motivi politici fu vittima delle angherie di suore ciniche, spietate e truffatrici che lucravano sul vitto delle detenute e trascuravano ogni forma elementare di igiene mettendo a repentaglio la vita delle detenute e dei loro figli;
– anche durante eventuali parti notturni delle detenute non si potevano svegliare le suore per scaldare l’acqua calda;
– pur essendovi molto diffusa la sifilide e altre malattie infettive le suore davano da baciare crocifissi ed ogni sorta di idoli chiesastici;
– il tema del male nel mondo siciliano di allora caratterizzato da fame, malattie, miseria, guerra ecc. è motivo per concludere sull’inesistenza di un Dio buono e misericordioso.

L’Autrice nega l’onnipotenza divina alla luce della sua vita disgraziata, mai illuminata da un qualche segnale di speranza soprannaturale, auspicando che “la stessa autorità ecclesiastica finirà con l’essere travolta nella condanna di un mondo da rinnovare per migliorarlo”.

La processione patronale ragusana dedicata a due santi martiri è attaccata dal lato fideistico-miracolistico affermando che “non dipende da loro quello che avviene”. Con questa affermazione contro il culto dei santi l’autrice incorse nella scomunica ma, essendo già scomunicata come comunista atea, non ricevette ulteriori notifiche dal vescovo locale.

La “falsa educazione religiosa e sessuale” impartita dal clero è pesantemente criticata nel capitolo “In carcere dalle Benedettine” specie a proposito delle palesi discriminazioni anti-femminili allora vigenti sia nella mentalità popolare, sia nel Codice Penale.

Pierino Marazzani, dicembre 2017

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Arnaldo Demetrio
Quasi racconti
(Cinque pretese di un improbabile scrittore)
Il mio libro https://ilmiolibro.kataweb.it/ , quarta edizione 2016, pag.196, euro 12,50

Testo di narrativa con ampi riferimenti antireligiosi e anticlericali.

A proposito della vicenda di Gesù Cristo, l’Autore recepisce nel capitolo intitolato “Il Museo delle Religioni” alcune fonti orientali secondo cui tale profeta sarebbe vissuto in India per vari anni assimilando nella sua predicazione molte idee buddiste.

In un ipotetica intervista fatta al Presidente della Repubblica Federale Italiana, frutto di un immaginario colpo di Stato di sinistra avvenuto nel 1983, si delinea il duro trattamento imposto al Vaticano e al suo papa-re: presidio militare alla frontiera con l’Italia, limitazione dei viaggi papali, abolizione del Concordato ecc.

Dopo qualche anno, al primo caso di sede pontificia vacante per un decesso del papa regnante per cause più o meno naturali, viene definitivamente soppresso lo Stato della Città del Vaticano. Il suo capo, papa Franco I, viene esiliato con una sparuta minoranza di preti irriducibili.

Il governo anticlericale italiano approva anche leggi contro la presenza di religiosi negli ospedali, per la massima autodeterminazione della donna in materia riproduttiva, l’eutanasia legale, testamento biologico ecc.

Si pone finalmente fine “alla solita morale ipocrita e bigotta” di matrice clericale! L’Autore attacca pure le “irrazionali fantasie su un universo creato, sul suo presunto creatore e su una fantasmagorica, nonché alquanto improbabile, eterna e noiosissima vita futura”.

Da rilevare anche l’intitolazione di una libreria, finanziata con i proventi di una fortunata vincita alla lotteria, ad “Atheia” cioè a un filone culturale chiaramente areligioso. Infine il fortunato vincitore, dopo essersi licenziato dal suo impiego in una ditta privata non senza essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe, si impegna attivamente nell’organizzazione di pubbliche manifestazioni ateistiche.

Pienino Marazzani, settembre 2016

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Mauro Biglino
Antico e Nuovo Testamento – Libri senza Dio
(Come le religioni sono state costruite a tavolino per mantenere il potere)
Uno Editori, Marene (Cuneo), 2016, pagine 257, euro 14,90

Ottimo testo di durissima critica antibiblica frutto di decenni di decenni di traduzioni e approfondimenti storico-culturali. Sia il Nuovo che il Vecchio Testamento sono pieni di “molte cose non vere” e “la coerenza non è una delle caratteristiche peculiari dei protagonisti di questo libro che si pretende essere sacro”. Le contraddizioni sono tali e tante che coinvolgono anche i rapporti tra Antico e Nuovo Testamento. La Bibbia è un testo che usa un linguaggio criptico, occulto, misterico, allegorico e metaforico per cui l’Autore afferma chiaramente che la “sacralità di questo testo è una pura invenzione umana, esclusivamente umana, perché nessun Dio vi è presente”. La Bibbia va considerata solo come uno dei tanti, pur rispettabili “prodotti letterari che l’umanità ha elaborato nel corso della sua travagliata esistenza”. L’Antico Testamento è soprattutto un “insieme di libri di guerra e sterminio”.

La Bibbia è basata “sulle visioni allucinatorie di individui evidentemente poco equilibrati ma considerati profetici associate a manipolazioni e vere e proprie invenzioni di due scuole di pensiero rabbiniche: una più ortodossa giudaica e una filo-ellenistica”.

L’Autore ribadisce quanto già affermato in altri suoi libri di successo: “nell’ebraico biblico non esiste il verbo che significa creare, meno che mai dal nulla”.

Gesù Cristo, la cui teologia dogmatica si basa sul concetto secondo cui egli sarebbe addirittura il figlio unico di Dio, non sarebbe invece altro che “un chiaro frutto letterario del pensiero e della cultura ellenistica del tempo”.

I vangeli si contraddicono fra di loro a proposito della sua presunta discendenza davidica. Matteo e Luca danno informazioni non coincidenti: “le differenze sono francamente inaccettabili, i due evangelisti paiono parlare di un personaggio diverso”.

L’Autore satireggia sulla presunta ispirazione divina dei vangeli: “Dio è stato poco chiaro, oppure è stato poco attento”.

Del resto in alcuni passi dell’Antico Testamento risulta chiaramente “la sua predilezione per le sostanze alcoliche” per cui “possiamo forse anche intuire l’origine di tante contraddizioni”.

Il Dio biblico spesso nega ciò che lui stesso aveva ordinato in un libro cronologicamente precedente e di ciò l’Autore fornisce precisi esempi relativi ai sacrifici animaleschi in suo onore!

La leggenda della sua crocifissione e presunta resurrezione è solo ”la rielaborazione in chiave paolina di racconti di morte di altre divinità che avevano molti seguaci nel mondo ellenistico presso il quale Paolo di Tarso intendeva accreditare quel predicatore giudeo, probabilmente anti-romano, che fu processato e condannato per motivi esclusivamente politici”.

Per l’Autore Gesù non sarebbe mai morto sulla croce ma solo narcotizzato profondamente “facendogli annusare una sostanza appositamente preparata” tale da provocare una morte apparente.

La sua resurrezione sarebbe quindi una specie di trucco da illusionista!

Gesù era solo un abile predicatore messianico, nei vangeli è chiamato più volte “rabbi” poiché aveva sicuramente fatto approfonditi studi giudaici nel periodo della sua vita su cui i vangeli tacciono.

Trasformare un predicatore giudeo anti-romano nel fondatore della religione cattolica romana è una delle più grandi truffe della storia dell’umanità!

Pierino Giovanni Marazzani, gennaio 2018

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Georges Minois
Il prete e il medico
(Fra religione, scienza e coscienza)
Edizioni Dedalo, Bari, 2016, pagine 342, euro 27,00

Ampio e approfondito saggio storico molto ben documentato con frequenti spunti di sapore anticlericale. Si riscontrano nella storia della Chiesa Cattolica reiterati atteggiamenti dispregiativi contro la medicina in generale: san Pier Damiani era “avversario dichiarato di ogni scienza”, san Francesco nella Regola a cui sottopone i suoi frati esibisce un disprezzo assoluto per la medicina ecc.

Papi e concili erano più moderati limitandosi a teorizzare e praticare un’assoluta subalternità del medico al prete. In particolare nel Medioevo la medicina era “fagocitata dalla religione” ma comunque, sia pure in modo disordinato e volontaristico e senza cataloghi generali, i monasteri ricopiarono e salvarono molti testi classici di argomento medico.

Il sacramento dell’estrema unzione venne per secoli gabellato come utile rimedio non solo spirituale ma anche fisico: “in grado di scacciare contemporaneamente il diavolo, il peccato e la malattia”.

Norme oppressive clericali controllavano rigidamente la vita del medico medievale: “Fino al 1452, i medici della Facoltà di Parigi avevano addirittura l’obbligo del celibato e osservavano lo statuto dei chierici minori”.

Un paragrafo del libro è significativamente intitolato “Spirituali e mistici contro la medicina” specialmente a proposito della sofferenza: esaltata dal clero ed al contrario alleviata da medici e farmacisti. Una teologia masochista del dolore fu per millenni propagandata dal clero sulla base di un’asserita concezione della malattia come un bene spirituale frutto della divina provvidenza.

Comunque, ancora oggi, giornali e radio cattoliche sostengono tali nefaste teorie!

Per secoli la Chiesa ha predicato “il rifiuto dell’igiene come mezzo di mortificazione” con ciò favorendo la diffusione di ogni sorta di epidemie. Per quanto riguarda la vaccinazione antivaiolosa, secondo l’Autore, sarebbe stata accolta favorevolmente dalla Chiesa ovunque tranne che in Francia: “cattiva volontà, finanche la malafede è palese”.

Il testo dedica un paragrafo ai “medici atei militanti” in cui, pur omettendo i fondamentali studi del medico agnostico premio Nobel Camillo Golgi, si nota come l’evoluzione degli studi sul cervello ha contribuito molto a diffondere l’ateismo fra i medici.

Le prepotenze e le negligenze delle suore ospedaliere sono trattate nel libro con precisi riferimenti bibliografici e citazioni da scritti medici ottocenteschi. In conclusione il testo riconferma il ruolo storico anti-scientifico del clero cattolico e della sua dottrina tradizionale.

Pierino Giovanni Marazzani, gennaio 2018

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Paolo Cendon
L’orco in canonica
(una ragazza esce dal buco del passato)
Marsilio Editore, Venezia, 2016, pagine 302, euro 17,50

Testo di saggistica narrativa su un misfatto clericale realmente avvenuto in una parrocchia del Veneto.

Un prete stuprò una bimba di soli 8 anni reiterando l’abuso per qualche anno. Lo scandalo esplose solo dopo che, una volta raggiunta l’età adulta, la vittima ebbe il coraggio di denunciare e fare arrestare il sacerdote pedofilo.

Similmente ad altri casi analoghi il maniaco in tonaca girò pure un video, poi sparito, in cui la ragazzina fu obbligata a farsi riprendere seminuda con un altro ragazzo.

I famosi “ritiri spirituali”, tanto decantati dalla Chiesa, in questo caso si rilevano anche occasioni per attività erotiche varie.

Il testo riconferma l’abitudine di molti preti di travestirsi da persone qualunque, in barba al loro stesso codice di diritto canonico, in occasione delle loro scappatelle amorose. Infatti questo prete fu a lungo pedinato dalla polizia onde verificare la veridicità delle accuse sulla sua condotta immorale.

Agli atti figurano anche inequivocabili intercettazioni telefoniche di carattere erotico.

Pierino Marazzani gennaio 2018

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Giuseppe Sircana
Nel cuore rosso di Roma
(Il Celio e la Casa del Popolo – Lotte sociali, politica e cultura 1906-1926)
Ediesse, Roma, 2016, pagine 157, euro 13,00

Saggio storico, ricco di foto e riproduzioni di manifesti e volantini d’epoca, corredato da Indice dei nomi e Appendice con documenti che testimoniano l’importanza della Casa del Popolo di Roma.

Nel suo grande salone si tennero vari congressi nazionali politico-sindacali e uno degli ultimi liberi comizi prima della loro totale soppressione con le leggi liberticide del 1926, pienamente approvate anche dal Vaticano e dall’Osservatore Romano.

Giorgio Amendola (1907-1980) ricorda quello ivi tenuto nel 1926 da suo padre Giovanni (1882-1926) in alcune commoventi pagine inserite verso la fine del libro: “Comizio del Comitato delle Opposizioni per la libertà di stampa nei ricordi di Giorgio Amendola, 5 aprile 1925”.

Nella presentazione del testo si ricorda come le Case del Popolo furono il contraltare “dei luoghi di aggregazione di tipo religioso come le parrocchie” ed in particolare a Roma “avrebbero dovuto porsi in contrapposizione ai centri del potere: il Quirinale, Montecitorio e il Vaticano”.

Paolo Orano (1875-1945), fratello di Domenico Orano (1873-1918) l’autore del libro che raccoglie i verbali dei condannati a morte dall’Inquisizione Romana, partecipò come oratore al comizio del 1 maggio 1905 in cui fu lanciata la sottoscrizione per erigere la Casa del Popolo di Roma. Paolo Orano è ricordato anche come redattore di vari scritti anticattolici tra cui “Il problema del cristianesimo”.

La Casa del Popolo di Roma fu inaugurata nel 1906 con un discorso anticlericale di Enrico Ferri, direttore dell’ “Avanti!”:

“Alla Casa del prete, alla Casa del militare, succede la Casa del Popolo (…) La Chiesa è divenuta strumento di dominio politico e sociale perché il prete prostituisce la fede del credente, e la suggestiona onde si renda prono sotto i suoi sfruttatori e si aggreghi al carro dell’eterna schiavitù (…) In questa vecchia Roma, nella quale si sono alleati i papi e il militarismo, la nostra casa si affermerà solidamente per la propaganda delle nuove idee”.

La Casa del Popolo divenne sede dell’Università proletaria romana vista “con sospetto” anche “dagli ambienti cattolici” poiché vi si impartiva un “educazione essenzialmente ricreativa, laica”.

Nel testo si ricorda anche un intervento pubblicato nel 1906 a cura del segretario della Camera del Lavoro di Roma Romolo Sabbatini in cui si invitava alla lotta contro il “parassitismo”, termine all’epoca usato spesso anche per criticare il clero e i suoi grandi privilegi.

Pierino Marazzani, maggio 2018

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Eraldo Giulianelli
Maledetta Eva
Tempesta editore, Roma, 2016, pagine 263, euro 16,00

Ampio e ben documentato libro che dimostra l’azione calunniosa e diffamatoria svolta contro le donne da teologi, santi, papi, concilii ecc.

Ogni sorta di diceria e superstizione fideistica fu usata per giustificare millenni di discriminazioni e persecuzioni tali da ghettizzare la donna in ambito casalingo e conventuale, negandone pervicacemente quasi ogni diritto!

In particolare l’accesso alle università fu negato anche alle donne più colte e studiose fino al secolo XIX!

Non mancano interessanti spunti satirici come quelli tratti da una lettera di Giacomo Leopardi nella quale si ironizza sul cardinal Malvasia e sul cardinal Brancadoro.

Il testo tratta anche di un dei maggiori crimini della storia della Chiesa cattolica: la castrazione dei maschietti in età prepuberale per farne dei sopranisti da utilizzare in cori chiesastici in cui era proibito il canto femminile. Comunque è bene precisare che tale mostruosa nequizia fu tollerata solo nel Regno di Napoli e nello Stato della Chiesa, in tutti gli altri Stati preunitari italiani fu sempre proibita.

Un ampio capitolo è dedicato alla caccia alle streghe che sterminò migliaia di donne in tutta Europa, sia ad opera della Santa Inquisizione sia per ordine di autorità civili filo-clericali, spesso ancora più fanatiche e spietate di certi crudeli frati inquisitori.

Il testo cita molti “Testimoni di accusa” a sostegno delle sue affermazioni tra i quali basti citare Guicciardini e Salvemini. Si contesta anche il dogma di Maria Vergine citando i vangeli apocrifi che ne affermano le plurime figliolanze.

La sua gloria postuma sarebbe stata inventata da astuti vescovi come quello di Milano, sant’Ambrogio.

Unica grave dimenticanza: il vescovo di Firenze sant’Antonino che scrisse una lista di insulti contro la donna in ordine alfabetico dalla A alla Z.

Pierino Marazzani, giugno 2018