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L’invenzione di Dio

Gianni Grana

L’invenzione di Dio (Volume primo)

(Storia e critica delle ascesi mistiche, delle mitologie religiose dogmatiche, delle arcaiche chiese sopravviventi)

SET UP EDIZIONI, Roma, 2000, pagine 655. Per il prezzo contattare direttamente l’editore allo 06/9059258, altre utili informazioni sul sito Internet www.giannigrana.it .

E’ il primo di una serie di 4 volumi che spaziano dalle antiche civiltà dell’oriente alla cultura moderna. Purtroppo, a causa della morte dell’autore, erano disponibili solo i primi tre volumi ma ora, grazie agli eredi, è disponibile anche il quarto ed ultimo.

Siamo in presenza di un ardito progetto culturale volto a contestare gli “arcaici sistemi mito-religiosi”, cioè le principali religioni ed in particolare la “più nefasta tradizione di violenza e di potere assoluto, quella ecclesiastica cattolica”. L’impegnativa ricerca di ridiscussione teorica e storica è interamente costruita su libri dei maggiori specialisti in storia delle religioni e di altri studiosi della materia: tra i tanti segnalo Emile Durkheim, figlio di un rabbino, passato all’ebraism al libero pensiero professandosi razionalista ateo.

Si contesta innanzitutto l’innatismo dell’idea di Dio e che la religione sia una caratteristica naturalmente connessa all’uomo, presentando numerosi esempi tratti dagli stessi scritti dei missionari. L’autore attacca la cecità e protervia ecclesiastica difendendo la “positiva intelligenza dei primitivi, giustamente incredula e diffidente degli inverosimili garbugli della dogmatica cattolica”. Le religioni si sono basate quasi sempre su pratiche magico-superstiziose il cui terreno di coltura era l’ignoranza e l’analfabetismo. Tale arcaica magia operativa, tesa all’efficacia mito-rituale, è poi degenerata nelle religioni teistiche: gli esperti in queste pratiche si sono col tempo organizzati in caste clericali inventandosi elaborate teologie.

Per consolidare il loro monopolio i sacerdoti si sono appoggiati al potere politico: da qui la deificazione dei sovrani il cui tipico esempio si rileva nell’Egitto faraonico. Il cristianesimo non è altro che una sacra leggenda che rielabora pregresse storie mito-rituali: la credenza del dio-padre è ripresa da antihi culti pastorali mentre quella della Madonna è derivata da culti agricoli che adoravano la madre-terra. La dottrina dell’oltremondo è attinta dai persiani, gli angeli e i demoni sono presi dai babilonesi, la credenza nella regalità divina viene dall’Egitto, il mito del “redentore” appartiene al tema universale e pre-cristiano dell’eroe e del salvatore che, benché divorato da un mostro e dato per morto, torna di nuovo ad apparite in modo miracoloso.

Comunque, secondo l’autore, l’immaginazione teologica cristiana è più povera e a un tempo più artificiosa dei modelli classici ereditati: è una “mitologia goffa” frutto di una mentalità autoritaria e repressiva caratterizzata da un sistema premiale ma soprattutto penale efferato e totalitario. A ciò si sommano dogmi e credenze derivanti talora da errori di traduzione dei passi biblici.

Le religioni monoteiste si fondano su una tipica follia visionaria, una specie di delirio compensativo da rovesciamento, che universalizza l’impotenza e lo scacco dell’uomo in proiezioni illusorie e inventa déi ad uso e consumo di un popolo speranzoso in un avvenire che compensi il miserabile presente. E’ ovvio, poi, che i mistici delle diverse fedi vedono ciascuno delle apparizioni-allucinazioni rigorosamente relative alla propria religione. Perché mai, si chiede l’autore, un mistico cristiano vede solo visioni cristiane e non quelle, per esempio, di un buddista? La risposta è evidente, tali visioni non sono altro che creazioni ex-novo del cervello dei singoli uomini.

Le tendenze religiose non sono un fatto generalizzato né vi è alcun bisogno di una casta sacerdotale per diffonderle. In conclusione la religione non è altro che la forma-sostanza di culture remote che, molto probabilmente, senza il cristianesimo si sarebbe esaurita nel mondo antico con enormi benefici culturali e umani per l’evolversi del mondo civile.

Piero Marazzani, aprile 2002