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La politica culturale del fascismo fu in gran parte succube ai voleri del Vaticano

La prova più evidente si ebbe a proposito dell’Enciclopedia Treccani
dove alcuni gesuiti non si limitarono a compilare le voci relative a
santi, liturgie e simili ma attuarono interventi “sempre più insinuanti e
minacciosi…una copia delle bozze, di tutte le bozze, era sottoposta alla
amichevole lettura di un padre gesuita…Le note e correzioni di Tacchi
Venturi una volta invasero anche il regno delle foche, mutando un
ereticale “viva intelligenza” ad esse attribuita in una più innocente
“svegliatezza d’istinti”…Gentile, il quale se fosse vivo, potrebbe certo
raccontarci interessanti ed esilaranti cose su quella censura” (1).
Anche le voci “Brasile”, “Giansenismo” “Priscilliano” “Educazione”
furono censurate dai gesuiti:
“Gentile resisteva o cedeva, a seconda delle circostanze, cercando di
conciliare il pensiero libero e i rapporti con la santa sede. In alcuni
casi le voci furono materia di negoziati diplomatici e divennero un
mosaico di affermazioni che si contraddicevano a vicenda” (2).
La devastazione con rogo di libri e materiale vario contro la sede
dell’Associazione del Libero Pensiero Giordano Bruno di Roma,
perpetrata dai fascisti nel 1924, resta la prova più evidente della loro
volontà di fare un regime totalitario filoclericale: si riuscì solo a
salvare la grande statua di Giordano Bruno in piazza Campo dei Fiori
a Roma, trasformando il filosofo nolano in antesignano della filosofia
nazionale italiana.
Anche la nostra associazione fu quindi soppressa nel 1925 in quanto il
Libero Pensiero è ovviamente incompatibile con qualsiasi forma di
totalitarismo!
Nella recente raccolta delle lettere di Pasolini edita da Garzanti è
riportato un suo drastico giudizio sulla vita culturale italiana di quegli
anni: “Il clerico-fascismo era effettivamente una realtà culturale
italiana”.
1) Sergio Romano, Giovanni Gentile, Bompiani, Milano,1990, p.234
2) Ibidem, p.235