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Il Protestantesimo di lingua italiana nella Svizzera

AUTORI VARI (a cura di Emidio Campi e Giuseppe La Torre)

Il Protestantesimo di lingua italiana nella Svizzera

CLAUDIANA EDITORE, Torino, 2000, pagine 185, euro 15,49

In copertina vi è un’eloquente immagine della deportazione dei protestanti di Locarno, obbligati ad andare esuli nei cantoni svizzeri in cui erano tollerati. Al contrario dei valdesi del Piemonte per loro fu un viaggio senza ritorno.

Questo libro ci informa in modo rigoroso e ben documentato su due avvenimenti rarissimi nella storia della chiesa: una pubblica disputa teologica tra alcune donne ed un nunzio apostolico e la cacciata di un parroco approvata da un’assemblea di donne della sua parrocchia. Entrambi questi eventi accadono nel ‘500 in due cantoni diversi della Svizzera italiana.

Nel primo l’accaduto si inquadra nelle persecuzioni contro i fedeli di religione riformata che, per loro disgrazia, abitavano nei cantoni a maggioranza cattolica. Nella ridente cittadina di Locarno si era costituita una colta e attiva comunità di protestanti, in parte del luogo ed in parte profughi fuggiti dall’Italia per salvarsi dall’Inquisizione, la quale fu obbligata, pena la morte, ad emigrare in toto nei cantoni protestanti oppure ad abiurare. Ma, prima di andare in esilio, alcune donne ebbero il tempo di discutere con il clero presentando le loro idee così come risulta dall’illustrazione riportata nell’appendice iconografica del testo. Da questa immagine contemporanea agli avvenimenti risulta un fatto che ha dell’incredibile per l’epoca: tre donne disputano con un vescovo cattolico inviato apposta da Roma per sopprimere la loro comunità.

La seconda notizia inerente alla tematica dell’emancipazione femminile è relativa alle modalità della cacciata del parroco di Soglio in Val Bregaglia, deliberata da un’assemblea di donne. Ne segue l’adesione del paese alla Riforma la quale, contestando l’autorità del clero cattolico, indirettamente favorì una maggior presa di coscienza da parte di settori tradizionalmente oppressi della società, tra cui vi erano sicuramente le donne. La spietata repressione del protestantesimo nelle valli alpine di lingua italiana site a nord della Lombardia si concretizzò nello spaventoso “sacro macello” di circa 600 dissidenti religiosi valtellinesi avvenuto nel 1620, nel rogo del pastore di Morbegno Francesco Cellario, sequestrato a tradimento in Val Chiavenna, deportato a Roma e ivi arso come eretico impenitente, nel rogo di centinaia di libri sospetti di eterodossia e nell’arresto di numerose persone che li detenevano.

Una fitta rete di spie controllava chiunque venisse dai cantoni protestanti: bastava una parola, un gesto, il mangiar carne di venerdì per finire arrestati dall’Inquisizione. Nell’opera di repressione capillare si distinse l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo che fu zelante nel bruciare streghe e libri ereticali in queste valli: dalle sue relazioni risulta chiaramente l’ignoranza dei parroci, dediti spesso ad ogni tipo di vizio e zelanti solo nel godere le loro rendite parassitarie alle spalle del popolo locale.

Un nuovo tentativo di diffusione del protestantesimo nel canton Ticino avvenne nel secolo XIX: il clero cattolico aizzò le plebi fanatiche contro i pastori evangelici che spesso furono picchiati, insultati e minacciati. Tutti i protestanti subirono pesanti ricatti, pestaggi, calunnie etc. tanto che la diffusione del protestantesimo fu bloccata.

Nel testo non mancano spunti di storia dell’ateismo e dell’anticlericalismo, come nel caso di Giovanni Francesco Salvemini, costretto a fuggire in Svizzera nel 1737, o dei radicali ticinesi che “fanno costì guerra alla confessione cattolica”. Infine è da rilevare la figura di Giovanni Florio, traduttore ed importante letterato dell’Inghilterra elisabettiana, figlio di un ex-frate toscano sfuggito per poco alla condanna a morte da parte dell’Inquisizione, che divenne pastore protestante in Val Bregaglia. Ebbene, Giovanni Florio ebbe stretti rapporti con Giordano Bruno durante il suo esilio in Inghilterra ed è citato nelle sue opere.

Piero Marazzani, aprile 2002